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Commissione Banche, Sibilia (M5S): “Casini è lì per garantire un sistema politico che fa comodo ai banchieri”

Questa mattina è stato approvato il regolamento della commissione d’inchiesta sul sistema bancario, che conferisce al presidente Pierferdinando Casini il diritto di decidere sull’ammissibilità delle domande dei commissari. Protestano le opposizioni, in testa il Movimento 5 Stelle. Intervistato da Fanpage.it, l’onorevole Carlo Sibilia spiega: “Sostanzialmente in questo modo il presidente finisce per diventare plenipotenziario e potrà decidere di non ammettere qualsiasi domanda non gli stia bene”.
A cura di Charlotte Matteini
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La commissione parlamentare d'inchiesta sulle banche continua a far discutere. A poco più di una settimana di distanza dall'elezione di Pierferdinando Casini a presidente dell'organismo di controllo sul sistema bancario, elezione che ha provocato un'accesissima polemica a causa di alcune dichiarazioni sulla presunta inutilità della commissione rese a suo tempo dallo stesso Casini che ora la presiede, la bicamerale d'inchiesta appena istituita torna nuovamente al centro dello dibattito pubblico e politico. Pietra dello scandalo, questa volta, è il regolamento interno che disciplinerà il funzionamento della commissione, approvato stamane. In particolare, a provocare le accese proteste delle opposizioni è il punto 14 comma 3, che recita: "Le domande sono rivolte ai testimoni, o alle persone ascoltate nella forma della libera audizione, dal Presidente ovvero dai singoli componenti della Commissione nell'ordine e nei modi fissati dal Presidente, che ne valuta l'ammissibilità".

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In parole povere? Sostanzialmente questo puntuale comma del regolamento, ripreso da altri regolamenti interni già esistenti in altre commissioni bicamerali d'inchiesta, conferisce al presidente dell'organismo il diritto di giudicare l'ammissibilità delle domande che i commissari vorranno fare a testimoni e auditi, dandogli dunque una sorta di "potere di veto". Raggiunto da Fanpage.it, l'onorevole Carlo Sibilia, capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Banche, ci spiega più nel dettaglio le problematiche che potrebbero scaturire da questo approccio procedurale.

On. Sibilia, questa mattina è stato approvato il regolamento interno della commissione Banche che prevede, in particolare, la facoltà per il neopresidente Casini di ammettere o meno le domande dei commissari a testimoni e auditi. Qual è la posizione del Movimento 5 Stelle?

Diciamo che questa è una dicitura che appare all'articolo 14 comma 3 della bozza di regolamento, che riprende altri regolamenti di altre commissioni d'inchiesta simili. Noi avevamo proposto di cancellarlo, e le opposizioni erano tutte concordi con la nostra posizione – da Fratelli d'Italia, a Sinistra Italiana, credo anche la Lega – invece alla fine è stato approvato. Sostanzialmente in questo modo il presidente finisce per diventare plenipotenziario, cioè se io un giorno volessi porre una domanda a un testimone, il presidente nelle sue facoltà potrà renderla inammissibile.

E questo cosa implica?

Comporta un'eccessiva concentrazione di poteri nelle mani del presidente, che dunque potrà decidere di non ammettere qualsiasi domanda non gli stia bene. Noi poi in commissione abbiamo delle fasi di audizione che hanno un tipo di trattamento e poi quelle di testimonianza, che sono diverse, hanno una fase giudiziaria, quasi come fosse un procedimento in tribunale e dunque il testimone è come se fosse un vero e proprio teste durante un processo. Se al presidente viene permesso di arrogarsi il diritto di decidere sull'ammissibilità delle domande, questo è un grosso problema perché comunque rimaniamo nell'ambito della politica, non siamo nelle mani di un giudice terzo. 

Questo va ad aggiungersi inoltre al fatto che Casini, ai tempi della votazione per l'istituzione di questa commissione che ora presiede, dichiarò di reputarla "un cedere continuo alla demagogia e alla propaganda"

Sì, l'abbiamo denunciato anche noi. Lo stesso presidente che dimostrò di non avere fiducia nell'istituzione di questa commissione e che tantomeno ha mai cercato questo incarico, come ribadito da lui stesso, evidentemente gliel'hanno affibbiato per migliaia di motivi ed è evidente che è di tutta rilevanza la questione che esiste la necessità di garantire un sistema. Casini è lì per garantire un sistema politico e bancario che camminano a braccetto. Oltre a questo, però, c'è un altro fatto interessante che andrebbe approfondito…

Quale?

Al di là delle questione dell'ammissibilità delle domande – perché la prima obiezione che faranno è che questo specifico punto contestato è presente nei regolamenti di tutte le commissioni d'inchiesta simili, e ok, facciamola passare perché magari fa parte del gioco politico anche se è di tutta evidenza che sia un fatto anacronistico – c'è invece un passaggio dello stesso regolamento nel quale si stabilisce il criterio di secretazione degli atti.

In cosa consiste?

Questa facoltà viene lasciata all'Ufficio di Presidenza, che potrà decidere come procedere. Nell'ufficio di Presidenza il Movimento 5 Stelle è stato – colpevolmente, aggiungerei io – tenuto escluso dalle altre parti politiche – e non esiste nessun Paese al Mondo in cui nelle commissioni d'inchiesta si tenga fuori il maggior partito d'opposizione se non il primo partito d'Italia. Noi avevamo presentato un emendamento nel quale chiedevamo che l'Ufficio di Presidenza venisse allargato anche ai rappresentanti dei gruppi. A onor del vero, il presidente Casini aveva espresso parere favorevole, ma la maggioranza del Pd l'ha bocciato lo stesso. C'è un'intenzione chiara della maggioranza, che vuole tenere tutto ben nascosto e insabbiato.

La commissione indagherà su Etruria…

Ma soprattutto su Monte dei Paschi di Siena, il più grande scandalo degli ultimi anni rimasto ancora senza responsabile, ed è di tutta evidenza che il Partito Democratico è coinvolto. Ripeto, non siamo tra galantuomini – al di là degli uomini in sé, non siamo tra forze politiche terze – e purtroppo ci sono delle forze politiche che, camminando a braccetto con il potere bancario, hanno dei conflitti d'interesse grossi come una casa e se quelle sono le stesse forze politiche che poi disapprovano emendamenti del genere nonostante il presidente fosse favorevole all'approvazione, allora significa che siamo al cospetto di un muro quasi invalicabile. 

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