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Cannabis, Perduca: “Se vince il referendum si crea un mercato e si combatte meglio il narcotraffico”

“Ci sarebbe un doppio guadagno: si crea un settore di business e si sbloccano delle risorse per fare un lavoro di tipo diverso, concentrato sul narcotraffico internazionale. La legge finora ha fatto moltissimi danni per persone che non hanno fatto altro che coltivare delle piante e farne uso personale. Il problema non sono loro”: lo ha detto in un’intervista con Fanpage.it Marco Perduca, membro dell’Associazione Coscioni e presidente del comitato promotore che ha appena lanciato una raccolta firme per un referendum volto a depenalizzare la coltivazione l’uso personale di cannabis.
A cura di Annalisa Girardi
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Sono già state raccolte oltre 100 mila firme per il referendum sulla depenalizzazione della cannabis, lanciato sabato scorso. Un risultato impressionante, anche contando che i tempi sono strettissimi: c'è infatti tempo solo fino al 30 settembre per depositare la propria firma (ne servono 500 mila), esclusivamente online. Ma qual è l'obiettivo di questa campagna? E in cosa si differenzia dal testo base sulla cannabis approvato la scorsa settimana in commissione a Montecitorio? Abbiamo fatto il punto con Marco Perduca, esponente dell'Associazione Coscioni e presidente del comitato promotore del referendum.

"Quella sulla cannabis è una legge che ha fatto moltissimi danni alle persone"

"Stiamo ancora facendo i conti, ma possiamo dire che siamo a 10 mila firme all'ora", ci ha spiegato. "Il referendum vuole cancellare tutte le sanzioni penali per la coltivazione e per l'uso personale della cannabis. In aggiunta a togliere il carcere abbiamo cancellato la sanzione amministrativa più pesante che c'è sulle droghe, che è la sospensione della patente (che chiaramente non vuol dire che se uno guida in stato di alterazione non prende una multa, questo è un altro reato). Se noi vincessimo il referendum, la coltivazione e l'uso personale non avrebbero più alcun motivo di far entrare qualcuno nel circuito penale", ha aggiunto.

Perduca quindi ha ribadito che la grande novità sarebbe la cancellazione del carcere. "Secondo noi questo è il minimo che si potesse pretendere di porre nel referendum, rispetto a una legge complicatissima che però ha fatto moltissimi danni per persone che non hanno fatto altro che coltivare e fumare. Perché poi il problema non sono i piccoli, ma i grandi narcotrafficanti", ha sottolineato. Precisando poi che modificando in questo senso il testo unico "si andrebbe ad alleviare l'amministrazione della giustizia di cose che sono piccole, ma che comunque fanno aprire un fascicolo". Senza contare, ha proseguito, che forse la giustizia italiana presenta così tante problematiche proprio"a causa di questo aggravio di lavoro completamente inutile, perché nessuno fa male alla salute pubblica o all'ordine pubblico, che sono i due motivi per cui le droghe sono sotto controllo".

I vantaggi della depenalizzazione

Insomma, depenalizzare avrebbe una serie di vantaggi immediati, in primis quello di sollevare i tribunali da un carico di lavoro per fatti di piccola entità che impegna però quotidianamente moltissime persone. E magari permettere alle forze dell'ordine di concentrare gli sforzi sulle grandi reti del traffico di droga: "Si darebbe il messaggio che, come dice anche spesso la Direzione nazionale Antimafia, è molto meglio concentrarsi sul grande narcotraffico internazionale. Spostare qui attenzione e risorse in modo da essere più efficaci contro le mafie e la criminalità organizzata che hanno un regime di monopolio e oligopolio, ad esempio nell'importazione dall'America latina e nella distribuzione in tutta Europa", ha spiegato Perduca. Per poi ribadire: "Ci sarebbe un doppio guadagno: si crea un settore di business e si sbloccano delle risorse per fare un lavoro di tipo diverso, più dettagliato".

Un esempio da tenere a mente è quello del Colorado: "Noi nel 2016 presentammo un disegno di legge che faceva tesoro dell'esperienza del Colorado, che aveva da poco legalizzato e spostato in questo modo dall'illegalità alla legalità qualcosa che in Italia si calcola possa valere intorno agli 8 – 10 miliardi di euro. Tra coltivazione, distribuzione, trasporto e vendita è un settore che interessa molte persone". La creazione di un mercato di questo tipo però non ha aumentato i consumi, che è ciò che spesso temono coloro che sono contrari. Anzi: "Il Colorado nel giro di pochi anni confermava dei dati che rappresentano ciò che gli antiprobizionisti dicono da 60 anni: se si regolamenta, si contiene il fenomeno".

Le differenze con il testo base approvato in commissione

La raccolta firme per il referendum arriva pochi giorni dopo l‘approvazione in commissione Giustizia alla Camera del testo base sulla cannabis. Il quesito del referendum e la proposta di legge, però,  si differenziano in diversi punti."Il testo base si concentra su un'eventuale regolamentazione della coltivazione di quattro piante. Non si tolgono semplicemente le pene, ma si dice quante piante si possono coltivare, di che tipo e dove acquistarle. Si creerebbe un vero e proprio settore di mercato. Inoltre la legge aumenta le pene anche per il piccolo spaccio, mentre le diminuisce per i fatti di lieve entità", ha precisato Perduca, sottolineando quindi la diversità rispetto alla proposta che il referendum vuole portare avanti. Quindi ha concluso: "Il Parlamento se riesce vada pure avanti come ritiene opportuno, e tutto quello che ne uscirà è benvenuto. Ma non tocca quello che secondo noi è il grande problema delle droghe, cioè la galera, una punizione per chi non fa altro che coltivare delle piante e farne uso".

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