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Brexit, come è cambiato il Parlamento europeo: redistribuzione dei seggi e nuovi equilibri politici

Dopo la Brexit il Parlamento europeo passerà da 751 deputati a 705. Dei 73 seggi occupati in precedenza dal Regno Unito alcuni saranno redistribuiti tra gli Stati membri mentre altri resteranno in riserva per ulteriori allargamenti. Alcuni Paesi guadagneranno qualche rappresentante in Europa, mentre per altri questi rimarranno invariati: nessuno Stato membro, ad ogni modo, andrà a perdere europarlamentari. Andiamo quindi a vedere la nuova composizione del Parlamento europeo e i rinnovati equilibri tra le forze politiche.
A cura di Annalisa Girardi
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Con l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea i seggi in precedenza occupati dagli eurodeputati britannici a Strasburgo sono rimasti vuoti. A partire dal 1° febbraio 2020 con la Brexit è quindi cambiato il numero degli scranni nell'Europarlamento, così come la distribuzione di questi per ciascuno Stato Membro. Alcuni dei posti lasciati vacanti dai britannici sono già stati occupati: dei 73 seggi un tempo appartenuti a Londra, infatti, 27 sono stati ridistribuiti tra vari Paesi dell'Unione, mentre altri 46 saranno tenuti in riserva per futuri allargamenti. Al momento, quindi, invece dei 751 deputati precedenti al ritiro del Regno Unito dall'Ue, ce ne saranno 705. Alcuni Paesi guadagneranno qualche rappresentante in Europa, mentre per altri questi rimarranno invariati: nessuno Stato membro, ad ogni modo, andrà a perdere europarlamentari. Andiamo quindi a vedere la nuova composizione del Parlamento europeo e i rinnovati equilibri tra le forze politiche.

Tutti i nuovo eurodeputati sono stati eletti nelle elezioni dello scorso maggio. Mentre alcuni nomi sono già stati confermati, altri rimangono al momento in attesa di notifica. Come già indicato, dei seggi liberati dai britannici solo 27 sono stati ridistribuiti. Va ricordato anche che il numero di eurodeputati per Stato membro è proporzionale all'entità della popolazione e varia da un minimo di 6 a un massimo di 96 rappresentanti. "La ridistribuzione dei seggi assicura che nessun paese dell’Ue perda alcun deputato, mentre alcuni paesi guadagnano da uno a cinque seggi, per far fronte alla sotto-rappresentazione dovuta ai cambiamenti demografici. La nuova distribuzione tiene conto delle dimensioni della popolazione degli Stati membri e della necessità di un livello minimo di rappresentanza per quelli più piccoli.
Il principio di “proporzionalità degressiva” significa che i paesi più piccoli hanno meno deputati rispetto ai paesi più grandi, ma anche che i deputati di un paese più grande rappresentano più elettori, rispetto ai loro omologhi dei paesi più piccoli
", spiega Federico De Girolamo, addetto stampa del Parlamento europeo.

I Paesi che avranno eurodeputati in più con la Brexit

Vediamo quindi quali sono i Paesi che aumenteranno il proprio numero di eurodeputati. Al momento la Germania occupa il numero più alto di seggi per Paese nel Parlamento europeo con 96 parlamentari: essendo questo il numero massimo di rappresentanti che ogni Stato membro può avere, Berlino non vedrà cambiare il proprio numero di scranni. Al secondo posto troviamo la Francia che con la Brexit andrà invece a guadagnare cinque seggi, passando da 74 a 79 eurodeputati. Viene quindi il turno dell'Italia, terzo Paese nell'Europarlamento: gli europarlamentari italiani passeranno da essere 73 a 76. Anche la Spagna vedrà la propria rappresentanza aumentare a Strasburgo: ci saranno infatti cinque eurodeputati in più per Madrid, che arriverà ad avere 59 seggi. Sono questi i Paesi con il maggior peso nell'Europarlamento: i rapporti di forza, di fatto, non sono cambiati con la redistribuzione di alcuni scranni dopo la Brexit.

Per quanto riguarda gli altri Paesi membri, i Paesi Bassi guadagnano tre seggi, mentre l'Irlanda ne aggiunge due. Polonia, Romania, Svezia, Austria, Danimarca, Slovacchia, Finlandia, Croazia ed Estonia invieranno tutti un parlamentare in più in Europa. Il numero di rappresentanti di Belgio, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Portogallo, Bulgaria, Lituania, Lettonia, Slovenia, Cipro, Lussemburgo e Malta è rimasto invece invariato.

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Come cambiano gli equilibri politici nell'Europarlamento

Come abbiamo visto, il sistema di proporzionalità che tiene conto del peso di ogni Paese all'interno delle istituzioni europee di fatto non cambia. Cosa succede invece per l'equilibrio tra le forze politiche presenti? Il gruppo dei popolari guadagna cinque eurodeputati in più con la redistribuzione dei seggi lasciati vuoti dal Regno Unito, i socialisti ne avranno invece sei in meno e i liberali perderanno 11 seggi. Facciamo chiarezza: dei 27 seggi che saranno riassegnati, cinque andranno al Partito Popolare europeo, quattro al Partito Socialista europeo che però perderà in totale 10 eurodeputati e quindi ne potrà contare sei in meno tra le sue fila. Anche i liberali di Renew Europe perderanno molti scranni con la Brexit: il gruppo politico conterà 17 eurodeputati in meno, ma si vedrà poi attribuiti altri sei seggi. Altri tre andranno al gruppo Identità e Democrazia, di cui fa parte la Lega. I Verdi avranno sette seggi in meno, i conservatori di Ecr se ne vedranno tolti tre e la sinistra della Gue ne perderà uno.

I tre italiani ripescati dalle scorse elezioni europee che andranno ora ad occupare un seggio a Strasburgo sono Vincenzo Sofo , della Lega che entrerà a far parte del gruppo sovranisra Id, Sergio Berlato, di Fratelli d'Italia che si aggiungerà al gruppo conservatore Ecr, e Salvatore De Meo, che occuperà le fila dei popolari. Un altro italiano entrerà inoltre nell'Europarlamento, anche se non andrà ad occupare i banchi del nostro Paese: si tratta di Sandro Gozi, ex sottosegretario agli Affari europei durante il governo di Matteo Renzi, ed eletto in Francia con il gruppo iberaldemocratico Renew. In precedenza Gozi era consulente del primo ministro francese, Edouard Philippe.

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