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Biotestamento, 27 sindaci chiedono l’approvazione: “Ascoltare speranze e attese dei cittadini”

Ventisette sindaci chiedono, con un appello promosso dall’associazione Luca Coscioni, l’approvazione della legge sul testamento biologico, già passato alla Camera e ora fermo al Senato. L’appello dei sindaci segue quello firmato da alcuni senatori a vita.
A cura di Maurizia Marcoaldi
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Biotestamento

Sono 27, per ora, i sindaci che hanno firmato un appello, promosso dall’associazione Luca Coscioni, per richiedere l’approvazione della legge del testamento biologico, da oltre cinque mesi ferma al Senato con 3mila emendamenti che ne bloccano l’iter. La legge era stata approvata alla Camera lo scorso aprile e sarebbe dovuta arrivare in Aula a giugno, per poi slittare a luglio e infine a settembre.

Nei giorni scorsi era stato diffuso l’appello dei senatori a vita Carlo Rubbia, Elena Cattaneo, Renzo Piano e Mario Monti che avevano cercato di riportare l’attenzione sulla legge bloccata alla Commissione Sanità del Senato.

Nell’appello dei sindaci si legge: “Noi sindaci sottoscritti, per scongiurare un nuovo passaggio alla Camera che ne impedirebbe nei fatti l'approvazione definitiva, chiediamo che il Disegno di Legge sul ‘consenso informato e le disposizioni anticipate di trattamento' sia trasmesso in Aula per il voto senza ulteriori modificazioni, al fine di non lasciare senza risposta le attese e le speranze di tanti cittadini”.

I primi cittadini che hanno sottoscritto il documento sono di diversi partiti politici, da Virginia Raggi a Luigi de Magistris, da Giuseppe Sala a Chiara Appendino, da Federico Pizzarotti a Leoluca Orlando.

Attualmente in Italia non c’è una regolamentazione chiara in merito sul fine-vita e in molti scelgono la Svizzera per mettere in pratica la loro volontà. Per la presidente della Commissione Sanità del Senato, la dem Emilia Grazia De Biasi, la prossima settimana sarà quella decisiva per la sorte della legge sul Biotestamento.

Marco Cappato, tesoriere Associazione Luca Coscioni, in una nota attacca proprio De Biasi: “Viviamo una situazione di stallo dovuta alle responsabilità della relatrice, la presidente De Biasi, che se si fosse dimessa a giugno quando la situazione attuale era già ben delineata, a quest'ora staremmo già votando”. Per poi aggiungere: “Finora ha promesso di farlo già in sette occasioni, se riuscisse a farlo realmente potremmo essere finalmente testimoni di una svolta significativa. Ogni giorno che passa è un giorno perso, visto che siamo a fine legislatura e la legge è finita vittima delle esigenze delle coalizioni e delle correnti interne dei partiti". Quello che chiede Cappato sono le dimissioni di De Biasi in modo che la legge senza mandato del relatore passi direttamente al giudizio dell’Aula.

Questa la nota sul sito dell’associazione: “Visti i ritardi accumulati finora al Senato, dove la legge è paralizzata dell’ostruzionismo in Commissione Sanità, c’è un’unica strada procedurale per ottenere che non siano buttati via anche questi 5 anni di lavoro: La Presidente Emilia Grazie De Biasi dovrebbe dimettersi da relatrice e i Capigruppo trasmettere il provvedimento direttamente all’aula senza relatore, in modo che ciascun Senatore si assuma finalmente le proprie responsabilità nell’approvare o respingere il testo senza modifiche. Trovare una maggioranza trasversale per far passare la legge è certamente possibile, visto anche il sostegno da parte dell’opinione pubblica. Non provarci nemmeno sarebbe da irresponsabili, innanzitutto da parte di quei partiti come Pd e M5S che hanno votato a favore alla Camera”.

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