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Il boss libico Bija a ‘L’Espresso’: “Se ho visto Minniti in Italia? Forse, non ricordo”

‘L’Espresso’ ha intervistato in esclusiva Bija, il boss libico accusato di essere un trafficante di esseri umani, che nel 2017 fu invitato dall’Oim per un viaggio in Italia, per trattare con le autorità e raggiungere un accordo per fermare i flussi migratori dalla Libia. Francesca Mannocchi gli ha domandato se ha incontrato durante la sua visita Minniti: “Non so, forse, non ricordo”, ha risposto.
A cura di Annalisa Cangemi
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"Ho ricevuto l'invito da Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) tramite la Guardia costiera che fa parte della Marina libica. Il viaggio non riguardava solo l'Italia ma anche Tunisi e la Spagna. È stato un viaggio molto fruttuoso, in Italia abbiamo cambiato posto ogni giorno, in Sicilia, a Roma, nel Lazio. È stato utile perché abbiamo visitato le navi dell'Operazione Sofia e della Guardia costiera italiana, il centro di accoglienza in Sicilia a Mineo". ‘L'Espresso', in edicola da domenica 27 ottobre, e già online sul sito, ha pubblicato in esclusiva l'intervista ad Abdul Rahman Milan detto ‘Bija', il noto boss libico accusato di essere un trafficante di essere umani, che è anche uno dei capi della guardia costiera libica.

Lo scorso 4 ottobre il quotidiano ‘Avvenire', ha pubblicato un articolo, firmato da Nello Scavo, giornalista minacciato con la collega Nancy Porsia e poi finito sotto scorta in seguito all'inchiesta, in cui veniva mostrata la fotografia un incontro segreto, avvenuto l'11 maggior 2017. In quell'occasione le autorità italiane e i libici portarono avanti le trattative per raggiungere un accordo, e fermare le partenze dei migranti dalla Libia. A quel meeting, che si è svolto al Cara di Mineo, in Sicilia, ha preso parte anche Bija, come si vede dall'immagine pubblicata da ‘Avvenire'. 

‘L'Espresso' indaga sul coinvolgimento dei membri del governo italiano di allora: "Abbiamo incontrato membri del Ministero dell'Interno", racconta Bija. "Non ricordo i nomi, non chiederli perché non ricordo. Siamo andati anche alla Guardia Costiera italiana, alla Croce Rossa Italiana, al Ministero della Giustizia italiano e poi siamo andati al Palazzo del Ministero dell'Interno stesso", ricorda Bija. Ad una domanda esplicita su eventuali incontri con l'allora ministro dell'Interno Marco Minniti, avvenuti durante la sua permanenza in Italia, risponde in modo confuso: "Non so, forse, non ricordo".

L'interrogazione parlamentare di Fratoianni

"Oggi con un'inchiesta che appare sul sito del quotidiano La Stampa, la vicenda del trafficante libico di esseri umani Bija in rapporto con le autorità italiane si arricchisce di ulteriori elementi che fanno capire con chi l'Italia ha avuto a che fare per molto tempo. Oggi veniamo a sapere, al di là delle sue esperienze nel traffico di migranti e prima di essere ospite con tutti gli onori in Italia, che le sue gesta erano già pubbliche: dall'antisemitismo e l'odio verso gli ebrei al saluto fascista insieme ad un altro di ‘cadetti' della cosiddetta Guardia Costiera Libica". Lo afferma Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana-Leu.

"Insomma un altro capitolo – prosegue il parlamentare di Leu – si aggiunge al rapporto opaco tra personaggi assolutamente poco raccomandabili e pezzi del nostro Stato.Come sono opachi alcuni progetti italiani ed Ue di rapporto con le milizie libiche, fiumi di soldi pubblici che evidentemente non sono stati utilizzati per salvare migranti in difficoltà ma solo ad ingrassare personaggi e gruppi di dubbia credibilità Per non parlare di soldi pubblici che vengono utilizzati in modo bizzarro (a che servono 80mila euro di ufficio stampa, se e' un progetto riservato e le carte sono segretate?). Troppe domande senza risposta, troppi misteri ed opacità, su cui chiameremo il governo a rispondere in Parlamento – conclude Fratoianni – Un'altra inchiesta che ci convince ancor di più della necessità di stracciare gli accordi sottoscritti dai governi precedenti con le milizie libiche".

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