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“Pochi lettori, il mercato non cresce”: l’Italia alla Fiera del Libro di Francoforte

Inizia oggi la Fiera del Libro di Francoforte, l’annuale appuntamento con l’editoria internazionale. Oltre cento paesi previsti, e fra questi, l’Italia: come ogni anno, in occasione dell’apertura della Buchmesse, l’Associazione Italiana Editori pubblica il “Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia”. Mercato digitale in crescita, qualche segno negativo in meno: ma è ancora un’editoria in ripresa.
A cura di Federica D'Alfonso
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La sessantasettesima edizione della Fiera del Libro di Francoforte si è aperta questa mattina, e fino a domenica ospiterà un gran numero di editori, giornalisti, bloggers, scrittori e traduttori, oltre che il pubblico, che come da tradizione, potrà entrare solo nel fine settimana. Fino a sabato infatti, la Buchmesse sarà frequentata soltanto dagli operatori del settore, in una serie di incontri, confronti e attività fra i 104 paesi previsti e gli oltre 7 mila espositori attesi. Questa edizione 2015 è stata inaugurata da un discorso sulla libertà di espressione di Salman Rushdie, lo scrittore condannato a morte dall'ayatollah iraniano Khomeini nel 1988, per il suo libro "I versetti satanici". Per protesta l'Iran ha annunciato che non prenderà parte alla Fiera. Anche l'Italia ha partecipato all'apertura della Fiera, e sarà una delle protagoniste di questi cinque giorni all'insegna del libro.

Sono circa 200, in totale, gli editori italiani presenti. Tutti riuniti nel grande "Spazio Italia", nel padiglione 5, assieme ai Paesi scandinavi, con l'Olanda e i Paesi dell'Est Europeo. Un posto a parte Mondadori, che quest'anno non possiede uno stand proprio, ma lavora a poche postazioni con alcuni editor.

Italia, una delle protagoniste: si è infatti tenuta oggi la conferenza dell'Aie (Associazione Italiana Editori), presenziata dal nuovo presidente Federico Motta e dal sottosegretario del Mibact Ilaria Borletti Buitoni. Sono stati resi noti i dettagli di mercato, e anche se si prevedevano allarmanti ed inesorabili segni meno, la situazione è apparsa meno in calo del previsto. Le stime dell’AIE riguardano ogni nuovo libro, compresi quelli scolastici, uscito nel  2014 e venduto in libreria, cartolibreria o edicola, su Internet, nei bookshop dei musei, nelle fiere o nei festival.

Fiera del Libro 2015, Francoforte
Fiera del Libro 2015, Francoforte

Certo, il segno è ancora il meno, ma il mercato editoriale lascia ipotizzare un miglioramento nel 2015: i mesi a cavallo fra 2014 e 2015 hanno segnato un periodo di profondo cambiamento per il mercato italiano del libro, con la crescita dell'editoria per ragazzi, sia per i titoli prodotti che per le quote di mercato, e quello digitale dell'ebook. Contemporaneamente, positivo anche il ruolo dei marchi italiani in ambito internazionale: quasi il 7% di diritti di autori italiani venduti, e un fatturato di oltre 40 milioni di euro.

Per il resto il 2014 è stato un anno ancora di segni meno. Nel 2014, si restringe il bacino dei lettori (-3,4%, circa 848 mila in meno), si ridimensiona il mercato (-3,6%) e si conferma l’andamento negativo nel numero di titoli pubblicati (-3,5%). Un anno di segni meno, spiega il rapporto dell'AIE, ma da leggere ed interpretare con attenzione perché dietro ad essi, e non per un esercizio di facile ottimismo, si legge la grande trasformazione che il settore sta attuando da solo. I piccoli editori crescono, e nonostante il calo dei libri stampati, il mercato digitale compensa ciò che si perde sulla carta. Ma il lavoro da fare è ancora molto, soprattutto in un periodo di trasformazioni e cambiamenti come questo primo semestre 2015.

Fiera del Libro 2015, Francoforte
Fiera del Libro 2015, Francoforte

"Stiamo lavorando duro per arrivare al segno più, attraverso investimenti, innovazione, cambiamenti nell'essere editore oggi. C’è però un problema di fondo", ha dichiarato senza mezzi termini il presidente dell'Aie, Federico Motta. "È arrivato il momento di smetterla con i proclami d'amore per il libro e la lettura che non si traducono in azioni serie ed efficaci. Vi sono sistemi semplici per definire cos'è una priorità: è dove si investe prima che altrove". Motta ha ricordato le cifre d'investimento dichiarate dal Centre National du Livre francese: ben 33 milioni di euro. L'Italia? Meno di 1 milione per finanziare lo sviluppo editoriale del paese.

Ma i problemi secondo Motta sono ancora più radicali, profondamente influenzati dalla mancanza di lettori soprattutto ai piani alti: "la verità è che la classe dirigente, politica ma non solo, non sa cosa è un libro perché non legge nemmeno un libro all'anno: è così per il 39,1% dei dirigenti e professionisti italiani (contro il 17% di francesi e spagnoli). Il segno più o meno del nostro mercato, al netto di ciò che possiamo fare noi come settore, è solo una conseguenza".

L'altra voce, quella del sottosegretario del Mibact Borletti Buitoni, ha sottolineato come il libro sia un oggetto del futuro e non una storia ormai da consegnare al passato. "Non si può avere sviluppo civico, prima ancora che culturale e sociale, senza il libro. Chi vorrebbe consegnarlo al passato pensa solo al suo supporto materiale. Non considerando che esso potrà cambiare con il mutare delle tecnologie, senza con ciò esaurire la insostituibile funzione del libro nella civiltà moderna".

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