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Dialetti d'Italia

La “pizza”, il piatto napoletano per eccellenza: ma anche l’origine della parola lo è?

L’origine partenopea della celebre pizza Margherita è indiscutibile. Dalla leggendaria data della sua invenzione fino ad oggi è divenuta simbolo di Napoli in tutto il mondo, imitata ovunque: ma la parola “pizza” è anch’essa napoletana?
A cura di Federica D'Alfonso
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Nel 1889 Raffaele Esposito prepara quella che diventerà la regina, è il caso di dire, di tutte le pizze: pomodoro, mozzarella e basilico, in onore di Margherita di Savoia. Le versioni di questa storia sono molteplici, ma l’origine napoletanissima della pizza più famosa di sempre è indubbia: meno certa è, secondo gli studiosi, la vera storia della parola “pizza”. È anch’essa napoletana, o viene da molto più lontano?

Anche se in tutto il mondo ormai quando si dice “pizza” si pensa immediatamente a Napoli e alla celebre margherita ottocentesca, la preparazione di questo alimento, con condimenti e tecniche diverse, è molto più antica e diffusa. In termini linguistici la sua storia è molto più complessa e, come vedremo, non rimanda direttamente alla napoletanità: sono moltissimi i dialetti italiani che conoscono prodotti simili alla pizza sia per consistenza che per nome, dalla “peta” valtellinese alla “pinza” romagnola, e anche in molti Paesi dell’area mediterranea esistono varianti ormai celebri della particolare “focaccia schiacciata” che, con l’aggiunta di pomodoro e mozzarella, diventa quella che per molti è l’unica e vera Pizza.

Le ipotesi: un’origine latina o germanica?

Moltissimi dizionari etimologici seguono l’ipotesi che la parola, sicuramente presente in napoletano, sia di diretta derivazione latina. Più precisamente, si tratterebbe di una forma tarda del verbo “pinsere” che, richiamando il gesto dei mastri pizzaioli, vuol dire appunto “schiacciare, pestare”. A confermare questa pista interviene un curioso codice medievale conservato a Gaeta: si tratta di un atto notarile redatto nel maggio del 997 d. C. che, fra le condizioni per la locazione di un mulino, richiede il pagamento in cibarie varie fra cui “doduodecim pizze”.

L'Oxford English Dictionary tenta invece di tirare l’acqua al suo mulino rintracciando l’origine del termine dal germanico. Questa ipotesi in realtà non è nuova, né del tutto priva di fondamenti: già negli anni Ottanta la studiosa Giovanna Princi Braccini inaugurava un nuovo filone interpretativo ripreso in seguito da non pochi esperti che vede l’etimologia della “pizza” nel germanico “bizzo” o “pizzo”. Questo termine significa sia “morso” ma anche “focaccia” e, sempre secondo gli studi, sarebbe stato importato in Italia dai Longobardi intorno al VI secolo.

Dalle lingue semitiche al napoletano: una terza via

La questione sull’etimologia della “pizza” è insomma lontana dall’essere risolta. Si tratta di un argomento estremamente dibattuto nonostante la sua apparente semplicità e che ha aperto agli studiosi una terza via: un’ipotesi interessante che trova conferma proprio nella diffusione di questo termine ben oltre i confini nazionali.

Ricostruendo l’etimo e la struttura di questa parola in tutte le sue varianti, dal greco (“pita”) al turco (“pide”) arrivando fino all'ebraico e all'arabo, gli studiosi sono giunti a ipotizzare una comunanza con le antiche lingue semitiche. Percorrendo questa strada a ritroso gli studiosi sono nuovamente giunti a Napoli: la parola che oggi identifica la famosa creazione partenopea potrebbe essere originaria della sponda orientale del Mediterraneo ed essere stata portata in città dai bizantini e da qui, essersi diffusa in tutta la penisola.

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