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Dialetti d'Italia

Cos’è ‘il ruoto’ in dialetto napoletano? Lo spiega l’Accademia della Crusca

Il termine “ruoto”, molto diffuso nelle regioni meridionali, ha riscontrato grande successo anche nelle cucine del resto d’Italia. Nato come termine locale, è ormai entrato a far parte della lingua italiana, tanto da essere riportato nei vocabolari. L’Accademia della Crusca ne ha raccontato l’origine e l’etimologia.
A cura di Federica Grieco
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Tipico di ogni pranzo o cena di famiglia a Napoli che si rispetti, il termine "ruoto" è ormai diffuso in tutta Italia. Si tratta di una teglia o tortiera, per lo più di forma rotonda, ma anche rettangolare, e il cui termine si è originariamente diffuso in dialetto e in italiano nella parte meridionale della penisola. Il "ruoto" viene citato, con una connotazione regionale, anche dalla scrittrice partenopea Matilde Serao nell'opera "Ventre di Napoli" del 1884. Riportato dallo Zingarelli, dal Gradit (Grande dizionario italiano dell'uso) di Tullio De Mauro e nel 17esimo volume del Gdli (Grande dizionario della lingua italiana), che ne sottolineano la diffusione tipicamente meridionale, questo termine, come riferisce Nicola De Blasi, professore di Linguistica italiana all'Università "Federico II" di Napoli, sul sito dell'Accademia della Crusca, ha origini antichissime.

Quando nasce la parola "ruoto"?

La testimonianza più antica che si ha del termine "ruoto" è legata a Napoli e risale al 1822. Si tratta di un verbale redatto in italiano, riportato da Antonio Mattozzi in "Una storia napoletana. Piezzerie e pizzaiuoli tra Sette e Ottocento" (Slow Food editore, 2009), dell'avvenuto sequestro in una pizzeria partenopea proprio di quest'oggetto. Questa testimonianza rende evidente che il termine "ruoto" era usato a Napoli sia in dialetto sia nell'italiano locale.

Per la datazione della parola in italiano viene generalmente indicato il 1984. Il Gdli riferisce di un'attestazione tratta da un articolo di un giornalista gastronomico, Vincenzo Buonassisi, pubblicato il 21 giugno di quell'anno sul quotidiano La Stampa. In realtà, il "ruoto" viene già citato nel 1914 nell'articolo "Focaccie di re e focaccia di poveri" del gastronomo Alberto Cougnet e pubblicato sul periodico Il Secolo XX.

Etimologia del termine "ruoto"

Per quanto riguarda l'etimologia, molti vocabolari riportano l'accostamento alla ruota per la forma circolare di quest'oggetto. In realtà, come spiega il professore De Blasi, è necessario anche tenere conto dell'uso che se ne faceva in cucina. Il "ruoto" veniva utilizzato, infatti, per cuocere le pietanze nei forni a legna o sulla brace del camino: per garantire una cottura uniforme era quindi necessario farlo ruotare. In seguito, con la diffusione dei moderni forni, a gas o elettrici, non è stato più necessario fare questo movimento: ecco perché oggi, in alcune zone, il termine "ruoto" si utilizza anche per le teglie rettangolari.

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