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Cosa significa vaiassa in dialetto napoletano?

Che cos’è una vaiassa? In napoletano, è spesso utilizzato come una pesantissima offesa, come nell’espressione “Sei la vaiassa del Re di Francia”, ovvero una prostituta portatrice di malattie. Ma il suo significato originale era quello di “giovane servetta di casa” e arriva in napoletano dal toscano “bagascia”, calco dell’arabo bagash (“serva”).
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Con il termine "vajassa" o vaiassa si intende in napoletano una donna "di bassa condizione civile, sguaiata, volgare, sbraitante e rissaiola". Di fatto è un po' come la "madre" della vrenzola, che è invece sinonimo di donna maleducata, dagli atteggiamenti bonariamente grezzi e kitsch al limite del volgare. Il termine, nel corso della storia, indicava però tutt'altro e solo dopo la Seconda Guerra Mondiale è arrivato al significato attuale.

L'etimologia di vaiassa (o vajassa)

L'origine esatta del termine non è del tutto chiara, tuttavia si è riusciti a risalire con una certa sicurezza almeno alle prime attestazioni medievali. Il termine attuale, "vaiassa", è la pronuncia napoletana della "bagascia" toscana, e appare per la prima volta all'inizio del Seicento per indicare le giovani ragazze serve di casa, le "servette".

In dialetto fiorentino e genovese, il termine "bagascia" veniva a sua volta dal gallo-romanzo "bacassa", con il medesimo significato e che a sua volta riprendeva l'arabo "bagash", la serva di casa. Mentre però negli altri dialetti come il siciliano e il toscano, la parola "bagascia" diventava sinonimo prima di "donna disonesta" e poi di "prostituta", in napoletano restò il significato di "serva di casa".

Divenne poi in parte desueto in napoletano, andando a confondersi con "vasciaiola", ovvero "donna abitante di un basso" (in napoletano, "vascio"), tanto da cadere un po' in disuso. Solo il secolo scorso è tornato lentamente a "staccarsi" e tornare indipendente. Tuttavia, il significato originario di "serva di casa" è andato un po' perso ed oggi si usa il termine "vaiassa" più per indicare una "donna di bassa estrazione sociale, sguaiata, volgare, sbraitante e rissaiola". Un significato che ha assunto a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

La Vaiasseide di Cortese

C'è una data spartiacque per quanto riguarda la nascita del termine napoletano: il 1614. In quell'anno usciva la Vaiasseide, ovvero l'epopea delle serve di casa, opera di Giulio Cesare Cortese in napoletano, i cui primi manoscritti presero a girare già nel 1602.

Proprio la certezza di questo libro fissa una data in cui il termine esisteva nella sua forma attuale e nel suo significato originale (diverso da quello attuale) di "serva di casa". Altrettanto sicuro è che il termine sia un calco napoletano della "bagascia" toscana: lo stesso Cortese aveva vissuto proprio nell'allora Granducato dove questo termine era di uso comune, ed aveva lavorato presso l'Accademia della Crusca.

"Sei la vaiassa del Re di Francia"

Il termine "vaiassa" viene utilizzato soprattutto in alcune espressioni, in particolare in quella che rivolta ad una donna la accusa di essere "la vaiassa del Re di Francia". Vale a dire, dirle che è "la serva del Re di Francia", inteso come la "prostituta" del Re. Era considerata soprattutto nei secoli scorsi un'offesa "mortale" per una donna, considerando anche che veniva inteso che la donna fosse portatrice di malattia come la sifilide: in napoletano, questa malattia veniva chiamata anche "male francese", perché si riteneva arrivato con i soldati di Carlo VIII che poi attraverso le prostitute lo diffusero in città.

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