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La guerra dell’Austria all’islam: chiuse 7 moschee, espulsione per gli imam finanziati dall’estero

Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz dichiara guerra all’islam politico: 7 moschee chiuse in tutto il Paese ed espulsione per gli imam finanziati dall’estero. La decisione dopo la pubblicazione di alcune foto in cui si vedono dei bambini riprodurre la battaglia di Gallipoli. Dura reazione della Turchia: “Scelta deriva da ondata populista e razzista”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Sette moschee chiuse ed espulsione degli imam che ricevono finanziamenti dall’estero: questa la decisione dell’Austria annunciata dal cancelliere Sebastian Kurz e dal ministro degli Interni Herbert Kickl. L’Austria procederà quindi con la chiusura di quattro moschee a Vienna, due nell’Alta Austria e una in Carinzia. Un vero e proprio giro di vite contro quello che viene definito islam politico. Nello specifico la misura si rivolge ai capi religiosi dell’associazione Atib (Unione turco-islamica per la collaborazione culturale e sociale in Austria): sono accusati di finanziamenti illeciti dall’estero e di violazione della legge austriaca sull’islam. Circa 40 imam dell’associazione, tra l’altro, rischiano di perdere il permesso di soggiorno.

La decisione del governo austriaco nasce dall’indagine svolta dall’autorità per gli affari religiosi, avviata in seguito alla pubblicazioni di alcune immagini di bambini vestiti da soldati che, all’interno di una moschea di Vienna sostenuta dalla Turchia, ricostruivano la campagna di Gallipoli, una battaglia di alta valenza simbolica per l’impero ottomano. Nello specifico, ad aprile sono spuntate queste foto di alcuni bambini vestiti da soldati ottomani che ricostruivano la battaglia. Le scene sono state registrate in una moschea di Vienna legata alla comunità turca, per essere precisi alla Unione islamico-turca d’Austria. I ragazzini marciavano con le uniformi mimetiche, sventolando bandiere e poi fingendosi morti con il drappo turco sui corpi. La stessa organizzazione legata alla moschea, comunque, aveva preso le distanze.

Il cancelliere Kurz ha parlato di “società parallele” e di “islam politico e radicalizzazione” che non possono avere “posto nella nostra società”: “In Austria non c’è stazione per società parallele e radicalizzazione”, ha affermato Kurz. Alle sue parole e alla scelta del governo ha replicato la Turchia con il portavoce del presidente Recep Tayyip Erdogan, secondo cui si tratta di una scelta “frutto dell’ondata anti-islamica, razzista, discriminatoria e populista” nel Paese. L’accusa a Vienna è quella di “trarre vantaggi politici colpendo le comunità musulmane”.

Sulla questione, dall’Italia, è arrivato il commento del ministro degli Interni Matteo Salvini: “Credo nella libertà di culto, non nell’estremismo religioso. Chi usa la propria fede per mettere a rischio la sicurezza di un Paese va allontanato! Spero già la prossima settimana di incontrare il collega ministro austriaco per confrontarci sulle linee d’azione”.

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