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Il candidato Roberto Lassini e i manifesti contro i pm

Il candidato del Pdl per le elezioni comunali di Milano che ieri si è confessato autore dei manifesti affissi nella città è attualmente indagato per vilipendio dell’ordine giudiziario assieme ad altre due persone.
A cura di Nadia Vitali
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857362 CARTELLONE ELETTORALE CON SCRITTO ' VIA LE BR DALLE PROCURE '

Indagato per vilipendio dell'ordine giudiziario Roberto Lassini, il candidato nelle liste del Pdl per le elezioni comunali di Milano, assieme ad altre due persone: tutti responsabili di aver diffuso i manifesti su cui era scritto "Via le BR dalle Procure". Lassini, personaggio sconosciuto fino a ieri, evidentemente in cerca di un po’ di notorietà facile in vista delle elezioni del 2011, aveva rilasciato un’intervista al quotidiano della famiglia Berlusconi “Il giornale” nella quale rivendicava l’atto.

Tale intervista è attualmente stata acquisita agli atti delle indagini coordinate dal pm Armando Spataro assieme a Grazia Pradella e Ferdinando Pomarici. Assieme alla sua diretta testimonianza, anche le parole di Riccardo Falcone, titolare di un’agenzia di comunicazione politica, nel cui deposito sono state trovate le matrici dei manifesti incriminati. Lassini sarebbe presidente dell’associazione “Dalla parte della democrazia” a nome della quale i manifesti sembrano essere stati commissionati: in verità con ottime probabilità l’associazione è Lassini stesso.

Un altro manifesto, comparso nei giorni scorsi a Milano su cui era scritto “Toghe rosse. Ingiustizia per tutti”  è attualmente oggetto di accertamenti da parte dei pm, perché probabilmente commissionato dallo stesso Lassini. Intanto unanime è la condanna per un atto non solo diffamatorio e verbalmente violento ma, soprattutto, caratterizzato da una ignoranza e da una stupidità che solo di questi tempi potevano trovare libero sfogo.

Affermare simili scempiaggini di una Procura italiana che in una storia non tanto lontana ha visto cadere i propri grandi uomini sotto i colpi del terrorismo di matrice brigatista è un gesto che merita solo di essere dimenticato il più in fretta possibile, con il beneficio di un dignitoso silenzio oltraggiato. Auspichiamo tutti, anche per la credibilità della Signora Moratti, l’immediato ritiro dalle scene pubbliche di tale personaggio che dal niente è venuto fuori e nel niente dovrebbe tornare: senz'altro rappresentare uno Stato che insulta non fa per lui. Cerchiamo, nell’anno in cui il nostro paese compie 150 anni, di capire fino in fondo lo spirito di parole come “Stato” e “Unità”. Ricordiamoci che su quei libri  di testo che la Parlamentare Gabriella Carlucci contesta perché "comunisti", raccontano anche le vite di persone come i giudici Vittorio Bachelet o Francesco Coco.

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