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Il ballottaggio Lettieri – De Magistris: quando in gioco non è solo una poltrona…

Dopo il sorprendente (?) risultato del primo turno, Napoli si appresta a scegliere al ballottaggio il successore di Rosa Russo Iervolino: una sfida non solo fra due candidati, ma fra due opposte visioni della città e della politica.
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Domenica 29 e lunedì 30 maggio i cittadini di Napoli saranno chiamati ad eleggere il successore di Rosa Russo Iervolino. La scelta cadrà su uno fra Gianni Lettieri, ex Presidente degli industriali napoletani, e Luigi De Magistris, ex magistrato e parlamentare europeo dell'Italia dei Valori: un duello che si prospetta incerto fino all'ultimo voto, anche in considerazione degli schieramenti e delle forze in campo. Da una parte Lettieri, sostenuto dal Popolo della Libertà e dall'insieme delle forze di centrodestra, che non è riuscito a convogliare nella sua figura il malcontento per gli ultimi anni di gestione del centrosinistra; dall'altra De Magistris supportato solo dall'Italia dei Valori e dalla Federazione della Sinistra che invece ha catalizzato una valanga di consensi grazie al carisma e alla portata delle sue rivendicazioni.

E non traggano in inganno i freddi numeri, con Lettieri al 38% e l'ex magistrato al 28, perchè quello di Napoli è stato un voto andato in maniera radicalmente opposta a quanto ci si attendeva solo qualche settimana prima. Se gli analisti pochi mesi prima davano praticamente per scontato un successo del Pdl (magari anche al primo turno, come avvenuto alle Provinciali con Luigi Cesaro), allo stesso modo la politica locale si preparava all'inevitabile ribaltone e persino in parte del "panorama socio – culturale" all'ombra del Vesuvio venivano segnalate improvvise conversioni e paradossali prese di posizione.

Certo, a ben guardare anche il percorso che aveva portato alla candidatura di Lettieri non era stato così lineare, con critiche e malumori che riflettevano una lunga battaglia in corso da tempo all'interno del Popolo della Libertà campano. La sensazione che quella di Lettieri fosse tuttosommato una candidatura "debole", priva di quel carisma e di quel legame con parte della società partenopea era insomma già nell'aria da tempo, tuttavia non c'è dubbio che il vero "fattore" delle elezioni comunali napoletane sia stata la decisione di Luigi De Magistris di candidarsi alla carica di Sindaco. Una scelta sulla quale, all'indomani del pasticciaccio brutto delle Primarie sembrava poter naturalmente convergere il Partito Democratico, salvo poi optare sulla figura di Mario Morcone, persona integerrima, per carità, ma apparsa come l'ultima epifania di un modo tradizionale di intendere la politica nel Mezzogiorno (non solo per la verità): una candidatura calata dall'alto, sostenuta dagli apparati di partito, distante dal (sia pur abusato e generico) modello di rinnovamento generazionale e soprattutto in sostanziale continuità con l'esperienza amministrativa del centrosinistra (sulla cui analisi certo andrebbe fatto un discorso ampio ed articolato).

L'ex magistrato è invece stato il vero elemento di rottura, il fattore come dicevamo in grado di sparigliare le carte, di invertire una tendenza, compiendo quello che in definitiva è un vero e proprio capolavoro: insomma, De Magistris ha letteralmente "scassato", tanto per citare il suo urlo liberatorio e profetico all'ultimo comizio alla rotonda Diaz. Un "miracolo in salsa partenopea" compiuto facendo appello, più che ai bacini elettorali dei partiti che lo hanno sostenuto (e basterebbe un banale riscontro dei voti di lista per averne contezza), alle tante energie della società, o meglio, del popolo della città. Una città mortificata nell'immagine da anni di promesse, ridotta a palcoscenico per improbabili show peronisti, a vetrina dell'inefficienza e del malgoverno, incastrata fra un'opprimente oleografia caricaturale e una vuota "retorica del riscatto", tra demagogia semplicistica e "qualunquismo ideologico", tanto per restare nel surreale.

Una città che certamente non merita ancora titubanze, incertezze, una città che non può più permettersi neanche il dubbio sulla onestà (intellettuale e "materiale") dei suoi amministratori, sui legami con la camorra, sulla volontà di smantellare i centri di potere che hanno spolpato finanze ed energie cittadine, sulla determinazione nel risolvere davvero annosi problemi anche prendendo decisioni drastiche e magari impopolari. Insomma, Napoli è davvero al punto di non ritorno e, al di là del solito ritornello sulla partecipazione dei cittadini, l'ampliamento degli spazi di democrazia ed il coinvolgimento dei giovani, necessita di una netta inversione di tendenza, di un cambiamento radicale anche nei modi, nelle forme e nell'impostazione della partecipazione politica. E se uno dei candidati si permette il lusso di non citare nemmeno la parola "camorra" fra i 72 punti del suo programma, se uno dei candidati avalla (sia pure con timidi distinguo) l'idea della sanatoria generale sulle case abusive, propone tamponi miracolose e si rifugia dietro il rapporto privilegiato con il Governo come garanzia di efficacia amministrativa, tralasciando ogni riflessione sulla necessità di uscire dall'emergenza come pratica politica, se in definitiva uno dei candidati immagina l'elezione come un passaggio di consegne a "schieramento invertito", allora probabilmente i cittadini di Napoli hanno il dovere di farsi altre domande, di chiedere di più alla loro capacità di giudizio e provare ad immaginare un futuro diverso.

Quello che attende alle urne i napoletani è ben più di un "semplice turno elettorale nell'ambito della pratica dell'alternanza di governo", è un vero e proprio (perdonerete l'enfasi) punto di non ritorno, un momento dall'enorme carica simbolica in cui, sia pure affidandosi ad una personalità carismatica che certamente non ha quel potere taumaturgico che in molti gli attribuiscono, dare un segnale forte e definitivo: quello di una città che non si arrende alla deriva populista, che vuole rialzare la testa partendo dalle questioni basilari, la legalità, l'onestà, la dignità. In poche parole è il momento in cui rivendicare il diritto alla normalità…

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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