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Villa Adriana, a rischio il titolo di “patrimonio dell’umanità”

Poco distante (troppo poco) da quel sito che il mondo intero ci invidia, potrebbero trovare posto, a breve, i rifiuti destinati alla famigerata discarica di Corcolle. E l’UNESCO avverte: in questo caso si rivedrà il riconoscimento di Villa Adriana come patrimonio dell’umanità.
A cura di Nadia Vitali
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Poco distante troppo poco da quel sito che il mondo intero ci invidia a breve potrebbero trovare posto i rifiuti destinati alla famigerata discarica di Corcolle. E l UNESCO avverte, la decisione di integrare Villa Adriana nel patrimonio dell umanità potrebbe essere rivista, in questo caso.

Sebbene dal primo annuncio siano già passati diversi mesi, si fa ancora fatica a credere che si tratti delle realtà e non di un'invenzione di qualche reporter con la passione per l'esagerazione; e invece, se gli eventi non dovessero inaspettatamente mutare corso all'ultimo momento, quel progetto che offende la cultura, la storia, il buonsenso e la decenza vedrà la luce a breve. A circa 800 metri da Villa Adriana, la magnifica residenza che l'Imperatore Adriano volle edificare a Tivoli, appena fuori Roma, per potersi ritirare ed immergersi nella quiete della natura e della meditazione, sfuggendo al caos capitolino, a breve potrebbero iniziare ad accumularsi le piramidi di rifiuti provenienti dall'Urbe: sarà la discarica del sito di Corcolle San Vittorino, laddove sorge il Castello di Corcolle, oggi sede di un celebre agriturismo apprezzato, oltre che per la propria bellezza e la posizione privilegiata, per i suoi prodotti biologici.

Da Malagrotta a Villa Adriana – Che Malagrotta sarebbe giunta al collasso e che non sarebbe stata  un sito di stoccaggio inesauribile, era cosa nota da tempo a Roma: la più grande discarica d'Europa, di proroga in proroga, con tanto di procedura d'infrazione aperta da parte della Comunità Europea, deve anch'essa rassegnarsi al fatto di non essere «eterna» al pari della città di cui accoglie i rifiuti; che l'emergenza ambientale stesse iniziando a bussare cautamente alle porte di tutta la provincia era un sospetto che si temeva prendesse forma da un momento all'altro, non appena a Malagrotta fosse stato dato lo stop definitivo. E lo stop, a meno di nuove improponibili proroghe, ci sarà tra tre mesi. Quello che, plausibilmente, ha lasciato sbalorditi cittadini e, in parte, amministrazioni è stato il sito su cui è ricaduta la scelta alternativa: progetto infame e vergognoso che, dopo la relazione dei tecnici e le analisi sul terreno, ha dichiarato la località Corcolle San Vittorino idonea a far sorgere la nuova discarica dei romani.

L'inchiesta sui siti del post Malagrotta – Il prefetto Giuseppe Pecoraro, ha urlato ai quattro venti la propria premura e necessità di scongiurare il rischio di «finire come Napoli con i rifiuti per strada»; una fretta che, mai come in questo caso, potrebbe essere stata "cattiva consigliera". Sulla base di un documento della Regione Lazio che indicava sette siti possibili per il post Malagrotta, il prefetto avrebbe individuato in Corcolle e Riano le due nuove aree di stoccaggio. Ora, però, la Procura di Roma ha aperto un'inchiesta contro ignoti ipotizzando i reati di falso ideologico e materiale e affidando al Nucleo Operativo Ecologico dei carabinieri l'incarico di verificare se le indicazioni fornite dagli esperti della Regione Lazio al prefetto siano state ottenute secondo procedure corrette e se corrispondano esattamente alla situazione delle zone, sia per quanto riguarda la distanza dai centri abitati, sia per ciò che concerne la situazione dei suoli. Questioni da mesi oggetto di feroce dibattito che, senza dubbio, dovranno essere accuratamente valutate: basti pensare che Pecoraro, che ha annunciato proprio oggi la sua volontà di andare avanti senza esitazioni, ha sottolineato come le cave dove i rifiuti saranno collocati saranno a oltre 2000 metri da Villa Adriana e, dunque, ben più lontane di quanto sostenuto fino ad ora.

Villa Adriana, un passato che non meritiamo – Ma sarebbe, eventualmente, quel chilometro in più, per altro riportato da un documento oggetto di indagini per verificarne la veridicità, a fare la differenza? Evidentemente no. La vergogna rimarrà su noi italiani come l'ennesima macchia che non si cancella: possiamo già immaginare cosa diremo di fronte ai turisti sbalorditi d'Europa o d'oltreoceano, quando topi, gabbiani e puzza prenderanno possesso del territorio poco distante dalla dimora di Adriano? Probabilmente nulla, ci rifugeremo occasionalmente nel qualunquismo, come già usiamo fare con Pompei, ogni volta che un muro crolla. Dimenticheremo forse di dire che il passato lo difenderemmo con i denti se solo fossimo più appassionati, istruiti, attenti, desiderosi di essere parte attiva di una cittadinanza: dopo aver delegato le proteste ai comitati e ai pochi abitanti di Tivoli, assisteremo, come d'abitudine, all'ennesimo schiaffo al nostro paese la cui sola ricchezza è (e forse non sarà) l'eredità artistica e culturale.

Essere il "patrimonio dell'umanità" – Un'eredità che, al pari del peggior rampollo scellerato di nobile famiglia, stiamo dissipando rapidamente, incuranti del fatto che non potremo costruircene una seconda dal medesimo valore. E così, quasi in risposta alla volontà di procedere di Pecoraro, è arrivato pochi giorni fa il monito dell'UNESCO: se nei pressi di Villa Adriana dovesse sorgere una discarica, quel prestigioso riconoscimento di patrimonio dell'umanità verrebbe immediatamente messo in discussione dall'organizzazione internazionale. Le medaglie e i titoli bisogna saperseli meritare, del resto e, si vede, che l'Italia non è più in grado di farlo: il solo rammarico sarà per quel luogo incantevole, delizia dei sensi e della mente, immerso nel silenzio della natura, nel ronzio degli insetti e nei profumi dei fiori che sbocciano. A Villa Adriana, tra pochissimo, esploderà la primavera: forse potrebbe essere l'ultima, prima che venga trasformata nel mefitico «vicino di casa» di una discarica.

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