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Perché dobbiamo tornare a parlare ancora di Fabrizia Ramondino

Fazi ha cominciato a ripubblicare l’opera di Fabrizia Ramondino, la scrittrice napoletana che merita una riscoperta massiccia: il primo titolo è “Guerra di infanzia e di Spagna”.
A cura di Francesco Raiola
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Fabrizia Ramondino (fotografia di Augusto De Luca, via Flickr CC BY-SA 2.0)
Fabrizia Ramondino (fotografia di Augusto De Luca, via Flickr CC BY-SA 2.0)

Perché si torna all'improvviso a parlare di Fabrizia Ramondino? Perché Fazi ha deciso che fosse il momento di tentare, per l'ennesima volta, di portare alla luce l'opera della scrittrice napoletana, cosa che aveva tentato di fare, con alterne fortune Einaudi che prima l'aveva in catalogo. Scrittrice multiforme, personaggio affascinante, Fabrizia Ramondino è una di quelle scrittrici sempre sul filo della riscoperta e mai definitivamente sdoganata al grande pubblico, benché abbia scritto libri che potrebbero essere parte del racconto letterario di questo Paese e lei autrice culto, in grado di passare dal romanzo al reportage, passando dai profughi saharawi alle lotte dei disoccupati organizzati fino al racconto di Bagnoli, passando per il teatro e la sceneggiatura di "Morte di un matematico napoletano", film diretto da Mario Martone sul matematico Renato Caccioppoli.

Insomma, Fazi ha dato vita a un'operazione letteraria e culturale che speriamo possa dare a Ramondino lo spazio e il pubblico che merita e lo ha fatto a partire da uno dei suoi romanzi biografici, quel "Guerra di infanzia e di Spagna" del 2001 in cui ripercorre – con l'alter ego di Titina – la sua infanzia sull'isola di Maiorca al seguito del padre che era stato inviato come console sull'isola spagnola e che sarà il momento prima delle tante peripezie – non sempre facili – a cui Fabrizia Ramondino sarà messa di fronte. Questo libro "è una mito-biografia che, dando spazio a una voce bambina, riesce a riscrivere una vita e un pezzo di storia, è un mosaico di narrazioni scintillanti e fantastiche, un turbine di personaggi vividi e incandescenti" come scrive nella prefazione Nadia Terranova, che ha curato questo primo titolo di cui ha scritto la prefazione.

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"Con una grazia portatrice di stupore e una ricchezza lessicale meravigliosa, Fabrizia Ramondino è tornata a raccontare di un’isola e dei suoi fantasmi sotto forma di ombra e luci, stavolta per voce di una bambina" continua Terranova, nel descrivere la scrittura della scrittrice scomparsa al largo del mare di Gaeta nel 2008, a 76 anni. Pochi anni fa si cercò di tornare a far parlare di lei con la pubblicazione di "Althénopis" altro romanzo autobiografico che, però, racconta il suo ritorno italiano, in costiera amalfitana. È questo il suo romanzo più noto del vasto corpus di opere che in tanti, tra gli intellettuali italiani – e napoletani in particolari -, chiedono di veder raccolti in un Meridiano che possa cristallizzare l'opera di un'autrice sui generis, in grado di muoversi tra diverse scritture con una qualità che non sono in tanti a essere riusciti a fare. Va dato merito a Fazi di averci riprovato, sperando che sia il momento giusto perché alla figura di Ramondino possa essere data la rilevanza che merita e che fino a ora è stata solo parziale.

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