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Botte alla compagna disabile, la “bulla” di Vercelli si scusa: “Sono pentita”

È accusata di aver preso a botte e sputi una compagna di classe con problemi di disabilità all’Istituto Alberghiero di Varallo Sesia, ora la 15enne chiede una seconda possibilità: “Non sono una bulla, ho sbagliato e chiedo scusa”.
A cura di Susanna Picone
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Dice di essere pentita Greta, la 15enne accusata di aver aggredito lo scorso dicembre una compagna di classe con problemi di disabilità. Greta è stata definita una bulla per quelle botte e gli sputi nei confronti della compagna, aggressioni avvenute all’Istituto Alberghiero di Varallo Sesia (Vercelli), tra l’altro davanti a una insegnante che non sarebbe intervenuta. “Ho sbagliato, lo so. (…) Sono molto pentita”, dice adesso la ragazzina che è tornata a scusarsi con la compagna aggredita, gesto che aveva già fatto prima che il video dell’aggressione diventasse di dominio pubblico. Ora che la sua vicenda è diventata pubblica, la giovane “bulla” chiede una seconda possibilità attraverso una lettera consegnata alla sua avvocatessa, Alessandra Guarini. “Tornassi indietro non lo rifarei”, promette la ragazzina vercellese che dice di non essere una persona violenta ma che, al contrario, è convinta “che le parole dette in una certa maniera possano far più male di uno schiaffo”.

Ecco la lettera integrale della giovane apparsa sul Corriere della Sera:

Sono Greta, ho 15 anni.
Sì, sono la ragazza che tutti voi state dipingendo come un mostro.
Le persone che mi conoscono, sanno che non sono una ragazza violenta, anzi, io sono dell’idea che le parole dette in una certa maniera, possano far più male di uno schiaffo.
Purtroppo, e risottolineo purtroppo, sto attraversando un brutto periodo, e a volte presi dalla rabbia e dal nervoso, si fanno cose che non si vorrebbero fare. A volte si agisce d’impulso, senza pensare a quello che si sta facendo.
Io ho sbagliato, sicuramente.
Non dovevo fare quello che ho fatto, ma come ho già detto prima, a volte si agisce d’impulso. Io credo che ogni essere umano possa sbagliare, altrimenti non verrebbe definito «umano».

Ma credo anche che chiunque si meriti una seconda possibilità. È giusto pagare per i propri errori; anche se sono davvero dispiaciuta per quello che è successo.
Anzi, dispiaciuta non è la parola adatta, la parola esatta è pentita. Sono molto pentita per ciò che ho fatto, tornassi indietro non lo rifarei mai.
State parlando di «bullismo». Io non sono una bulla! Mi state facendo passare per quella che non sono! Mi sento uno schifo, anche se so che per la maggior parte di voi è giusto così.
Quello che sto passando io è sovrumano. È più di quanto ognuno di voi si possa immaginare. Mi state giudicando tutti, ma mi state giudicando per quello che non sono.
Non sono né una bulla, né una ragazza a cui piace fare del male alle altre persone. Ho sbagliato, lo so, e chiedo scusa a S.
Non chiedo la vostra comprensione, ma ci tenevo a farvi sapere che nonostante io abbia sbagliato, mi state facendo passare e sentire come una ragazza che ha ucciso.
Ognuno merita una seconda opportunità, a maggior ragione se si è capito l’errore commesso!

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