Violenza sessuale in spiaggia a Bibbona, le chat tra gli arrestati: “Dovremmo farci una statuetta”
“Dovremmo farci una specie di statuetta e regalarcela a vicenda”. A usare queste parole, lo scorso agosto, due dei quattro giovani che ieri sono stati arrestati dai carabinieri per una violenza sessuale avvenuta sulla spiaggia a Marina di Bibbona (Livorno) questa estate. A ricostruire la vicenda è il quotidiano Il Tirreno. Sono passate poche ore dalla violenza quando due dei giovani commentano l’accaduto su Whatsapp, con messaggi scritti e vocali. Non avrebbero evitato neppure offese nei confronti della vittima, una ragazza di venti anni, né imitazioni di lei che in lacrime tentava di sottrarsi agli abusi. Le conversazioni telefoniche hanno contribuito a convincere il giudice per le indagini preliminari a firmare l’ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico a carico dei quattro ragazzi ritenuti responsabili del reato di violenza sessuale di gruppo continuata.
Lo slip rubato alla vittima trovato a casa di uno degli arrestati
Tutti italiani e residenti nella Val di Cecina, gli arrestati hanno tra i 23 e i 26 anni. “Dovremmo farci una specie di statuetta e regalarcela a vicenda” è proprio uno stralcio di una conversazione su Whatsapp acquisita dai carabinieri. La notte stessa del presunto stupro uno dei quattro, a petto nudo, si era anche scattato un selfie con gli slip rubati alla vittima e aveva mandato la foto e delle amiche. Il file è agli atti dell’inchiesta e l’indumento intimo della giovane che ha denunciato la violenza sessuale è stato trovato a casa sua durante una perquisizione.
La brutale violenza sessuale di gruppo sulla spiaggia
Secondo l’inchiesta, quella notte di agosto, insieme ai quattro giovani arrestati e alla ventenne c’erano anche altri due ragazzi, al momento estranei alle indagini. Entrambi, parte della comitiva che si era ritrovata in un bar, avrebbero accompagnato il gruppo nella spiaggia dove poi si sarebbe consumata la violenza. Sarebbero rimasti fino ai primi rapporti orali con la vittima, sotto choc secondo la procura. Poi lei avrebbe iniziato a piangere e i due estranei all’inchiesta avrebbero deciso di andare via. Sarebbero rimasti in quattro, ovvero tutti i giovani arrestati, e la vittima. Secondo l’accusa, la ragazza è stata accerchiata e costretta a rapporti sessuali di gruppo e poi con ognuno di loro. Avrebbe voluto scappare, ma era completamente incapace di opporsi. L’incubo finisce poco prima dell’alba, alle 5 di mattina. La ventenne va a casa e, impaurita, non corre subito a denunciarli. Ma lo fa dopo qualche giorno: convinta dalle amiche, la sera del 5 agosto va al pronto soccorso di Cecina dove l’Asl attiva il codice rosa e la procura il codice rosso per proteggere le persone vulnerabili. A quel punto parte l’indagine dei carabinieri della Compagnia di Cecina. I medici riscontrano ematomi e graffi sulle cosce e un livido su un braccio. Ferite compatibili con gli abusi.