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Rogo Thyssenkrupp, il Procuratore Generale di Torino: “Carcere imminente per i manager tedeschi”

Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz, i due manager tedeschi condannati in Italia per il rogo della Thyssenkrupp, che 13 anni fa costò la vita a sette operai, potrebbero finire in carcere. A rivelarlo il Procuratore Generale di Torino Francesco Saluzzo, secondo cui l’esecuzione della pena sarebbe “imminente”.
A cura di Davide Falcioni
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Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz, i due manager tedeschi condannati in Italia per il  rogo della Thyssenkrupp, che nel 2007 costò la vita a sette operai, potrebbero finire in carcere. Stando a quanto afferma il Procuratore generale di Torino Francesco Saluzzo, infatti, l'esecuzione della pena sarebbe "imminente" alla luce di una comunicazione ricevuta da Eurojust,  l’agenzia dell’Unione europea per la cooperazione tra gli Stati in materia di giustizia penale. Gli ultimi ricorsi dei due condannati erano stati respinti dal tribunale statale superiore di Hamm il 23 gennaio scorso e le porte del carcere si sarebbero dovute aprire per i due poco dopo; l'emergenza emergenza sanitaria, scattata a marzo anche in Germania, ha tuttavia rallentato il procedimento. "Ad attendere i due manager – ha spiegato Saluzzo – ci sarà il carcere poiché non sono previste misure alternative. La libertà vigilata è prevista solo dopo aver scontato metà della pena mentre dopo i due terzi esistono misure alternative a cui i due manager potrebbero accedere". Espenhahn e Priegnitz sono stati condannati in via definitiva il 13 maggio 2016 per omicidio colposo, incendio doloso e omissioni di misure antinfortunistiche. Il primo, ex amministratore delegato della ThyssenKrupp Acciai Speciali, aveva ottenuto nel nostro paese una pena di 9 anni e 8 mesi. Al secondo, importante dirigente del colosso tedesco, era stata inflitta una condanna a 6 anni e 10 mesi.

La madre di una vittima: "Ora i manager condannati vadano in carcere"

Rosina Platì, madre di Giuseppe De Masi, uno degli operai morti nell'incendio, ha commentato le parole del Pg: "La giustizia che volevamo noi non è questa, la vera giustizia ce la darà Dio. Li vogliamo vedere in carcere davvero. Troppe volte ci hanno dato questa notizia e non sono mai entrati. La vita dei nostri ragazzi non vale pochi anni di carcere, sono ancora arrabbiata… Ma intanto scontino la pena loro inflitta". Antonio Boccuzzi, ex deputato, unico sopravvissuto al rogo ha aggiunto: "Finalmente una buona notizia. Da una parte il no alla semilibertà, dall'altra, forse, la fine di una vicenda che dura 12 anni e mezzo. È una ferita che oltre a non chiudersi si infetta continuamente. Vedere queste persone condannate condurre la loro vita normale, dà un senso di ingiustizia profonda".

L'incidente e il lungo strascico processuale

Era la notte tra il 6 e il 7 dicembre 2007 quando, lungo la linea 5 dello stabilimento Thyssen di corso Regina Margherita, divampò un impressionante incendio. Sette operai vennero investiti da una nube di fuoco e riportano ustioni gravissime. Si tratta di Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Rocco Marzo, Bruno Santino e Antonio Schiavone. Moriranno tutti nell'arco di venticinque giorni.

Le indagini vennero affidate al procuratore Raffaele Guariniello e ai sostituti Laura Longo e Francesca Traverso, che in pochi mesi chiusero l’inchiesta mettendo alla sbarra i due manager tedeschi e quattro dirigenti italiani e contestando loro  il reato di omicidio volontario con dolo eventuale. Secondo l'accusa gli impianti avrebbero dovuti essere trasferiti nello stabilimento di Terni e in quella fase di dismissione nella fabbrica torinese non sarebbero state rispettate le necessarie e obbligatorie misure di sicurezza. Dopo la condanna in primo grado per omicidio volontario, in appello la sentenza cambiò e i manager vennero condannati per omicidio e incendio colposi con colpa cosciente. La sentenza venne confermata in Cassazione, anche se i giudici rinviarono alla Corte d’Assise d’Appello per il ricalcolo delle pene statuite. Il percorso processuale italiano è finito il 13 maggio del 2016: 9 anni e 8 mesi a Espenhahn; 7 anni e 6 mesi a Daniele Moroni; 7 anni e 2 mesi a Raffele Salerno; 6 anni e 8 mesi a Cosimo Cafueri; 6 anni e 3 mesi a Marco Pucci e Priegnitz.

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