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Primo trapianto di utero in Italia: la paziente sta bene. Pronte per l’operazione altre sette donne

Il primo trapianto all’utero in Italia si è concluso con successo: la 29enne siciliana, affetta da sindrome di Rokitansky, che causa il mancato sviluppo dell’organo riproduttivo, è stata dimessa dopo 17 giorni di ricovero. Altre sette donne si sottoporranno a breve all’operazione. “Se tutto andrà come previsto potrà cercare una gravidanza”, ha detto Paolo Scollo, direttore del reparto ginecologia ed ostetricia dell’Ospedale Cannizzaro.
A cura di Daniela Brucalossi
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E’ in ottime condizione la paziente sottoposta al primo trapianto di utero in Italia. La 29enne siciliana, affetta da sindrome di Rokitansky, che causa il mancato sviluppo dell’organo riproduttivo, è stata operata il 21 agosto scorso da un'equipe di medici del Centro trapianti del Policlinico e dell'Ospedale Cannizzaro, a Catania. Dopo 17 giorni di ricovero per monitorare le sue condizioni è finalmente tornata a casa.
Il trapianto è stato possibile grazie a una sperimentazione approvata dal Centro nazionale trapianti nel 2018. In seguito alla prima positiva esperienza, le pazienti pronte per ricevere un nuovo utero sono già sette e altre 15 stanno completando l'iter valutativo per l'iscrizione in lista d'attesa.

"Fortunatamente il decorso post-operatorio non ha avuto alcuna complicazione”, ha commentato Pierfrancesco Veroux, chirurgo vascolare al Policlinico di Catania. “Non c'è stato nessun sanguinamento, molto frequente in questo tipo di trapianti, e l'organo risulta perfettamente perfuso. Questo lascia ben sperare: la paziente potrà così in seguito cercare una gravidanza. Ora però si apre una fase molto delicata: la signora resterà sotto stretto controllo clinico per i prossimi sei mesi, attraverso un monitoraggio dei livelli di immunosoppressione e delle eventuali infezioni alle quali tutti i trapiantati possono andare incontro".

"Continueremo con le biopsie periodiche per verificare la tenuta del trapianto”, ha aggiunto Paolo Scollo, direttore del reparto ginecologia ed ostetricia dell'Ospedale Cannizzaro. “A quel punto potremo iniziare il percorso di procreazione medicalmente assistita con gli ovociti prelevati alla paziente prima dell'intervento, per raggiungere l'obiettivo del trapianto: la gravidanza tanto cercata".

"Il successo di questo primo tentativo è la conferma dell’efficacia del protocollo”, ha concluso Massimo Cardillo, direttore del Centro nazionale trapianti. “E premia il grande lavoro delle équipe del Cannizzaro e del Policlinico di Catania, oltre che di tutta la rete trapiantologica italiana che ha collaborato alla ricerca della donatrice”.

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