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Per anni chiama “finocchio” un suo ex dirigente: condannato il figlio di Giovanni Rana

Gian Luca Rana, figlio del presidente e fondatore del Pastificio Rana, Giovanni, re di tortellini e pasta fresca, è stato condannato per aver chiamato per anni “finocchio” un ex manager davanti ai colleghi. La Cassazione ha così confermato la sentenza della corte di appello di Venezia: “Ha arrecato un concreto e grave pregiudizio alla dignità del lavoratore nel luogo di lavoro, al suo onore e alla sua reputazione”.
A cura di Ida Artiaco
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Per anni ha chiamato un ex dirigente della azienda del padre, il famoso Pastificio Rana, con l'appellativo di "finocchio", anche pubblicamente. Per questo Gian Luca, figlio di Giovanni Rana, re di tortellini e pasta fresca, e amministratore delegato dell'azienda di famiglia, è stato condannato e dovrà ora risarcire il manager dopo aver arrecato "concreto e grave pregiudizio alla dignità del lavoratore nel luogo di lavoro, al suo onore e alla sua reputazione". È quanto si legge nella sentenza definita emessa nelle scorse ore dalla Corte di Cassazione, che ha confermato il verdetto della Corte di Appello di Venezia, che a sua volta aveva ribadito la condanna emessa dal Tribunale di Verona, a causa della "condotta vessatoria" dell'Ad. In primo e secondo grado i giudici hanno disposto un risarcimento pari a sei mensilità di stipendio, a cui ora si aggiungono anche cinquemila euro per le spese di giudizio.

Secondo quanto riassume la Suprema Corte nell'ordinanza pubblicata nella giornata di ieri, mercoledì 20 febbraio, dal 2001 al 2007 il legale rappresentante della ditta aveva pronunciato "ripetute offese sulla presunta omosessualità del dirigente", il quale era stato "sistematicamente apostrofato col termine finocchio", come testimoniato dai colleghi. Una volta risolto il rapporto di lavoro, il manager aveva denunciato l'amministratore delegato, che si era difeso sostenendo che si trattava "solo dell’espressione di un clima scherzoso nell'ambiente di lavoro". Il che, secondo i legali di Gina Luca Rana, sarebbe stato giustificato "dalla mancata reazione del manager" alle ingiurie. Ma per i giudici, il comportamento della vittima "era dovuto ad una condizione di inferiorità gerarchica", ossia perché temeva conseguenze per la propria carriera, o per lo stesso posto di lavoro. Dopo la diffusione della notizia, i profili social del Pastificio Rana sono stati presi d'assalto da numerosi utenti, che hanno definito "omofobo" il comportamento dell'amministratore delegato, arrivando a minacciare di non acquistare mai più i loro prodotti.

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