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Mostro di Foligno, Luigi Chiatti è ancora socialmente pericoloso: non può tornare libero

A stabilirlo il giudice di sorveglianza di Cagliari, che quindi non cambia idea rispetto all’ultima valutazione del 2018: prorogata di altri due anni la permanenza nella Rems di Capoterra, dove Luigi Chiatti sta scontando la misura di sicurezza dopo una condanna a 30 anni di reclusione per l’omicidio di due bambini tra il ’92 e il ’93.
A cura di Biagio Chiariello
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Luigi Chiatti è ancora "socialmente pericoloso". Il cosiddetto ‘mostro di Foligno' ha ucciso tra il 1992 e il 1993 a Foligno, Simone Allegretti, quattro anni, e Lorenzo Paolucci, 13. La decisione è del giudice di sorveglianza di Cagliari che ne ha disposto così la permanenza presso la Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) di Capoterra, in Sardegna. È li che Chiatti è stato trasferito nel 2015 dopo aver finito di scontare in carcere a Prato la pena a cui era stato condannato (30 anni di reclusione). All'epoca i giudici d'appello di Perugia gli avevano riconosciuto la seminfermità mentale, disponendone così la custodia per almeno tre anni in una Rems per la sua pericolosità sociale, stabilita nuovamente oggi (si valuta ogni due anni) dopo che già nel 2018 lo stesso giudice di sorveglianza di Cagliari l'aveva confermata.  La misura di sicurezza – riferisce l'Ansa –  teoricamente potrebbe durare a vita.

Era stato lo stesso Chiatti a definirsi "il mostro"

Luigi Chiatti, nato Antonio nel 1972, a Narni, in Umbria da madre single, poi collocato in istituto e infine adottato dai benestanti coniugi Chiatti a sei anni, fu arrestato il 7 agosto 1993 per gli omicidi di Simone Allegretti e Lorenzo Paolucci, di 4 e 13 anni. Gli omicidi sono andati in scena a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro a Foligno, dove Chiatti all'epoca poco più che ventenne viveva con la famiglia. Fu proprio lui a coniare l'espressione ‘il mostro' in un biglietto anonimo con il quale faceva ritrovare il corpo del piccolo Allegretti. Due anni fa aveva scritto una lettera all’Unione Sarda. “Mi dispiace. Non vi chiedo di perdonarmi, so che è difficilissimo, ma per lo meno di concedermi di dare ‘un senso’ al sacrificio delle due vittime”, rivolgendosi alle famiglie delle vittime.

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