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Moby Prince, a 30 anni dalla più grande tragedia navale italiana ancora nessun colpevole

A 30 anni da quella che è stata la più grande tragedia della marineria italiana dal secondo dopoguerra restano ancora tantissimi i misteri e i dubbi sulla tragedia in cui morirono atrocemente 140 tra passeggeri e membri dell’equipaggio della Moby Prince. I familiari sperano nella nuova inchiesta parlamentare che dovrà completare quanto trovato dalla precedente inchiesta.
A cura di Antonio Palma
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Era la sera del 10 aprile del 1991 quando al largo di Livorno il traghetto Moby Prince, carico di passeggeri e da poco partito dallo scalo toscano in direzione della Sardegna, si scontrò violentemente contro una grossa petroliera, l’Agip Abruzzo, innescando un inferno di fuoco in cui morirono atrocemente 140 tra passeggeri e membri dell'equipaggio: tutti quelli che erano a bordo eccetto un mozzo, Alessio Bertrand. A 30 anni da quella che è stata la più grande tragedia della marineria italiana dal secondo dopoguerra restano ancora tantissimi i misteri e i dubbi su quanto accaduto visto che né le indagini della magistratura né le inchieste parlamentari hanno individuato colpevoli e chiarito fino in fondo la dinamica esatta che ha portato al disastro navale.

L'inchiesta sulla Moby Prince no ha trovato colpevoli

Per questo ancora oggi le due associazioni dei parenti del disastro Moby Prince, l’associazione dei 140 familiari vittime Moby Prince e l’associazione 10 Aprile presieduta dal figlio del comandante del traghetto chiedono ancora di indagare e fare luce su quanto accaduto. Ci si proverà di nuovo con un’altra commissione d’inchiesta parlamentare instituita alla Camera che segue quella che nel 2018 ha portato alla riapertura delle indagini della procura di Livorno, smentendo alcune delle precedenti ricostruzioni come la presenza della nebbia e confermando l’assoluto disastro nell’organizzazione dei soccorsi e i depistaggi dell’inchiesta giudiziaria. Per i familiari la nuova commissione dovrebbe proseguire i lavori oltre la scadenza della legislatura, "fino al raggiungimento del suo scopo” per chiarire i molti aspetti ancora oscuri.

Il 10 aprile del 1991 il traghetto e la petroliera Agip Abruzzo entrarono in collisione al porto di Livorno. L’incidente costò la vita a 140 persone. Dopo 22 anni una perizia sembra svelare il mistero della “nave fantasma”.

Nuova inchiesta parlamentare su disastro Moby Prince

“Molto è stato fatto e grazie a quel lavoro che si interruppe per la fine della legislatura la procura di Livorno sta lavorando su reati non prescritti" spiegano i familiari delle vittime del disastro Moby Prince, aggiungendo: "Grazie alle forze politiche per aver trovato questo accordo. Sarà un'inchiesta importante. E avrà il difficile compito di completare quanto trovato dalla precedente inchiesta parlamentare 2015-2018″. La pensa allo stesso modo anche Silvio Lai, che da senatore ha presieduto la prima commissione: “Ci sono altri aspetti da chiarire, a cominciare da quell'accordo assicurativo tra Snam e Navarma teso a chiudere qualunque ulteriore accertamento sullo stato delle due navi, ormai entrambe demolite. Un altro spunto potrebbe essere quello della ricerca di eventuali rottami sul fondale".

Le iniziative in ricordo della strage

Intanto nel giorno del trentesimo anniversario della tragedia, sabato 10 aprile, il Comune di Livorno ha organizzato una serie di commemorazioni durante i quali sarà anche conferita la Livornina d'Oro all'associazione "140 Familiari delle Vittime del Moby Prince". Alle 11 ci sarà la Deposizione di una corona presso il Monumento in ricordo delle vittime seguita dalla funzione religiosa in Cattedrale presieduta dal vescovo. Nel pomeriggio la deposizione del cuscino di rose donato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e della corona di alloro alla lapide che riporta i nomi delle 140 vittime e infine il Conferimento della Livornina d'Oro.

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