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La crisi peggiora la salute mentale degli italiani, 2,6 milioni di depressi

Secondo uno studio dell’Istat, in questi anni di crisi mentre la salute fisica degli italiani è rimasta stabile, è peggiorata quella mentale anche a causa dei problemi economici e occupazionali.
A cura di Antonio Palma
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La crisi economica e occupazionale che ha colpito il nostro Paese sta mettendo a dura prova i nervi degli italiani che sempre più spesso devono fare i conti con un peggioramento della propria salute mentale. È quanto emerge da un'indagine dell'Istat su "Tutela della salute e accesso alle cure" presentata a Roma. Secondo il rapporto dell'istituto di statistica nazionale, infatti, mentre la salute fisica degli italiani in generale è rimasta sostanzialmente stabile, in questi anni di crisi "la depressione è il problema mentale più diffuso e riguarda 2,6 milioni di persone, il 4,4% della popolazione, con prevalenze doppie tra le donne in tutte le età". Oltre ad eventi dolorosi o consapevolezza di avere una grave malattia, le cause di depressione più diffuse sono infatti anche la difficoltà di gravi problemi economici e la perdita del lavoro. Come spiega il documento, l’indice che definisce la salute mentale nel 2013  è sceso di 1,6 punti rispetto al 2005, in particolare per i giovani fino a 34 anni (-2,7 punti), soprattutto maschi, e gli adulti tra 45-54 anni (-2,6). Ancora maggiore il calo per la popolazione straniera, dove arriva tra le donne a 5,4 punti.

Salute fisica stabile

Diversa la situazione per quanto riguarda la salute fisica percepita, il cui dato è sostanzialmente stabile con il 7,3% delle persone sopra i 14 anni che dichiara di stare male o molto male, in leggero calo rispetto al 7,4% del 2005. Per quanto riguarda in generale la salute degli italiani, l'Istat rileva che anche nel corso del 2013 "rimangono invariate le disuguaglianze sociali nei comportamenti non salubri e nelle limitazioni all'accesso ai servizi sanitari". Differenze permangono anche in base alla posizione geografia con gli abitanti delle regioni del sud sempre svantaggiati rispetto agli altri. In generale rispetto al 2005 diminuiscono le malattie respiratorie croniche e artrosi, anche grazie ad esperienze di vita sempre più sane, mentre aumentano tumori maligni, Alzheimer e demenze senili, anche perché c'è maggiore capacità di riconoscere  queste malattie.

Calano i rimedi omeopatici e le cure alternative

Sul fronte della prevenzione va bene per quanto riguarda il fumo, con i forti fumatori che diminuiscono, mentre aumenta la quota degli obesi, ora l'11,2%, in aumento sia rispetto al 2000 (erano il 9,5%), che al 2005 (10%). Nel 2013 solo il 20,6% della popolazione dai 5 anni in su pratica un'attività fisica ritenuta protettiva per la salute secondo la definizione dell'Oms. Nello stesso rapporto Istat si evidenzia poi un crollo del ricorso alle terapie non convenzionali, usate ora solo dall’8,2% della popolazione contro il 15,8% del 2000. Infine da rilevare anche un calo nell’uso dei rimedi omeopatici, che scende dal 7% al 4,1%.

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