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Emanuele torna a scuola dopo il pestaggio e non lo accoglie nessuno: “Ci aspettavamo più calore”

La brutta storia di Emanuele, prima picchiato da un bullo, poi ignorato dai compagni di classe al rientro a scuola. La famiglia: “Siamo rammaricati”
A cura di Francesca Lagatta
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Emanuele il giorno del rientro a scuola
Emanuele il giorno del rientro a scuola

Non uno striscione di "bentornato", non una pacca sulle spalle, una parola di conforto o un segno di gioia per un coetaneo che torna alla vita dopo aver guardato pericolosamente la morte negli occhi. Il ritorno in classe di Emanuele, il 14enne di Castrolibero (Cs) massacrato con un pugno alla testa all'uscita di scuola lo scorso ottobre, continua a raccontare di un terra, la Calabria, ancora piegata dall'omertà e dalla paura di dire da parte si deve o si vuole stare. "Siamo rammaricati – racconta mamma Adele a Fanpage – ci aspettavamo maggiore calore dalla scuola, un'accoglienza diversa. Nostro figlio in questo momento ha bisogno di sentirsi protetto, al sicuro".

Il ritorno in solitudine

Tre giorni fa il nostro giornale ha documentato il rientro a scuola del giovane, che frequenta il primo anno del liceo Scientifico "Valentini" di Castrolibero, e in quei minuti ha potuto constatare che il suo arrivo nel cortile della scuola è stato caratterizzato dal silenzio e dall'indifferenza dei presenti. L'istituto poi, che era ovviamente a conoscenza del ritorno di Emanuele, non si è fatta carico di nessuna particolare iniziativa. Il 14enne ha varcato il cancello dell'istituto intorno alle 9 del mattino, tornando per la prima volta sul luogo dell'aggressione, in compagnia del papà Fabio e di tre carabinieri, che l'hanno scortato fino al cortile. Poi il luogotenente Vincenzo Cozzarelli lo ha accompagnato fino all'ufficio di presidenza, dove c'era ad aspettarlo il sindaco Giovanni Greco, e poi ancora in aula, dove Emanuele è stato accolto con un applauso. "Chi ha sbagliato, pagherà", ha detto il militare alla classe, che ha subito una ramanzina per alcuni minuti. Ma per Emanuele la strada è ancora tutta in salita. Sebbene il presunto aggressore sia stato individuato e denunciato alle autorità giudiziarie, il 14enne dovrà continuare a fare i conti con altre presenze ingombranti nella sua vita, ossia la presenza di altri coetanei presumibilmente coinvolti nella vicenda del pestaggio e che frequentano lo stesso istituto. Gli inquirenti non hanno dubbi, in questa storia non c'è solo un esecutore, c'è o ci sono anche dei mandanti. Per i loro nomi si dovranno attendere gli esiti delle indagini, che intanto proseguono a tutto spiano.

Giorni drammatici

Mamma Adele è distrutta. Teme che la vicenda dell'aggressione abbia sul suo ragazzo conseguenze ancora peggiori. Emanuele ha già perso molto chili, entra ed esce dagli studi medici e il suo umore è a terra. Soffre di insonnia e quando riesce ad addormentarsi la sua mente torna all'aggressione e la sogna, svegliandosi di soprassalto in preda agli incubi. "La cosa più brutta è che mio figlio non sorride più", dice ancora la donna. Emanuele resta chiuso in camera tutto il giorno, non vuole parlare con nessuno e sembra aver perso la fiducia nel prossimo. Chissà come si sarà sentito il giorno del suo rientro a scuola, chissà come se lo aspettava. Forse aveva immaginato l'abbraccio collettivo della sua scuola o quelli reali dei suoi amici e compagni, aveva forse immaginato di essere riempito di belle parole e di carezze, o magari che i suoi amici sparassero i fuochi d'artificio, come avevano fatto tre giorni prima gli amici di Daniel a Celico, una manciata di chilometri più in là di Castrolibero, quando il giovane è tornato a casa dopo aver sconfitto la morte, proprio come Emanuele. E invece niente. Per lo studente di Castrolibero solo una stretta di mano dal primo cittadino e la raccomandazione della dirigente scolastica di informare gli uffici qualunque cosa accada. Ma la scuola dovrebbe intervenire prima che le cose accadano, dovrebbe far sì che progetti sulla legalità non rimangano solo teorie astratte, insegnando agli scolari che non si abbassa la testa innanzi ai soprusi, mai. La scuola dovrebbe insegnare che la vita è sacra e che quando uno dei suoi giovanissimi figli scampa alla morte per una violenza atroce a gratuita, si fa festa, si fa scudo intorno, affinché quella isolata sia soltanto la violenza e non chi la subisce.

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