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De Santis: “Ho sparato io ma senza mirare”. Le prime foto dell’ultrà in ospedale

Lettera agli inquirenti dell’ultrà romanista che il 3 maggio scorso sparò a Ciro Esposito. De Santis afferma di aver fatto fuoco ma senza mirare e di essere stato aggredito da trenta napoletani. “Non volevo uccidere nessuno”.
A cura di Carlo Tarallo
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"Voglio dire che è vero, alla fine i colpi li ho esplosi io ma senza mirare. Ero pieno di sangue dappertutto. Mi stavano ammazzando, punto e basta, sennò non sarei qui vivo anche se posso perdere la gamba. Mi hanno rincorso in trenta o forse di più e ho provato a scappare e già di spalle mi hanno preso a bastonate, mi hanno dato le prime tre coltellate e poi le bastonate”.

Daniele De Santis ha inviato due giorni fa ai magistrati della Procura di Roma Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio, che indagano sui fatti del 3 maggio scorso e sulla morte del tifoso napoletano Ciro Esposito, una lettera nella quale illustra la sua versione dei fatti. De Santis, infatti, afferma di non sentirsela ancora di essere ascoltato dagli inquirenti. Proprio oggi era in programma il primo interrogatorio.

De Santis, soprannominato “Gastone”, sparò a Ciro Esposito lo scorso 3 maggio a Tor di Quinto e nella lettera ammette di aver fatto fuoco. Le foto del documento scritto a mano e alcune immagini, risalenti al 22 settembre e scattate nell’ospedale Belcolle di Viterbo, dove si trova tuttora, sono state pubblicate su facebook dal giornalista Stefano Piccheri. Nelle foto si vedono dei segni sui glutei di “Gastone”, che riaprono il giallo delle misteriose coltellate che sarebbero state inferte all’ultrà romanista dai tifosi napoletani, ma che non sono state refertate all’ospedale Gemelli dove fu ricoverato subito dopo i fatti.

Nella ricostruzione De Santis spiega di “aver provato a chiudere il primo cancello ma non ci sono riuscito e mi sono rotto la gamba sotto il cancello. Sono davvero disperato – aggiunge – per quello che è successo e mi porto dentro tutto il dolore per la morte di Esposito Ciro. Non volevo uccidere proprio nessuno però purtroppo alla fine un ragazzo è morto”.

“Sono uscito dalla Boreale – aggiunge – dove vivo per chiudere il cancello perché si sentiva un casino di bomboni e fumogeni e dentro stavano giocando i ragazzi. Non ho tirato nessun bomboni, quando sono uscito ho solo raccolto un fumogeno che stava per terra e l’ho tirato e ho strillato al conducente del pullman di levarsi da là quando ho visto che c'erano già casini”.

“Hanno detto – prosegue – che volevo aggredire donne e bambini, mai fatto in vita mia. Mi stanno mettendo contro un'intera città come una guerra. La verità sta uscendo da sola e spero continuerà così. I medici mi hanno detto che rimarrò zoppo ma soprattutto ho paura per me e per i miei familiari. Dicono che le coltellate me le sono fatte tramite i servizi segreti”.

Un nuovo capitolo di questa storia che sembra non finire mai, una mossa destinata a scatenare nuove polemiche.

Le foto:

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