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Arzachena, bimbo segregato dai genitori: per torturarlo usavano ‘la voce del diavolo’

Una coppia di genitori e la zia di un bimbo di 11 anni sono stati condannati a otto anni per sequestro e maltrattamenti. Secondo i giudici del Tribunale di Tempio, in Sardegna, i familiari del piccolo erano mossi da “deprecabile crudeltà nei confronti di un bimbo ritenuto a volte un ostacolo al trascorrere del tempo fuori casa per divertimento”. Per terrorizzarlo, quando lo rinchiudevano, gli facevano ascoltare un nastro con una voce artefatta che chiamavano ‘voce del diavolo’.
A cura di Angela Marino
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Foto di archivio
Foto di archivio

La voce del diavolo, artefatta, registrata con il cellulare e trasmessa nella stanza buia dove veniva rinchiuso il bambino di 11 anni. Così genitori e zia torturavano il bimbo salvato dai carabinieri di Arzachena da una condizione di segregazione e torture in quella che è stata ribattezzata "la villetta degli orrori". Ora che i tre sono stati condannati a otto anni per sequestro di persona e maltrattamenti sono emersi gli agghiaccianti dettagli delle ‘torture' inferte al piccolo. Secondo il il giudice del Tribunale di Tempio, Marco Contu, che ha firmato le motivazioni della sentenza i tre condannati sarebbero "persone prive del benché minimo senso morale e di umanità, spietate e senza scrupoli, le quali non hanno esitato ad abusare, letteralmente torturandolo, di un soggetto di minore età assolutamente indifeso e alla loro mercé".

Depositate ieri, le motivazioni, chiariscono anche le ragioni per cui il piccolo veniva richiuso e terrorizzato, ovvero dall'esigenza dei famigliari di trascorrere del tempo fuori casa, a divertirsi, senza doversi curare del piccolo, che veniva lasciato nella sua stanza, con porte e finestre sbarrate, al buio, privato anche del letto, con due pagnotte rafferme e una bottiglia d'acqua per cibarsi e un secchio dove fare i bisogni. Così trascorreva serate e nottate intere, mentre i genitori uscivano per andare a cene con amici e feste in famiglia. Così, la notte del 29 giugno 2019, il bambino chiamò il 112 da un cellulare senza scheda telefonica per chiedere aiuto ai carabinieri. Fu ricostruito così, come con "accanimento maligno e per certi versi perverso" i familiari segregavano il bimbo. "Non si tratta di follia, ma puramente e semplicemente di cinismo, d'insensibilità e di deprecabile crudeltà nei confronti di un bimbo ritenuto a volte un ostacolo al trascorrere del tempo fuori casa per divertimento".

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