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Agricoltura in ginocchio tra danni e furti in tempi di emergenza: “Nessun aiuto, ma andiamo avanti”

Sono agricoltori siciliani che subiscono danneggiamenti o furti nei loro terreni. Ultimamente, ignoti hanno tagliato piantine e rubato i loro prodotti in piena emergenza Coronavirus e nel cuore della notte. Il loro grido di aiuto: “Siamo persone dignitose e non meritiamo questo abbandono – raccontano gli agricoltori – chiediamo solamente di essere tutelati”.
A cura di Francesco Bunetto
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Sono agricoltori e imprenditori agricoli siciliani di piccole e medie imprese, di Mineo e Palagonia, in provincia di Catania, territorio ricco di campagne di agrumeti. Da diversi anni subiscono danneggiamenti di migliaia di piante di agrumeti da parte di ignoti. L'ultimo grave avvenimento è accaduto nel corso della notte tra il 22 e 23 aprile 2020. Un fatto davvero inquietante che lascia basiti e sgomenti soprattutto in tempi di emergenza Coronavirus. "Siamo persone dignitose – hanno detto gli agricoltori –  non vogliamo soldi ma solamente essere tutelati".

Sebastian 23 anni. "Voglio rimanere nella mia terra"

Il primo a parlare è Sebastian Venuti, giovane agricoltore e produttore agricolo di Mineo, che, nel corso degli studi universitari, ha deciso di rimanere in Sicilia e non scappare via dalla sua terra per cercare fortuna altrove. Ma oltre il danno, anche la beffa, da diversi anni, ignoti girano indisturbati per compiere atti davvero inquietanti e nel cuore della notte. Rubano agrumeti o addirittura tagliano le piantine di innesto per danneggiare o eliminare il prodotto in crescita. L'ultimo fatto è accaduto nella notte tra il 22 e 23 aprile, in piena emergenza Coronavirus."La volontà di portare avanti l'agricoltura siciliana c'è – dice Sebastian – ma arrivare in campagna e trovare questi risultati, ci lascia senza parole. Oggi troviamo il nulla – continua – forse solo i costi delle tasse da pagare, senza il nulla nelle mani. "Sono persone che hanno sfidato le istituzioni per l'emergenza del Covid-19 e, nonostante queste, sono arrivati non timorosi di nulla, forse con delle forbici elettriche e hanno mozzato tutte le piantine sia nel mio terreno che degli altri colleghi". Conclude – I danni monetari sono all'incirca 15 mila euro che mettono in ginocchio l'agricoltura del territorio"

Francesco:"1600 piantine di arance, oggi c'è il nulla"

Francesco Mandrà, altro agricoltore, geometra e proprietario di un terreno di agrumeti, poco distante da quello di Sebastian, ha subito il danno maggiore. Oltre 1600 piantine di innesto di arance sono stati mozzati. "Quando mi hanno chiamato per dirmi di andare in campagna – racconta Francesco – mi sono precipitato e mi sono messo a piangere dalla disperazione dopo aver visto il campo tutto vuoto e con le piantine tagliate"."Mi auguro che questi ignoti vengano arrestati – conclude- noi abbiamo presentato una lettera aperta alla Procura della Repubblica, al Prefetto di Catania, al presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, alla stazione dei carabinieri sia di Mineo che di Palagonia, in cui chiediamo che in questo periodo di emergenza Covid19, non si riesce a capire come delle persone, nella notte, stavano in giro liberamente, e quindi vogliamo i tabulati delle celle telefoniche per vedere chi c'era in giro quella notte".

Mario. "Non abbiamo paura"

A parlare è Mario Siragusa, agronomo e agricoltore. "Noi abbiamo avuto danni come 20 mila euro – dice Mario – un danno consistente da parte di vandali e teppisti, senza nessuna motivazione.  Ogni mattino noi veniamo ugualmente a lavorare il nostro terreno con sacrifici immensi – continua Mario – non abbiamo ricevuto nessun aiuto da nessuno, anche se in questi tempi di crisi di emergenza, un piccolo aiuto poteva essere una cosa buova, ma non ci crediamo più". Conclude – "La forza, il coraggio e la passione non può levarcela nessuno, perché siamo gente onesta e perché non abbiamo paura di nessuno. Andremo sempre avanti perché crediamo nel nostro lavoro".

Giuseppe. Da imprenditore ad agricoltore

Giuseppe Berretta, è un imprenditore agricolo di Mirabella Imbaccari, nel catanese. A causa di questa emergenza Covid-19, ha dovuto tagliare il personale e la forza lavoro e, insieme alla sua famiglia, sono ritornati a lavorare in campagna. "Per essere occupati e fare qualcosa di produttivo – racconta Giuseppe – ci siamo arrangiati insieme alla mia faglia e siamo ritornati a lavorare in campagna, purtroppo siamo dispiaciuti per il taglio del personale". L'appello allo Stato di Giuseppe è forte e chiaro:"Diversi dipendenti sono stati lasciati a casa con un bonus di 600 euro, anche se, per me, era meglio che il dipendente non rimaneva a casa ad annoiarsi ma spartire il bonus tra imprenditore e dipendente poiché il sogno di un dipendente agricolo è quello di lavorare, essere produttivi e stare all'aria aperta in campagna". E ancora, l'invito allo Stato:"Lo stato può stare vicino all'agricoltura non facendo entrare dall'estero, sia dai Paesi europei che non, prodotti contraffatti che sono a basso costo e con scarsa qualità. Conclude Giuseppe – "Un'ulteriore aiuto che può dare lo Stato è quello di garantire la commercializzazione e la valorizzazione del nostro prodotto made in Italy".

Enzo. "Siamo persone dignitose"

Enzo Rasà è agronomo e agricoltore, presidente del consorzio Asparago Sovrano. Anche lui di Mirabella Imbaccari. "Noi agricoltori ci siamo sempre rimboccati le maniche e abbiamo sempre iniziato da zero contro tutti quelli che stanno cercando di distruggere l'agricoltura. "È inaccettabile che ancora nel 2020 possano arrivare prodotti dal Cile, dal Perù o dall'Argentina con il sistema «bypass» della Spagna, perché si crea un danneggiamento all'agricoltura italiana. L'appello alle istituzioni:"In Sicilia si deve mangiare il prodotto italiano made in Italy o siciliano – non quelli che arrivano dalla Tunisia, come i carciofi, che arrivano asparagi dalla Spagna o dal Cile o dal Perù, perché qui c'è gente che lavora con enorme sacrificio. Conclude – noi non chiediamo soldi alla nostra Regione Siciliana o al ministero dell'Agricoltura perché non vogliamo i loro soldi, noi chiediamo solamente di essere tutelati".

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