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Nasce DP, il partito degli scissionisti Pd, e Speranza dice: “Priorità il lavoro”

A tenere a battesimo il nuovo partito è stato Roberto Speranza, con Enrico Rossi, Arturo Scotto e Massimiliano Smeriglio a Roma. “Abbiamo un avversario, che è la destra e la deriva populista, e la battiamo solo costruendo una sinistra”. Non c’è D’Alema: “Non è un front man”.
A cura di Biagio Chiariello
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Si chiameranno “Democratici e progressisti” gli scissionisti del Pd. Roberto Speranza, con Enrico Rossi, Arturo Scotto e Massimiliano Smeriglio hanno battezzato la loro nuova creatura politica a Roma. Il simbolo è l’articolo 1 della Costituzione, ‘L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro‘: “è il tratto identitario più bello della nostra comunità", commenta Speranza che detta la linea programmatica del partito degli ormai ex dem. “Partiamo senza effetti speciali – dice l’ex capogruppo Pd alla Camera alla presentazione del nuovo movimento, alla Città dell'altra economia, nel quartiere Testaccio nella Capitale – perché la politica ha bisogno di realtà è verità. Di illusioni ne abbiamo avute tante e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti”.

"Oggi è il primo passo di un percorso che richiederà un confronto largo – riprende Speranza -. È il primo passo di una storia bella che ha come obiettivo quello di riconnettere il popolo del centrosinistra. È un nuovo inizio, un primo passo ma siamo ottimisti. Faremo una cosa informale, senza effetti speciali e fuochi d'artificio che ne abbiamo avuto abbastanza". Nelle prossime settimane gli scissionisti del pd, insieme a quelli di Sinistra italiana, dovrebbero dotarsi anche di gruppi parlamentari unitari. Non ci sarà Massimo D’Alema. “Non sarà un front man, non è candidato a nulla”, premette Speranza. E aggiunge: "Un nuovo centrosinistra libero da smanie autoreferenziali e dalla ricerca spasmodica di un leader che rappresenta se stesso e tutti",sottolinea Speranza.

“Siamo qui – ha sostenuto il governatore toscano Enrico Rossi – per ridare una prospettiva agli elettori che non si riconoscono più nel Pd e nelle politiche di Renzi". Rossi garantisce di puntare a "discutere con tutte le forze, quindi anche con il Pd "che non è più di centrosinistra". Quanto a ciò che accade nel suo ex partito, "Andrea Orlando – riconosce Rossi – è persona stimabile ma lì dentro si va a una conta per rimettere Renzi alla guida del Pd e per stabilire quanti posti in lista vanno a ciascuna area. Invece abbiamo bisogno di una svolta di politica economica: ci vogliono investimenti, assunzioni per i giovani, altro che bonus e politiche reaganiane".

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