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Liste elettorali per le politiche 2013: ecco i pregiudicati, i riciclati e i “figli di”

Presentate ieri le liste elettorali, ecco chi troveremo (o ritroveremo) nel prossimo parlamento. Da Cesaro, indagato per associazione camorristica, all’ex fasciorock e console di Osaka Vattani, passando per un ex tesoriere della Margherita già sotto inchiesta per bancarotta fraudolenta. E non mancano amici e parenti…
A cura di Davide Falcioni
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Qualcuno penserà che con la mancata candidatura di Nicola Cosentino nelle fila del PDL i Berluscones abbiano risolto la loro personalissima "questione morale", o che nelle fila del PD le cose filino alla perfezione ora che il nome di Crisafulli è stato ritirato dal garante Luigi Berlinguer. Eppure da destra a sinistra – passando ovviamente per il centro di Monti – è ancora tutto un fiorire di inquisiti, prescritti o semplicemente personaggi la cui candidatura è quantomeno discutibile. In un articolo pubblicato su L'Espresso ne possiamo ammirare un discreto campionario.

Ad esempio Roberto Formigoni, costretto ad abbandonare il Pirellone ma in lista in Lombardia al Senato, vanta un'accusa per corruzione. E' in buona compagnia, però, perché nell'altra lista regionale del Senato ci sono Antonio Angelucci – alle prese con un dibattimento per tangenti – e  Renato Farina (sì, proprio lui, l'agente Betulla), una pena di sei mesi patteggiata per aver favorito il sequestro di Abu Omar.

Ma ancora: in Campania porte spalancate a Luigi Cesaro, indagato per associazione camorristica e in odor di rapporti con i Casalesi. In Sicilia via libera a Antonio D'Alì, già rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa. In Puglia il giovane rampante Raffaele Fitto, con la recente richiesta di condanna per corruzione da parte della Procura di Bari, senza dimenticare Razzi e Scilipoti, con la fedina penale pulita ma quella politica discutibile. E come dimenticare Renata Polverini, in lista nel Lazio dopo le dimissioni dalla guida della regione. Non mancano i "parenti" da sistemare, come quello di Cesare Previti Gianfranco Sanmarco. E non mancano gli "amici", come il direttorissimo Augusto Minzolini catapultato in Liguria  o Alessia Ardesi, che pur di incontrare Berlusconi gli si infilò in macchina il giorno della Prima al Teatro dell'Opera di Roma.

La Lega, superati gli scandali, candida un fedelissimo come Oscar Lancini, sindaco di Adro balzato agli onori della cronaca per aver negato il diritto alla mensa ai figli di genitori che non riuscivano a pagare la retta mensile. A ciò si aggiunga la prescrizione per la società di famiglia, accusata di aver sversato nel fiume Oglio tonnellate di rifiuti tossici. La Destra di Storace premia l'impegno diplomatico di Mario Vattani, ex console di Osaka celebre per le esibizioni canore alle feste dei fascisti del terzo millennio di CasaPound.

Dall'altra parte della barricata c'è il PD: archiviata la pratica di Crisafulli  (rinviato a giudizio per concorso in abuso d'ufficio e archiviato per concorso in associazione mafiosa) – che comunque ha querelato Il Fatto Quotidiano, reo di aver "sollevato" il suo caso – rimangono in lista Nicodemo Oliverio, ex tesoriere della Margherita che fu sotto inchiesta per bancarotta fraudolenta per la cessione di Palazzo Sturzo; il toscano Andrea Rigoni, con una condanna prescritta a otto mesi per abuso d'ufficio; Francantonio Genovese, già sindaco di Messina, nipote dell'ex ministro Dc Nino Gullotti, uomo da 20 mila preferenze che gestisce il carrozzone dei servizi di formazione professionale da 500 milioni l'anno e può vantare un abuso d'ufficio per un affidamento illegittimo e Antonio De Caro, ex capogruppo dem alla regione Puglia, imputato per un concorso in tentato abuso d'ufficio. E non mancano anche qui parenti, amici e mogli.

Per quanto riguarda Rivoluzione Civile di Ingroia il presupposto del "cambiamento" – di pratiche e facce – è stato solo parzialmente rispettato: candidati blindati e sicuri della rielezione gli "azionisti" politici della lista Di Pietro, Diliberto, Ferrero e Bonelli, con buona pace dei tanti esponenti – di partito o di movimento – scelti democraticamente nelle assemblee di Cambiare si Può. Non pochi hanno storto il naso: come il giornalista Alessandro Gilioli, oppure Vittorio Agnoletto e la No Tav Nicoletta Dosio.

Liste pulite, linde, per la coalizione di Mario Monti che tuttavia imbarca una quantità indefinita di personaggi della cosiddetta "società civile": industriali, soprattutto, come quel Gregorio Gitti presente in ben venti consigli di amministrazione: chissà se risolverà gli eventuali conflitti d'interesse, una volta seduto sullo scranno alla Camera. E i parenti non mancano neppure dalle parti del Professor Monti: come Silvia Noè, cognata di Pier Ferdinando Casini. O come Fabrizio Anzolini, dirigente Udc in Friuli Venezia Giulia e presunto fidanzato di Maria Carolina, figlia di Casini. Ma c'è anche il nipote di De Mita, il figlio del presidente della Provincia di Caserta e Beppe Delfino, figlio di Teresio, sette legislature alle spalle. Tutto in coerenza, per carità: d'altro canto uno slogan Udc recita: "Preferisco la famiglia".

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