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Letta in un vicolo cieco: rimpasto o fine della corsa

Dalla Cancellieri alla De Girolamo, passando per le spine Saccomanni e Giovannini: sono tanti, troppi, i ministri in bilico. Che sono solo la facciata di un problema tutto politico.
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Zanonato, Saccomanni, Giovannini, Carrozza, Cancellieri, Mauro, Lupi, De Girolamo. Come vi abbiamo raccontato qualche giorno fa, sono gli otto ministri davvero a rischio nel caso in cui dovesse concretizzarsi un (complicatissimo) rimpasto di Governo. O meglio, sono gli otto "principali" ministri a rischio, dal momento che, sia pure per altre ragioni, potrebbe presto concludersi l'esperienza nell'esecutivo dei vari Bray, Trigilia, Moavero Milanesi, nonché di una pletora di viceministri e sottosegretari. Le ragioni alla base dell'insofferenza di Enrico Letta sono tante e diverse, ma tutte sembrano convergere verso una considerazione di fondo: in questo modo non è possibile andare avanti, o si cambia o si muore.

Il punto è che Letta ha margini di manovra molto più ridotti di quanto si possa pensare. A sinistra ha Matteo Renzi, che, nella sue lettura (peraltro resa più o meno inconsapevolmente esplicita proprio dall'intervista del Sindaco di Firenze a Cazzullo sul Corsera) continua a giocare a carte coperte e che non perde occasione per destabilizzarlo. Sia intervenendo a gamba tesa ad ogni minima indecisione del Governo (si pensi al salva Roma, al caos insegnanti ad esempio), sia soprattutto minando la credibilità dei membri dell'esecutivo (il caso Fassina è solo la parte emersa dell'iceberg). Ma soprattutto che Renzi sia intenzionato a mettersi di traverso lo si capisce dalla sua contrarietà ad un rimpasto "inclusivo", che porti cioè all'interno dell'esecutivo nomi direttamente indicati dal nuovo segretario del Pd. Una possibilità che Renzi considera una trappola e che Letta invece ritiene essere una garanzia di lealtà, oltre le chiacchiere e le rassicurazioni di facciata.

Poi ci sono "gli altri", Ncd, Popolari e Scelta Civica, che hanno e provocano problemi di altro tipo. La frammentazione di Scelta Civica ha infatti prodotto anche la moltiplicazione delle "esigenze individuali" di deputati e (soprattutto) senatori che hanno la necessità di tutelarsi e bramano "garanzie": il risultato è un "tutti contro tutti" che potrebbe rappresentare un serio problema se il margine di sicurezza della maggioranza al Senato si riducesse ancora. Il caos che regna nel Nuovo Centro Destra risponde invece ad altre logiche: quelle di una formazione nata per impedire il ritorno alle urne e destinata in ogni caso a ricongiungersi con "casa madre". Da cui conseguono due cose: Alfano farà di tutto per impedire la fine del Governo e Renzi non accetterà una tregua, se non armata.

Una guerra di posizione, dunque, che per ora sta logorando solo il premier. Che sa di dover passare al contrattacco. Già, ma come? Su L'Unità Maria Zegarelli prova ad avanzare un'ipotesi alternativa: "Non è un rimpasto stile prima Repubblica quello a cui pensa Enrico Letta e che il segretario del Pd Matteo Renzi vede come fumo negli occhi. Quello a cui sta pensando il presidente del Consiglio è un Letta 2, con relativo passaggio alle Camere per la fiducia, perché «in vista di obiettivi modificati e condizioni politiche diverse rispetto a quando è nato questo esecutivo può rendersi necessario un cambio di squadra», come spiega uno dei fedelissimi del premier".

Un cambio di rotta, dunque, con qualche testa che salterebbe e qualcuno che si salverebbe. A scamparla sarebbero quasi certamente i centristi Lupi e Mauro, così come Cancellieri, blindata più dal Colle che dalla fiducia del Parlamento. I due tecnici, Giovannini e Saccomanni, potrebbero invece essere destinati ad altro incarico (ancor oggi Renzi ripeteva: "Compito dei ministri però non è dare giudizi o opinioni, come i professori o gli ospiti dei talk show. Compito dei ministri è fare le cose. Che abbiamo fatto in questi mesi? Perché la disoccupazione è cresciuta? Giovannini dovrebbe rispondere su questo"); fuori anche la De Girolamo, non tanto (non solo) per l'inchiesta Asl di Benevento (non è indagata), quanto per la considerazione della necessità di un riequilibrio numerico dopo l'uscita di Forza Italia dalla maggioranza; a casa anche Zanonato e Carrozza, che pagherebbero la loro distanza dagli ambienti renziani. Mosse che però non garantirebbero il futuro di un esecutivo che resta sempre in bilico. O meglio, aggrappato alle strategie di Renzi.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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