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La Festa della Repubblica: il 2 giugno 1946 nasceva una nuova Italia, orgogliosa e dignitosa

Il 2 giugno 1946 il Paese sceglieva la strada della Repubblica e manifestava la volontà di ripartire, lasciandosi alle spalle il Ventennio e la tragedia del secondo conflitto mondiale.
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Il 2 giugno 1946 l’Italia e gli italiani, appena usciti dalla catastrofe della seconda guerra mondiale che tanti strascichi di dolore e miseria aveva lasciato, furono chiamati alle urne per il Referendum che avrebbe deciso il futuro assetto costituzionale del nostro paese. La scelta  cadeva tra la Repubblica e la Monarchia. Si trattò della prima vera consultazione a suffragio universale della storia d’Italia e la partecipazione al voto fu altissima, circa il 90 % degli aventi diritto, per l’esattezza 24.947.187 di cittadini si recarono ai seggi elettorali.

Il risultato sancì la vittoria della Repubblica con 12.717.923 voti contro i 10.719.284 ottenuti dalla Monarchia. In seguito al risultato Umberto II, allora Re d’Italia, partì per l’esilio e la XIII disposizione transitoria della nuova Costituzione vietò l’esercizio dei diritti politici ai membri ed ai discendenti di casa Savoia e l’ingresso in Italia ai discendenti maschi della famiglia. Tale disposizione venne in seguito abrogata, tanto da consentire ai Savoia di tornare in Italia il 15 marzo 2003, dopo ben 57 anni di esilio. Nel 1949,a quattro anni di distanza dall’esito del Referendum, il 2 giugno, data di fondazione della Repubblica Italiana, venne riconosciuta come festività nazionale. Nel 1977 però, a causa dell’elevato numero di festività infrasettimanali che incidevano negativamente sulla produttività generale del Paese (giova ricordare che in quegli anni si era determinata una congiuntura economica estremamente sfavorevole), i festeggiamenti relativi alla nascita della Repubblica vennero spostati alla prima domenica del mese di giugno ma infine nel 2001, con la Legge 20 novembre 2000 n.336, la festività del 2 giugno venne ripristinata.

Nel ripristinare la festività nazionale del 2 giugno molto incise la ferma volontà dell’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, deciso a restituire a questa data l’importanza e la solennità che essa merita. Si può affermare, senza tema di smentita, che il 2 giugno 1946 rappresentò una data epocale nella storia non solo politica, ma anche culturale economica e sociale, della nostra nazione. L’Italia usciva devastata dal secondo conflitto mondiale e sembrava a tutti gli effetti un Paese allo sbando senza più punti di riferimento. Il ventennio fascista aveva di fatto azzerato ogni pratica democratica, mandando in frantumi anche i già limitati spazi di agibilità pubblica e di democrazia istituzionale messi a disposizione dal preesistente Stato liberale. Si trattava, dunque, di ricostruire materialmente, politicamente e oseremmo dire moralmente  la nazione e di dare nuove basi democratiche allo Stato.

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Inoltre, ad un contesto internazionale altrettanto provato e decisamente attento agli sviluppi della situazione italiana, bisognava dare una risposta di forte cesura con il passato e con la tragica esperienza fascista. Una vittoria della Monarchia avrebbe determinato un’anacronistica immagine di sostanziale continuità con il regime, dati i legami strettissimi che fino ad un certo punto erano intercorsi fra la casa sabauda ed esponenti di primo piano del partito fascista, oltre a manifestare un’incapacità del nostro Paese nel giocare con convinzione la partita della modernità. Per fortuna il risultato elettorale, a dire il vero non senza qualche polemica sulla regolarità delle operazioni di voto ancora oggi oggetto di discussione tra gli storici, seppe raccontare un’altra storia. La storia di un paese che voltava definitivamente pagina e che, tra mille difficoltà, sceglieva con convinzione la strada della democrazia, un paese che cercava di liberarsi dall’ancora dilagante cultura patriarcale e machista concedendo il diritto al voto anche alle donne. Il voto del 2 giugno 1946 cancellava dunque simbolicamente anche il mito dell’uomo forte così come l’aveva inteso il fascismo, incarnazione vivente dello spirito del popolo, guida e faro di una comunità altrimenti inadatta a perseguire i propri interessi.

Ad esso si contrapponeva una nuova idea della sovranità popolare, un nuovo ethos condiviso, che nelle strutture repubblicane come nella stesura della Costituzione trovava la propria sublimazione. Si dava vita ad un nuovo corso democratico fondato sul tema della partecipazione e della rappresentanza. In ultima analisi il voto del 2 giugno 1946 rappresentò per l’Italia un nuovo inizio. Una vera e propria “rinascita” ideale, un riscatto morale che riusciva a far si che una intera nazione riuscisse a mettersi alle spalle, almeno in parte, le troppe umiliazioni subite. La Festa della Repubblica non può essere però soltanto un mero momento celebrativo. Il ricordo vivo di quella data deve plasmare nell’oggi le coscienze civili delle italiane e degli italiani.  La salvaguardia delle conquiste decisive sul piano democratico apportate dalla successiva Costituzione, nochè la difesa delle fondamenta repubblicane dello Stato devono porsi come imperativo morale per ogni cittadino. Il 2 giugno 1946 l’Italia riacquistava il proprio orgoglio e la propria dignità, quel giorno la storia lanciò forte l’appello alla pace ed alla democrazia, dopo 65 anni siamo ancora tutti chiamati a rispondere.

A cura di Rocco Corvaglia – Adriano Biondi

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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