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Gli 007 inglesi: “L’Isis potrebbe esportare il virus ebola”. Ma il rischio è molto remoto

Un dossier dei ricercatori militari britannici rivela come, in linea teorica, il rischio che l’Isis “immetta” il virus ebola in Occidente sia presente. In pratica, tuttavia, si tratta di un’ipotesi praticamente impossibile.
A cura di Davide Falcioni
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L'ebola potrebbe essere utilizzata come arma di bio-terrorismo: a rivelarlo – secondo il Guardian – sono gli scienziati del gruppo di ricerca militare di Porton Down, in Inghilterra, che hanno redatto un documento in cui si spiega che il terribile virus – che ha mietuto migliaia di vittime in quattro paesi africani – potrebbe essere utilizzato da organizzazioni terroristiche come Isis e Al Quaeda contro obiettivi occidentali. Il governo britannico, in particolare, ha chiesto agli esperti di "fornire indicazioni sulla fattibilità e il potenziale impatto che avrebbe un attore non statale sfruttando l'epidemia di ebola presente in Africa Occidentale per operazioni di bio-terrorismo".

Secondo il "centro di analisi sul terrorismo" la minaccia è presente" e per questo il "Regno Unito ha schierato tutte le sue potenzialità di intelligence". Il dossier del gruppo di ricerca militare delinea tre possibilità in cui i terroristi potrebbero tentare di sfruttare l'epidemia, che ha mietuto novemila vittime in Guinea, Sierra Leone e Liberia. Il primo scenario illustra l'"acuta sensibilità" sulla questione da parte delle autorità competenti. Il secondo e il terzo, tuttavia, mostrano come in realtà esistano problemi di carattere "pratico" singolarmente "non insormontabili" ma che nel loro complesso aumenterebbero a dismisura le difficoltà nell'introdurre l'epidemia nel Regno Unito.

Ebola introdotta dall'Isis: rischio molto remoto

Insomma, mentre in linea del tutto teorica il rischio di "importare" ebola tramite organizzazioni terroristiche è presente, in pratica si tratta di un'ipotesi alquanto remota. L'ipotesi era stata avanzata da vari politici nei mesi scorsi: Francisco Martinez, segretario di stato per la sicurezza in Spagna, aveva rivelato che l'Isis stava progettando di compiere attentati con armi biologiche. La dottoressa Filippa Lentzos, ricercatrice senior presso King College di Londra ed esperta di bioterrorismo, ha spiegato che il rischio di trasmissione dell'epidemia in un paese sviluppato è altamente limitato, anche perché è improbabile che un terrorista possa recarsi in uno stato colpito dal virus, ammalarsi e poi entrare in un paese occidentale. Certo, spiega la Lentzos, "se lo scopo dell'Isis non è quello di uccidere persone attraverso l'ebola ma quello di spaventarle l'obiettivo può essere facilmente raggiunto".

Il ricorso al bio-terrorismo è stato adottato in passato: dopo l'attentato alle Torri Gemelle del 2001 cinque persone morirono negli Stati Uniti dopo aver aperto lettere contenenti tracce di antrace. Nel 1980 invece venne diffusa salmonella nell'insalata di molti bar dell'Oregon allo scopo di far ammalare gli elettori di quello stato in occasione di una tornata elettorale. I ricercatori di Porton Down hanno analizzato le possibilità che l'ebola penetri tramite "agenti non statali", rivelando che è assai più probabile che i terroristi sintetizzino diversi geni patogeni in laboratorio e che tentino poi di immetterli in Occidente. Lentzos tuttavia spiega: "E' dannatamente difficile realizzare patogeni pericolosi in laboratorio. Non credo sia il caso di preoccuparsi".

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