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Calabria, pochi alla fiaccolata per la 16enne stuprata da anni: “Se l’è andata a cercare”

Il padre della giovane per tre anni violentata da un gruppo di ragazzi, tra cui il figlio di un presunto boss: “Se potessi prenderei mia figlia e la porterei lontana”.
A cura di S. P.
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Dalle carte dell’inchiesta che ha portato all’arresto, all’inizio di settembre, di otto persone emerge che la vittima di stupro era solo una bambina. Una bambina che però secondo alcuni del suo paese, in Calabria, “se l’è cercata”.  Tanto che solo poche centinaia di persone hanno partecipato a una fiaccolata organizzata per la giovane vittima di stupro di gruppo, che oggi ha 16 anni ma che quando è iniziato il suo incubo ne aveva appena 13. “Ci dispiace per la famiglia, ma non doveva mettersi in quella situazione”, è uno dei commenti raccolti a Melito Porto Salvo dal quotidiano La Stampa. “Sapevamo che era una ragazza un po’ movimentata”, avrebbe detto qualcuno. “Non avevo più stima in me stessa. Certe volte li lasciavo fare. Se mi opponevo, dicevano che non ero capace. Mi veniva da piangere. Mi sentivo una merda”, è quanto però ha raccontato la ragazzina, che non mangiava più e spesso mancava da scuola.

L’incubo vissuto dalla ragazzina – I suoi aggressori andavano a prenderla dopo le lezioni, la caricavano in auto e sceglievano il posto dove violentarla a turno. Avrebbero approfittato della fragile personalità della giovane, che aveva iniziato una relazione con uno di loro, un ragazzo più grande di lei. Tra la fine del 2013 e gli inizi del 2015, secondo quanto emerso dalle indagini, avrebbe subito più volte abusi dal gruppo di giovani arrestati. Tra loro c’è Giovanni Iamonte, figlio di un presunto boss della ‘ndrangheta di Melito Porto Salvo attualmente detenuto.

Il padre: “Mi aspettavo questo tipo di partecipazione” – Alla fiaccolata per la ragazzina, in mezzo alle poche persone presenti, c’è anche il padre: “Purtroppo mi aspettavo questo tipo di partecipazione”, ha detto camminando con un piccolo lumino in mano. “Tante volte avrei voluto andarmene da questa situazione. Non mi piace usare la parola schifo, perché a Melito ci sono cresciuto. Ma se potessi, certo, se non avessi il lavoro, prenderei mia figlia e la porterei lontana. Abbiamo cercato solo di difenderci”, ha aggiunto.

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