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Tragedia Chieti, bimba caduta dal viadotto senza nemmeno urlare: forse drogata dal padre

L’omicida Fausto Filippone ha spiegato al mediatore che era stato colpito da un trauma 15 mesi fa. E ora si indaga su tutta la vita della coppia di Pescara con l’obiettivo di fare chiarezza su una tragedia che ha ancora molti punti da chiarire. E spunta l’ipotesi della trappola per mamma e figlia.
A cura di Biagio Chiariello
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“La bambina era come stordita, in totale stato di shock, con una condizione emozionale di tipo inibitorio. Non ha urlato, non ha fatto nulla". Tra i tanti punti da chiarire del dramma di Francavilla al Mare (Chieti) c'è anche quel silenzio nel volo mortale della piccola Ludovica, 11 anni. Suo padre Fausto Filippone, domenica pomeriggio si è ucciso gettandosi da un viadotto sulla A 14, dopo estenuanti trattative con le forze dell’ordine, e dopo aver fatto precipitare dallo stesso viadotto la figlioletta. Una delle ipotesi vagliate dagli inquirenti è che l’uomo l'avesse anche drogata con un sonnifero prima di gettarla dal ponte. Il professor Massimo Di Giannantonio, ordinario di psichiatria all'Università di Chieti, pensa invece che la bimba potesse essere sotto shock. Lo specialista è stato, assieme al maresciallo dei carabinieri, Alessio D'Alfonso, il mediatore che per sette ore ha provato a convincere Filippone a non gettarsi. “La bambina era seduta sul parapetto col padre, poi l'uomo la spinta giù: è caduta per 40 metri senza un urlo” a riportarlo è il Messaggero, che ha intervistato Di Giannantonio.

Per Filippone un trauma avvenuto 15 mesi fa

L’obiettivo principale degli inquirenti è cercare un perché di tutta questa follia che coinvolge anche la moglie dell’uomo Marina Angrilli, insegnante di lettere al liceo scientifico di Pescara, morta dopo la caduta da un balcone a Chieti nella mattinata di domenica. La questura di Chieti sta ricostruendo gli ultimi attimi drammatici. Da chiarire è anche il contenuto di un foglio volato giù dal viadotto: appunti, sembra, trascritti durante il colloquio tra Filippone e un agente intervenuto in attesa dell'arrivo del mediatore. Smentita la notizia trapelata ieri secondo cui il documento recasse dei nomi scritti dall’uomo. Quei fogli saranno comunque sottoposti al vaglio tutti i pc e dispositivi elettronici della famiglia. "Filippone ha detto che era un uomo felice e aveva una vita serena, poi qualcosa è cambiato 15 mesi fa quando ha avuto un forte trauma", ha spiegato il mediatore.

 L'ipotesi della trappola per mamma e figlia

Dalle prime ricostruzioni, sembra comunque venir fuori un piano architettato sotto ogni dettaglio da Filippone. Un piano che coinvolgerebbe anche la morte di Marina Angrilli. Con la scusa di comprare una lavatrice per l'appartamento che la coppia affittava a degli studenti, l'omicida ha convinto la moglie ad accompagnarlo a Chieti. E una volta lì, la caduta dal balcone. .A dare l'allarme i condomini ma nessuno avrebbe visto il momento in cui è caduta la donna. Filippone sarebbe arrivato qualche istante dopo senza però mostrare segni di dolore. L’uomo avrebbe lasciato un nome falso e poi sarebbe andato a prendere la figlia che era dagli zii. Per compiere il suo ultimo folle gesto.

 "Mia moglie deve farsi perdonare"

"Devo chiedere perdono a mia moglie", è una altra delle frasi che avrebbe detto ai mediatori, aggiungendo però che "anche mia moglie ha molte cose da farsi perdonare". Secondo quanto sostenuto da alcuni parenti, Filippone soffriva di depressione. E in particolare sua sorella, di professione medico,  gli aveva suggerito (poco dopo la perdita della loro madre) di prendere psicofarmaci e di farsi seguire da un professionista. Ma lui ha sempre rifiutato.

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