Martina Strazzer, essere una giovane imprenditrice oggi: “Davo il telefono a papà, volevano voce maschile”

L'avventura di Amabile è cominciata in tempo di Covid quando Martina Strazzer aveva 19 anni e faceva gioielli nella sua cameretta. Aveva implorato le amiche di mettere qualche like alle foto sui social, perché altrimenti nessuno avrebbe seguito la pagina né acquistato i prodotti. Dalla sua parte pochi fondi economici, ma tanta determinazione e tanta creatività. Il progetto è cresciuto in modo esponenziale, complice anche una coinvolgente narrazione social, diventando un impero da 6 milioni di fatturato nel 2023. L'azienda ha assunto persone, sono nati store fisici in affiancamento all'online, si sono sviluppati collaborazioni e progetti paralleli. Di recente Martina ha organizzato un Festival e si è lanciata in un nuovo progetto imprenditoriale parallelo, molto diverso: ha lanciato la app Taccier dedicata alla ricerca del lavoro. Tante altre idee sono ora in cantiere, per sorprendere i follower e gli amici del brand, come ha raccontato l'imprenditrice a Fanpage.it.
I nuovi progetti di Martina Strazzer
Amabile non è solo gioielli, è una community che con affetto segue Martina Strazzer da diversi anni, che acquista i suoi gioielli, ma non solo. Proprio per ringraziare chi nel tempo l'ha sostenuta e apprezzata, contribuendo alla sua crescita umana e professionale, l'imprenditrice ha organizzato un evento a Ercolano: un'occasione di incontro preziosa. "Era tutto brandizzato Amabile, che era il fulcro, l'organizzatore, però era una cosa diversa dalle solite iniziative che tendenzialmente le aziende organizzano per i clienti: palco, zona relax, pop-up di vendita. È stato bellissimo. C'era una parte di promozione e una di interazione. Noi siamo tipici per queste iniziative, per entrare in contatto col consumatore al di là della vendita. Ne abbiamo fatte diverse, per creare interazione con la community" ha raccontato. Questo ha a che fare con la natura "virtuale" con cui il brand è nato: uno store online. "Per noi è importante coltivare il rapporto, creare connessioni fisiche con le persone: è un modo per andare oltre l'astratto del telefono" ha spiegato. Anche se Amabile resta la sua creatura, l'imprenditrice sta seguendo anche un altro progetto parallelo, una app che mette in contatto aziende e persone in cerca di lavoro: "Io ho pensato a Taccier in risposta a un'esigenza imprenditoriale che avevo in Amabile: cercare personale. Secondo me c'è poca chiarezza quando un'azienda apre una posizione e il candidato rischia di candidarsi a posizioni incompatibili. È un cortocircuito che fa perdere tempo ed energie e genera frustrazione".

Essere una giovane imprenditrice oggi: le difficoltà incontrate nel percorso
All'inizio era impossibile prevedere il successo di Amabile. Martina si è dovuta fare spazio in un mondo di cui lei stessa sapeva poco e il fatto di essere così giovane e così inesperta non è stato certo d'aiuto. Molti dei professionisti con cui si confrontava non le davano molta credibilità, non erano interessati a ciò che aveva da dire. Si è scontrata con una società maschilista e piena di pregiudizi nei confronti dei giovani, incastrati in uno stereotipo negativo che ci ha messo un po' a scrollarsi di dosso.

Ripensando a quel periodo ha ricordato: "Era utopico aspettarsi qualcosa di diverso data la società in cui siamo. All'inizio io non avevo nulla che potesse farmi guadagnare credibilità e rispetto nel mondo imprenditoriale, che è tendenzialmente adulto e maschile, antico. Ci sono tanti consulenti poco aperti mentalmente, poco abituati a interfacciarci coi giovani, alle start-up. Su tutti i fronti: agenti immobiliari quando cercavo i primi uffici, i proprietari dei posti dove ero in affitto, le persone nella filiale della banca. Tante volte mi son trovata costretta a passare il telefono a mio papà o all'avvocato: solo per far sentire una voce maschile. C'era chi dichiarava di non voler proprio parlare con le donne: discutevano solo con un uomo. Ancora oggi ho difficoltà: con chi non mi conosce, sono la stessa di 5 anni fa. Invece riesco ad avere un rispetto diverso da chi mi conosce, da chi ha figli o figlie che mi seguono".

Il successo di Amabile: 50% prodotto e 50% narrazione
I dati del fatturato parlano chiaro: 65.000 euro nel 2020, 350.000 euro nel 2021, 4 milioni nel 2022, 6 milioni nel 2023. Sicuramente Martina ha molto collegato il proprio brand alla propria immagine: sui social ha proposto una narrazione coinvolgente, giovanile, fresca, amichevole. Ci ha messo la faccia, letteralmente. All'inizio è stata importante questa strategia, perché i suoi gioielli si sono fatti conoscere sui social proprio in questo modo e i follower si sono affezionati anche a lei, al suo percorso, alla sua idea, al suo progetto. Ma il prodotto è rimasto sempre centrale e col crescere del fatturato (e della competitività nel settore) anche lei ha capito di doverci investire di più.

Ha raccontato: "C'è un pre e un post. All'inizio oggettivamente non poteva essere un'azienda che conquistava con un prodotto impeccabile e un servizio impeccabile. Di fatto ero solo una ragazza di 19 anni che stava provando a fare qualcosa, quasi per gioco. Quindi inizialmente il fattore di successo è stata la narrazione. Nel tempo, però, per mantenere viva l'azienda abbiamo dovuto fare dei passi avanti: prodotto, servizio, management, retail. Stiamo perfezionando cose e costruendo motivi per farci scegliere, al di là della narrazione. Non posso per tutta la vita essere sempre così tanto in prima linea. Ad oggi è 50 e 50: Amabile non dipende totalmente dalla mia narrazione. L'interesse è per il prodotto e per il brand, poi certo c'è una parte di pubblico che continua a essere intrattenuta da me".

Qual è il futuro di Amabile
Amabile è nato online, ma a un certo punto Martina si è resa conto che percorrere solo quella strada non era sufficiente: c'era bisogno di affiancare anche store fisici. Attualmente gran parte delle energie dell'azienda sono concentrate proprio su quel fronte: "Puntiamo a qualche punto vendita cardine in città di riferimento. L'online può bastare, alcune aziende stanno bene senza il fisico, Amabile ne ha bisogno. Serve mettere radici: i negozi sono un messaggio di solidità e serietà per noi. Anche qui si combatte con uno stereotipo, è chiaro, per non rimanere un brand astratto, virtuale. Il pubblico più adulto che non ci ha seguito nel tempo ci vede così. E poi il nostro tipo di prodotto è più difficile da vendere online, a differenza di altre categorie merceologiche: online facciamo fatica a far vedere bene colori, brillantezza, gli anelli vanno provati. Dal vivo l'impatto è diverso".

Il marchio esiste da pochi anni ed è già un punto di riferimento nel settore. Guardando al futuro, Martina non esclude del tutto categoricamente di appoggiarsi a qualcuno: "Attualmente vendere non è tra i miei obiettivi. Mi sono ammorbidita sulla questione investitori: prima volevo fare tutto io assolutamente, ma perché avevo anche più paure. Ora sto capendo che però potrei valutare la cosa, per il bene dell'azienda. Per ora comunque ci autofinanziamo al 100%: voglio andare piano, perché mi diverto molto. È una gioia fare questo lavoro e assistere alle sue evoluzioni. Io ora mi godo questo viaggio. So che se arrivasse un fondo l'accelerazione sarebbe importante: ma non me lo godrei e sarebbe un peccato".