
Una frase infelice, una gogna mediatica, un polverone che però fa riflettere. Perché i residui di certi concetti malati e di certi stereotipi duri a morire stanno spesso in quelle frasi che pronunciamo quasi senza accorgercene. Sono frasi che probabilmente non diremmo, con qualche secondo in più di riflessione.
Jane Campion in uno dei momenti più importanti della sua carriera ha dedicato parte del suo discorso all’uguaglianza di genere, alle battaglie condotte nel mondo del cinema, per emergere. Lei si è trovata a competere in un settore (la regia) a prevalenza maschile. E ce l’ha fatta: ha ottenuto più volte il premio come Migliore regista, col film Il potere del cane. Dopo il trionfo ai Golden Globes, ai BAFTA e ai Critics' Choice Award, forse sarà suo anche l'Oscar.

Ma a un certo punto del suo discorso prendendo come esempio le fortissime tenniste Venus e Serena Williams, le ha come sminuite: ha ceduto al richiamo del confronto. La regista neozelandese ha sottolineato che a differenza sua, loro non hanno dovuto lottare contro i maschi. La regista ha forse per un attimo dimenticato quanto le due sorelle si siano dovute scontrare col razzismo, col body shaming, col sessismo per tutta la loro carriera. Sommersa di critiche, si è poi scusata per le sue parole e con le due sorelle: "Non avevo intenzione di svalutare queste due leggendarie donne nere e atlete di livello mondiale" ha detto.
Purtroppo ci hanno insegnato che siamo brave solo se abbiamo la meglio su un uomo, che siamo forti solo se "abbiamo gli attributi", proprio come ce li hanno gli uomini. E purtroppo ci hanno insegnato a farci la guerra tra noi, quando in realtà proprio la sorellanza sarebbe un’ottima arma a nostro favore. Siamo brave e talentuose a prescindere, non se a riconoscerlo è un uomo o se sminuiamo un'altra donna di talento.