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Non mettiamo fretta a Sinner: abbiamo visto solo i primi metri di un percorso bellissimo

Il 2020 e il 2021 per Jannikl Sinner sono stati due anni folli, pieni di prime volte e record da stabilire settimana dopo settimana. Come l’inizio di ogni percorso di crescita, ha vissuto anche di alti e bassi, ma il talento, la forza mentale e la bravura tecnica ci dicono già che stiamo ammirando i primi passi di un fenomeno.
A cura di Jvan Sica
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Sei nato il 16 agosto 2001 e meno di venti anni dopo già troppi ti chiedono di essere se non il migliore di tutti, almeno al loro livello, perché un’intera nazione che segue il tuo sport, lo segue da sempre, ma da quasi 50 anni non ha più campioni da ammirare non vede l’ora di guardare in te il campionissimo capace di far sventolare finalmente la bandiera a tre colori nelle arene più importanti del mondo. Questa è in estrema sintesi la storia e il peso quasi insostenibile che deve portarsi addosso da almeno due anni Jannik Sinner, la cosa più vicina a un fuoriclasse che abbiamo visto noi italiani con una racchetta in mano dalla seconda metà degli anni ’70.

Il 2020 per Sinner è stato l’anno delle prime volte, perché i pionieri non sanno che stabilire record. Inizia l’anno infatti e diventa il più giovane tennista italiano della storia ad aver vinto un incontro all’Australian Open e, dopo Diego Nargiso, il secondo ad aver superato un turno in una prova del Grande Slam. Nel torneo di Rotterdam diventa il più giovane italiano ad arrivare ai quarti di finale di un ATP 500. La pandemia lo frena, come tutti, ma non lo ferma. Agli Open d’Italia diventa il primo giocatore nato nel 2001 a qualificarsi per gli ottavi di finale di un torneo Masters 1000. Partecipa al Roland Garros ed esagera, battendo Zverev agli ottavi e diventando il più giovane italiano di sempre a raggiungere i quarti di finale in una prova del Grande Slam. Quasi a fine anno vince il suo primo torneo, l’ATP 250 di Sofia ed è il più giovane (19 anni, 2 mesi e 29 giorni) dei 26 tennisti italiani ad aver conquistato un titolo ATP nell'era Open.

Quando vivi un anno così, da apripista e fenomeno annunciato e atteso, l’anno successivo può andare solo in due modi: o salti del tutto, trovandoti in faccia quello che in NBA è il “rookie wall”, perché arrivano tutti in una volta i problemi di adattamento a contesti agonistici così complessi, oppure spicchi il volo senza planare, con la paura però che sia il coraggio folle di Icaro a portarti ancora più in alto. Sinner invece ha fato quello che fanno i campioni, ovvero continuare a salire la scala un gradino alla volta, iniziando a guardare il paesaggio dall’alto.

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In realtà ha iniziato questo 2021 nel miglior modo possibile, vincendo subito l’ATP 250 di Melbourne e facendoci sperare in qualcosa di molto grosso agli Australian Open. Ma è nel Major australiano che Sinner subisce la prima battuta di arresto, perdendo al primo turno contro Denis Shapovalov per 3-6, 6-3, 6-2, 4-6, 6-4 dopo quattro ore di gioco. Fin da subito chi parla e scrive si divide: Sinner è in un percorso di crescita già allo stato avanzato. Sinner non regge ancora i grandi appuntamenti, cosa che ci saremmo invece potuti aspettare. Da qui in avanti è un rimbombo di voci che per fortuna il tennista sembra non ascoltare.

Con alti e bassi arriva al Master 1000 di Miami e qui abbiamo un’altra prova del suo talento indiscusso. Arriva in finale battendo Hugo Gaston, Karen Chačanov, Emil Ruusuvuori, Alexander Bublik e in semifinale la testa di serie n° 7, Roberto Bautista Agut. Con questa finale diventa il quarto Under-20 nella storia del torneo ad arrivare in finale dopo Andre Agassi, Rafael Nadal e Novak Đoković. Sentiamo questi nomi e ci inebriamo, lo vogliamo già al tavolo con loro, poi perde in finale contro il polacco Hubert Hurkacz e tornano le chiacchiere sul suo non essere pronto.

Quando sulla strada ci sono i Djokovic, come a Montecarlo, o i Nadal, come a Roma e al Roland Garros, Sinner perde e dice a tutti di dover ancora aspettare e lavorare per poterli impensierire. Poi però nell’ATP 500 di Washington vince il torneo e tutti di nuovo a dire che il predestinato è già arrivato. Il momento più buio dell’anno è vissuto da Sinner tra giugno e luglio. Perde al primo turno sia al Queen's che a Wimbledon e decide di non andare a Tokyo per le Olimpiadi. È un momento normalmente difficile in un percorso di crescita, ma fermarsi in quella fase per il proseguo della stagione si rivelerà molto positivo.

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Da agosto in poi infatti Sinner le fa tutte giuste, non vincendo sempre come è normale che sia, ma migliorando partita dopo partita. Agli US Open raggiunge gli ottavi di finale, rivince a Sofia, battendo in finale Gaël Monfils, vince l’ATP 250 di Anversa battendo l’osso durissimo Diego Schwartzman. Rischia di andare di diritto alle ATP Finals di Torino, ma non ci riesce per poco, anche se il forfait di Berrettini gli permette di giocare due partite, la prima vinta contro Hubert Hurkacz, battuto con facilità 6-2, 6-2, la seconda persa contro il russo Danill Medvedev.

E infine c’è il Sinner forse più bello della stagione, quello in maglia azzurra della Nazionale in Coppa Davis. Esordisce con l’Italia e vince tutte le partite che disputa in singolare, battendo l’americano John Isner, il colombiano Daniel Elahi Galán e il croato Marin Cilic. Cerca anche di fare l’impresa con Fognini nel doppio, ma il duo croato Nikola Mektić – Mate Pavić non ha eguali al mondo.

L’ultimo Sinner del 2021 è un grande fuoco che arde e che non vediamo l’ora possa incendiare di passione tutto il circuito e i tifosi italiani in particolare. La manfrina dialettica per la quale potrebbe essere già il migliore ma perde contro i mostri è così assurda da essere diventata stucchevole e poco considerata ormai da tutti. Jannik Sinner ha un talento e un futuro senza limiti, basta seguirlo e non perdersi nemmeno un passo della sua strada. Sarà di sicuri la strada di un campione.

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