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Il giorno in cui Paolo Savoldelli si mostrò grande rifiutando la maglia rosa scippata a Pantani

Paolo Savoldelli oggi compie 48 anni ed è ricordato da tutti per le sue incredibili doti di discesista che gli hanno permesso di vincere due Giri d’Italia. Inoltre il 5 giugno 1999, dopo l’esclusione di Marco Pantani si rifiutò di indossare la maglia rosa per rispetto nei confronti del corridore romagnolo. Quel giorno perderà maglia e Giro, ma sarà sempre ricordato per la sua integrità e serietà.
A cura di Jvan Sica
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Paolo Savoldelli è stato un ottimo ciclista, un atleta di grande intelligenza, capace di vincere utilizzando la strategia negli anni in cui nel ciclismo servivano solo i motori (in buona parte chimicamente truccati) che le gambe ti mettevano a disposizione. Per Ullrich, Armstrong e tanti altri serviva la squadra per proteggerli, accompagnarli, farli stancare il meno possibile, ma poi quando era il momento di andare serviva semplicemente schiacciare i pedali come forsennati e vincere senza guardarsi indietro.

Paolo Savoldelli invece ha vinto partendo da una situazione di inferiorità evidente sotto diversi punti di vista. Non ha mai avuto una squadra che “giocava” solo per lui, in salita era molto facilmente staccabile da atleti molto più agili di lui, come Gotti, Simoni, Garzelli e Basso, a cronometro non era assolutamente fermo, ma non era un grandissimo specialista, capace di distanziare così tanto gli avversari da batterli praticamente solo su quel terreno, come pochi anni prima aveva fatto Miguel Indurain. Paolo Savoldelli aveva una sola incredibile skill a cui si affidava per annullare le sue debolezze, la capacità di essere veloce e tecnico in discesa. In quello specifico momento di una corsa ciclistica sapeva sempre mettere una pezza e i suoi più grandi trionfi li ha costruiti buttandosi con folle classe soprattutto lungo le discese alpine.

Per la verità oggi Paolo Savoldelli non è solo riconosciuto e stimato per le sue vittorie, ma in qualche modo anche per una determinata giornata in cui ha perso.

Il 5 giugno 1999 c’è la tappa Madonna di Campiglio-Aprica e tutti si aspettano un’altra meravigliosa prestazione da parte di Marco Pantani a poco dalla sua seconda vittoria consecutiva nella corsa rosa. Quel mattino Pantani è fermato per ematocrito fuori norma, Paolo Savoldelli, secondo in classifica, rifiuta di indossare la maglia rosa per rispetto nei confronti del corridore romagnolo che fino a quel momento aveva dominato e fatto spettacolo. Da primo in classifica virtuale poi Paolo Savoldelli perderà tappa, maglia e Giro ai danni di Ivan Gotti, ma resterà per sempre nei ricordi degli appassionati la sua scelta di non voler colorarsi di rosa dopo che qualcuno aveva “colpito” Marco Pantani. Il giorno in cui ha perso, Savoldelli ha dimostrato di essere un grande uomo.

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“Tutti guardavano la televisione per guardare Pantani, ma vedevano anche me. Era un traino, era come Valentino Rossi, come Tomba, il ciclismo a Pantani deve tantissimo e per questo che a tutti dispiace moltissimo per quello che è successo, perché più che altro lui era un bravo ragazzo”.

Questa scelta verrà ripagata tre anni dopo, al Giro del 2002, nel quale parte da outsider ma che Savoldelli vince anche per colpe altrui: Stefano Garzelli è fermato per positività al doping, Gilberto Simoni si ritira perché trovato positivo alla cocaina dopo un controllo effettuato due settimane prima e Francesco Casagrande spinge a terra un altro ciclista. Sull’albo d’oro appare il suo nome, il resto, come accade sempre nello sport, è narrazione.

Nel 2005 passa alla Discovery Channel di Lance Armstrong, dopo due anni pieni di infortuni alla Telekom. La squadra gli affida i gradi di capitano al Giro d’Italia e lui ripaga l’investitura vincendo di nuovo. A fargli ottenere il secondo titolo questa volta la salita, quella verso Ortisei in cui stacca Ivan Basso e vince poi la corsa con soli 28’’ di vantaggio su Gilberto Simoni. Simoni in realtà lo aveva staccato nella penultima tappa sul Colle delle Finestre, ma quella volta è la discesa ad aiutarlo e a farlo recuperare.

Dopo quel Giro vinto ha iniziato a perdere forma e voglia e senza tanti giri di parole o contratti tanto per recuperare qualche soldo ha detto basta con il ciclismo, dimostrando ancora una volta integrità e serietà. Essere forse il più forte discesista della storia del ciclismo non fa l’effetto dei grimpeur, ma intanto questa sua incredibile capacità gli ha dato due Giri e tante tappe prestigiose, oltre al ricordo dei tanti appassionati che ancora oggi parlano dei voli del “Falco”.

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