29 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Zubizarreta a Fanpage: “Luis Enrique non cercherà la sua vendetta personale contro l’Italia”

Andoni Zubizarreta ha giocato per dieci anni difendendo la porta della Spagna, con la quale si è spesso misurato contro l’Italia. Titolare nel famigerato match dei quarti di finale dei Mondiali 1994, l’ex portiere basco parla delle sue sfide del passato e analizza la semifinale degli Europei in programma stasera a Wembley.
A cura di Antonio Moschella
29 CONDIVISIONI
Immagine

Portiere titolare della nazionale spagnola e presente a quattro edizioni dei mondiali e a tre degli europei, Andoni Zubizarreta ha nel suo palmarés una Coppa dei Campioni con il Barcellona e sei campioni di Spagna tra Athletic Bilbao e il club catalano. Proveniente dalla grande tradizione dei portieri baschi come Iribar, Arconada e l'attuale titolare della Roja Unai Simón, è il quinto giocatore con più presenze nella selezione iberica (126 in totale) e ha nel suo curriculum una serie di incontri importanti contro la nazionale azzurra e i club italiani nelle competizioni europee. Contattato alla vigilia della semifinale degli europei tra Italia e Spagna, l'ex portiere ricorda a Fanpage.it lo storico Italia – Spagna dei mondiali 1994 prima di dedicarsi ad analizzare lo scontro di stasera nel quale vede due squadre con le stesse opzioni di qualificarsi alla finale di domenica.

Cosa le viene in mente se le dico Italia?
"Il primo ricordo è quello degli europei del 1988 in Germania, nel match della fase di gruppo a Francoforte. Perdemmo 1-0 con gol di Vialli, che giocava in attacco proprio con Mancini. Li avrei ritrovati poi nella finale di Coppa dei Campioni a Wembley nel 1992, e adesso vedo con piacere che continuano a essere così legati nella nazionale attuale".

Il ricordo più cocente è però quello dei quarti dei mondiali del '94 a Boston…
"In quell'occasione avevamo la sensazione che chi avrebbe vinto quell'incontro sarebbe andato in finale. E infatti così fu per l'Italia. La partita fu combattuta, e noi avemmo più occasioni, ma alla fine passarono gli azzurri…".

Nel gol decisivo di Roberto Baggio nel finale la palla entrò di un niente sotto le gambe di Abelardo…
"Fu una tipica giocata di contropiede. Avevo capito che Baggio avrebbe provato a dribblarmi e mi allungai il più possibile per rendergli difficile il controllo a seguire. Riuscii persino a toccare la palla e vidi come Baggio si allargava per calciare. Poi la palla entrò tra le gambe di Abelardo. Avemmo la sensazione di non poter fare nulla contro un giocatore del genere".

Quale fu la sua reazione dopo quel gol?
"Mi alzai subito e pensai che ci restava ancora del tempo per rimontare. Avevamo avuto varie occasioni e meritavamo almeno il pareggio".

Si riferisce all'occasionissima divorata da Salinas?
"Non proprio, parlo più che altro dell'episodio nell'area dell'Italia che vide protagonisti Tassotti e Luis Enrique…".

Cosa ricorda di quella gomitata non sanzionata dall'arbitro?
"Ero molto lontano e non vidi bene. Ma per questo dico che avremmo potuto farcela quel giorno, perché avemmo varie occasioni. Non aggiungo altro".

Crede che Luis Enrique stasera cercherà la sua vendetta sportiva contro l'Italia?
"Guarda, ormai sono passati quasi trent'anni e credo che sia inutile continuare a parlare di quell'episodio. Ma conosco Luis e so che non andrà alla ricerca di una vendetta personale".

Immagine

Lei è stato portiere della Spagna per dieci anni. Adesso il titolare è Unai Simon, che conferma la grande tradizione dei portieri baschi. Il suo errore contro la Croazia lo ha risvegliato da un certo torpore?
"Sono cose che succedono a tutti i portieri, anche ai più grandi. Eppure subito dopo Unai ha dimostrato di avere moltissimo carattere, tenendo in piedi la Spagna con due grandi interventi e giocando sempre partendo dal basso, che è la caratteristica per la quale Luis Enrique lo impiega da titolare. Unai ha avuto il merito di non nascondersi, di non tirarsi indietro e soprattutto di essere decisivo, cambiando radicalmente una situazione molto complicata".

La decisione di Luis Enrique di scegliere lui al posto del più esperto De Gea è stata una scommessa vinta?
"Credo semplicemente che Luis abbia a disposizione una rosa nella quale tutti sono potenziali titolari. Una delle principali virtù di Luis è quella di saper gestire il gruppo. Quando ha dovuto ha difeso pubblicamente Unai e Morata, e ha fatto affidamento a un giocatore esperto come Azpilicueta nel momento del bisogno. Lui sa cosa significa giocare per la nazionale spagnola".

Mancini ha anche lui dimostrato di far sentire tutti egualmente importanti.
"Il suo grande merito è stato di dare sostanza a questa squadra. Adesso bisognerà vedere come entrerà in campo Emerson Palmieri al posto di Spinazzola".

Senza Sergio Ramos la Spagna sembrava non avesse leader, e invece…
"I leader vengono fuori nel momento del bisogno. In questo Pedri lo è, così come Koke, Busquets e Azpilicueta. Questo perché si tratta di giocatori che comprendono il gioco in ogni momento e leggono ogni situazione".

Pedri è la vera sorpresa di questa Spagna.
"Lo era stato anche con il Barça a inizio stagione. Si è adattato molto bene al gioco del Barça e poi a quello della nazionale, dove è migliorato molto dopo il ritorno di Busquets in mezzo, che gli dà molto equilibrio. È un ragazzo molto dotato tecnicamente che lavora tanto e corre tantissimo, ma quello che risalto è la sua forza mentale, quando gioca sembra un veterano".

In Italia si dice lo stesso di Donnarumma.
"Anche lui è un giovane già esperto! Ha iniziato a 16 anni e ormai si è forgiato. Eppure, dato che con il Milan non ha mai giocato in Champions League questa è stata la prima grande manifestazione nella quale ha potuto dimostrare il suo valore ad alti livelli. Ha delle qualità eccelse e soprattutto trasmette molta tranquillità. Poi davanti a sé ha due colonne come Bonucci e Chiellini".

Immagine

Chi arriva meglio tra Spagna e Italia alla semifinale di stasera?
"Entrambe le squadre stanno bene e sono arrivate in semifinale per meriti propri. Personalmente trovo che l'Italia si distenda veramente alla grande in campo, cercando di  costruire sempre delle trame offensive e utilizzando svariati trequartisti, come li chiamate voi, di grande qualità, come ad esempio Insigne".

Ormai non è più un match anticipato dalle vetuste etichette di catenaccio e tiqui taca…
"Il calcio vive di epoche e anche di tendenze. Se vediamo i risultati recenti in Serie A si è registrato uno dei numeri di goal più alto nel contesto europeo. E ormai ogni calcio influenza l'altro, come rivelato l'altro giorno da Barella, il quale ha detto che i suoi modelli erano Xavi e Iniesta".

Di quella grande mediana che ha fatto le fortune della Spagna e del Barça è rimasto solo Busquets, che oggi da regista rivaleggerà con Jorginho.
"Con tutto il rispetto, se c'è un modello nel posto di centrocampista centrale nel calcio degli ultimi dieci anni, quello è Busquets, e me lo tengo stretto".

Sia in Italia sia in Spagna sono stati molto criticati i centravanti, ossia Immobile e Morata, per la loro apparente poca concretezza sotto porta.
"Se analizziamo le semifinaliste solamente l'Inghilterra ha nomi altisonanti. Ho la sensazione che in questo Europeo stiano facendo molta strada le squadre, ossia quelle realtà che sono riuscite a formare un gruppo coeso. E sono convinto che se la squadra produce gioco sia Immobile sia Morata sono in grado di trovare la via del gol".

L'Italia è sempre un rivale duro…
"Il rigore e l'ordine tattico italiano sono noti in tutto il mondo. L'Italia ha sempre cercato di dare pochi spazi ai suoi avversari e di ripartire in contrattacco, vincendo con cinismo. Eppure qualcosa è cambiato, basta vedere come giocano l'Atalanta e il Sassuolo, che non speculano e vanno sempre all'attacco. Ma il calcio italiano è sempre molto competitivo ad altissimi livelli e così sarà anche stasera".

Un suo pronostico?
(Ride) "Meglio di no, ma ovviamente vorrei che vincesse la Spagna!".

29 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views