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Scontri tra ultras di Napoli e Roma, era un agguato pianificato: sotto la sassaiola anche famiglie

La ricostruzione degli scontri in autostrada tra tifosi del Napoli e della Roma. Tutto è nato da un agguato dei primi ai secondi, e le conseguenze sarebbero potute essere ben più gravi.
A cura di Marco Beltrami
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Il calcio italiano torna a fare i conti con l'incubo della violenza e degli scontri tra i tifosi. La domenica della 17a giornata della Serie A è stata contraddistinta purtroppo dalla guerriglia scatenatasi lungo l'Autostrada del Sole dove sono entrati in rotta di collisione i tifosi del Napoli della Roma. Tutto è avvenuto tra Monte San Savino e Arezzo, con circa 300 persone coinvolte e un giallorosso ferito. Le conseguenze però sarebbero potute essere molto più gravi anche per famiglie che si sono trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato, proprio lì dove l'11 novembre 2007 venne ucciso Gabriele Sandri, tifoso della Lazio. Ecco la ricostruzione di quello che è stato un vero e proprio agguato pianificato da parte dei sostenitori del Napoli a quelli della Roma.

Gli ultras del Napoli erano diretti verso Genova per assistere in serata alla sfida tra la squadra di Spalletti e la Sampdoria, mentre quelli della Roma stavano salendo a Milano per il big match di San Siro contro il Milan. L'inferno si è scatenato in tarda mattinata, poco dopo le 13, all'interno dell'area di servizio Badia al Pino chiusa come quella di Arno e Montepulciano proprio per cercare di evitare possibili scontri. Una zona calda e presidiata dalle forze dell'ordine, in quanto punto critico della rete autostradale in termini di spostamenti di tifosi lungo la penisola, come mostrato purtroppo proprio dal caso Sandri ucciso da un colpo di pistola esploso dall'agente Luigi Spaccarotella a seguito di alcuni tafferugli tra tifoserie. Qui sono arrivati a bordo di diversi minivan, circa 150 tifosi del Napoli, che come appurato in seguito si sono appostati attendendo proprio il passaggio dei romanisti.

All'altezza dunque del chilometro 364 dunque, quando i supporter campani hanno iniziato a vedere i mezzi dei tifosi romanisti passare, si è concretizzato l'agguato. Lancio di sassi e bottiglie contro i pulmini e le auto che passavano. Ovviamente tra le stesse non c'erano solo gli ultrà avversari, ma anche famiglie che hanno rischiato dunque grosso, con la possibilità anche di terribili incidenti. A quel punto i sostenitori capitolini, hanno deciso di vendicarsi e dopo essersi fermati nel tratto aretino dell'autostrada A1, sono tornati indietro a piedi pronti per lo scontro con gli azzurri. E qui la battaglia tra ultrà incappucciati e vestiti di scuro nel tentativo di non rendersi riconoscibili, si è scatenata con l'ulteriore lancio di sassi, lacrimogeni e il ricorso a spranghe, aste delle bandiere, caschi e cinghie.

La situazione così è degenerata con circa 150 tifosi per parte coinvolti e pesanti tafferugli. Le forze dell'ordine e della Polstrada già impegnate a presidiare l'intero tratto autostradale per far fronte alla situazione incandescente, sono state costrette a chiudere tra Monte San Savino e Arezzo, prima in direzione nord e poi in quella sud, con il traffico che è andato in tilt. Ad avere la peggio è stato un tifoso che ha riportato delle ferite lievi e si è recato all'ospedale di Arezzo per sottoporsi a medicazione. Il bilancio sia sul tratto di autostrada che nell'area di servizio sarebbe potuto essere ben più grave senza l'intervento provvidenziale degli agenti. E ora poliziotti e carabinieri sul posto, insieme agli agenti della Polstrada e del Reparto Mobile di Firenze stanno ricostruendo nel dettaglio l'accaduto, sfruttando anche le telecamere di videosorveglianza per identificare i protagonisti della guerriglia.

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