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Premier, Deeney non tornerà in campo: “Non voglio mettere in pericolo mio figlio di 5 mesi”

Il centrvanti e capitano del Watford, Troy Deeney non tornerà ad allenarsi e a giocare: “Ho un figlio di 5 mesi che soffre di crisi respiratorie, secondo voi posso tornare a casa con i vestiti sporchi e sudati d’allenamento e da gara? Il rischio di contaminazione è troppo alto. La salute della mia famihlia è più importante di qualche sterlina in più in tasca”
A cura di Alessio Pediglieri
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"Mio figlio ha cinque mesi e ha avuto difficoltà respiratorie. Non voglio tornare a casa e metterlo in pericolo. Con le nuove regole in vigore devi guidare in tenuta da gara, non puoi fare la doccia, quindi devi rientrare a casa con i vestiti sporchi e sudati che indossi: le probabilità di contaminazione sono elevatissime". Così, Troy Deeney capitano del Watford ha espresso il suo rifiuto a tornare in campo. Il centravanti del Watford non aveva mai nascosto le preoccupazioni personali per un rientro, sottolineando che circa il 65% degli altri giocatori di Premier League le condivide.

Davanti alla decisione che in Inghilterra si ripartirà, attraverso il protocollo sancito nel ‘Project Restart‘, Deeney non cambia opinione e ha spiegato il suo personalissimo motivo per cui non è disposto a rischiare, parlando allo show su Youtube ‘Talk the Talk‘: la salute della sua famiglia è al primo posto. "Ho detto che non parteciperò. Non ha nulla a che vedere con i guadagni finanziari ma è una questione esclusivamente personale. Preferisco perdere qualche sterlina piuttosto che mettere a rischio la mia famiglia".

Le perplessità, non solo per il giocatore del Watford, restano e non trovano risposta. La Premier ripartirà, oramai è certo e già si stanno effettuando gli allenamenti, individuali, in attesa di poter ritornare in piccoli gruppi, decisione già condivisa in Lega. Ma le direttive sanitarie e l'altissimo rischio di contagio, non hanno convinto Deeney a desistere dalla sua opinione. E il centravanti del Watford è entrato anche nel merito delle preoccupazioni che affliggono diversi altri giocatori, malgrado molti non intendano denunciarle: "La situazione rischia di diventare paradossale: non possiamo andare a tagliarci i capelli dal parrucchiere ma possiamo restare in area di rigore a spingerci e saltare in 19 persone. Non capisco: a queste domande nessuno risponde non perché non vogliono, ma perchè non si sa cosa dire. Io desidero una situazione certa e sicura e lo ripeto: la famiglia è più importante di qualche soldo in più in banca"

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