Perché l’Atalanta può fare causa anche all’Inter se Lookman interrompe il contratto

Ademola Lookman ha rotto con l'Atalanta e adesso il caso può finire in tribunale coinvolgendo anche l'Inter. Il calciatore, che ha da tempo l'accordo con i nerazzurri e preme per essere ceduto, ha dato l'ennesimo strappo ai rapporti con il club bergamasco disertando gli allenamenti e rendendosi addirittura irreperibile. Obiettivo chiaro: vuole obbligare la società, che ha detto no all'offerta ricevuta, a lasciarlo partire. Opzione che la ‘dea' non gli ha negato, a patto che fosse rispettato un accordo reciproco: via libera all'intesa con una squadra top europea (così da accontentare le legittime ambizioni professionali del giocatore) ma solo all'estero (condizione posta da Percassi e accettata dal nigeriano) e a determinate condizioni economiche. Al di là dei rischi e delle sanzioni previsti dalle norme (dalla sospensione della retribuzione fino all'interdizione dalla rosa), cosa può succedere ora? A spiegarlo a Fanpage.it è l'avvocato Felice Raimondo, esperto in diritto sportivo, civile e del lavoro.
Nel braccio di ferro con l'Atalanta, Lookman può sfruttare gli effetti della sentenza Diarra che ha messo in discussione l'articolo 17 sulle interruzioni contrattuali senza giusta causa?
"In realtà no. La sentenza Diarra non ha causato la libera circolazione dei cartellini senza alcuna conseguenza. L'interruzione contrattuale senza giusta causa non impedirà il trasferimento del giocatore pagando una penale, ma la squadra che perderà il cartellino (in questo caso ipoteticamente l'Atalanta) potrà chiedere il risarcimento del danno sia al giocatore che al club dove si è trasferito. Sarà quindi compito dei Tribunali FIFA e del CAS valutare l’importo spettante".
Considerata la presa di posizione netta del calciatore che sembra ormai disposto a tutto pur di lasciare Bergamo, si può dire che l'Atalanta è sotto ricatto?
"L'Atalanta è in una posizione difficile perché oggi i contratti tutelano poco i club, questo è vero. Un giocatore che punta i piedi, magari perché vuole andare solo in una squadra, corre il rischio di svalutarsi. Il club che vende deve correre ai ripari e cercare il miglior compromesso economico. Questo tende a sfumare il valore del cosiddetto cartellino, mentre quello del contratto resta molto forte perché gli stipendi vengono sempre pagati regolarmente".
Cosa possono fare le società e come si può intervenire a livello normativo per evitare che in futuro si verifichino casi del genere?
"Non credo che si arriverà a un mercato stile NBA, dove c'è un semplice scambio di contratti. Ma è necessario che i club valutino strategie precise, magari riducendo gli stipendi nei casi in cui i giocatori facciano richieste esplicite di questo tipo oppure facendo scattare prolungamenti contrattuali ad hoc, anche a cifre ribassate (sfruttando la futura possibilità di sottoscrivere accordi fino a 8 anni).