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Perché i calciatori dell’Inghilterra si inginocchiano prima delle partite

Da circa un anno la nazionale inglese e i giocatori della Premier League si mettono in ginocchio prima del fischio d’inizio delle partite. Il gesto, fatto per la prima volta dal quarterback statunitense Colin Kaepernick nel 2016 e tornato in auge dopo la morta di George Floyd avvenuta nel maggio del 2020, è un simbolo della lotta contro la discriminazione razziale. La selezione di Southgate continuerà a inginocchiarsi anche agli Europei, nonostante i fischi arrivati durante le amichevoli con Austria e Romania.
A cura di Valerio Albertini
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La nazionale inglese continuerà a mettersi in ginocchio prima del fischio d'inizio delle partite anche durante gli Europei. Nonostante i fischi e gli ululati arrivati nelle ultime amichevoli di preparazione al torneo continentale, la selezione guidata da Gareth Southgate ha deciso di tenere fede all'impegno contro la discriminazione razziale preso ormai da circa un anno. Dopo la morte di George Floyd per mano di un poliziotto americano in Minnesota, il primo a portare alla ribalta nel grande calcio internazionale il gesto del "take a knee", ovvero quello di mettersi in ginocchio, era stato Marcus Thuram, figlio di Lilian e calciatore francese del Borussia Monchengladbach. Da allora, sono stati in molti a seguirlo. C'è chi lo ha fatto sporadicamente, chi ha deciso di regolarizzare la frequenza del gesto, chi lo ha fatto per un periodo prima di smettere. I giocatori della Premier League, invece, hanno iniziato a inginocchiarsi prima delle partite già sul finire della scorsa stagione e, durante tutto l'anno, hanno portato avanti questa scelta, presa dopo essere stata votata dalla maggioranza degli stessi. A loro ha fatto eco la nazionale britannica, visto che gli uomini di Southgate continuano a mettersi in ginocchio prima di ogni match internazionale, anche se da tempo sono arrivate le prime critiche e, con la riapertura degli stadi, anche fischi e manifestazioni di disprezzo.

Il motivo per cui la nazionale inglese si mette in ginocchio prima del fischio d'inizio

L'origine del gesto con cui i calciatori inglesi si mettono in ginocchio prima delle partite si deve a Colin Kaepernick, giocatore di football americano statunitense che, per protestare contro le ingiustizie subite dalla minoranza nera nel suo Paese, nel 2016 ha prima smesso di alzarsi in piedi durante l'inno nazionale, per poi iniziare a inginocchiarsi. Il "take a knee" è stato imitato da diversi suoi colleghi e da molti altri atleti, finché Colin è stato licenziato dalla sua franchigia e mai più ingaggiato da nessun'altra squadra. Il gesto di Kaepernick è tornato in auge dopo la morte di George Floyd, avvenuta il 25 maggio dello scorso anno a Minneapolis, durante un controllo operato dalla polizia. Da quel momento, mettersi in ginocchio è diventato un simbolo della lotta contro la discriminazione razziale ed è stato attuato nelle manifestazioni in piazza, prima di prendere il largo anche nello sport. La Premier League, in tal senso, ha fatto da battistrada, in quanto i giocatori hanno scelto liberamente di adottare il "take a knee" prima di ogni calcio d'inizio. Nel dicembre scorso, il sindacato dei calciatori professionisti in Inghilterra ha scelto di continuare a inginocchiarsi fino alla fine di questa stagione e lo stesso ha proseguito a fare la selezione dei Tre Leoni, decisa a portare avanti questa scelta anche in una manifestazione importante come quella degli Europei.

I fischi nelle ultime amichevoli e le parole di Southgate

Recentemente, però, sia nell'amichevole contro l'Austria sia in quella contro la Romania, una parte dei tifosi britannici, tornati allo stadio dopo oltre un anno di assenza, non ha accolto favorevolmente il gesto dei calciatori, che sono stati fischiati e disprezzati. Fastidio e rammarico si sono annidati nella squadra di Gareth Southgate, il quale ha confermato, però, che i suoi ragazzi continueranno a inginocchiarsi anche durante Euro 2020, attaccando allo stesso tempo coloro i quali non hanno capito il motivo del gesto:

Penso che chi fischia dovrebbe mettersi nei panni dei giocatori e chiedersi come si sentano. La cosa più importante per i nostri calciatori è sapere che siamo totalmente uniti su questo tema. Siamo impegnati a sostenerci a vicenda, a supportare la squadra. Ci sentiamo più che mai determinati a metterci in ginocchio anche durante gli Europei. Accettiamo che potrebbe esserci una reazione avversa, ma, se dovesse accadere, la ignoreremo e andremo avanti.

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In Inghilterra, intanto, infuria la polemica tra chi crede che il "take a knee" abbia ormai preso una connotazione politica e chi difende il gesto e il suo intento di denuncia nei confronti del razzismo. La Uefa ha dichiarato sostegno alla nazionale inglese e la stessa selezione di Southgate ha fatto quadrato intorno a questa decisione, seppur conscia delle critiche che attirerà su di sé. Ora, tutta la nazione attende di capire come reagiranno i tifosi che prenderanno parte al primo match della nazionale di Sua Maestà a Euro 2020, quello contro la Croazia in programma domenica 13 giugno a Wembley.

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