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L'isola dei famosi 2021

Paul Gascoigne da calciatore, genio e sregolatezza in persona

Paul Gascoigne è uno dei calciatori inglesi più forti di sempre. Non ha una bacheca stracolma di trofei, ma è stato amatissimo dagli appassionati. Gazza ha legato la sua carriera soprattutto al Tottenham e ai Rangers Glasgow, ma ha giocato anche in Serie A con la Lazio ed è stato grande protagonista con la nazionale dell’Inghilterra.
A cura di Alessio Morra
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Il calcio appassiona milioni di persone in ogni angolo del mondo, tanti tifosi si entusiasmano, si esaltano per un gol, una giocata, un successo al 90′ e nel momento in cui si compiono quei gesti si rende merito all'autore di quel gol, di quella parata decisiva e il protagonista assurge velocemente al ruolo di eroe. Ma non tutti i calciatori riescono a diventare degli idoli assoluti, a volte non bastano nemmeno caterve di gol e dozzine di trofei per diventare durante o dopo la carriera un mito. Paul Gascoigne invece lo è diventato, pur senza vincere tantissimo, anzi considerato il suo talento ha raccolto ben poche soddisfazioni. Ma le sue qualità, i suoi gesti e anche le sue sconfitte fanno parte della storia del calcio.

Le lacrime di Italia '90

Classe 1967, da giovane gioca nel Newcastle che ben presto lo lancia in prima squadra, poi nell'estate del 1988 passa al Tottenham, con gli Spurs vive gli anni migliori della sua carriera. I tifosi lo adorano, è il classico talento che mescola genio e sregolatezza che va a fiammate e che quando è in forma è irresistibile. Bobby Robson lo porta in nazionale e con ‘Gazza' ha un feeling naturale. Gascoigne è estroverso, un mago negli scherzi, e adora Robson che vede come un secondo padre. A Italia '90 è titolare, gioca sempre, in semifinale si fa ammonire, era diffidato e mentre gioca sa che anche in caso di passaggio del turno non potrebbe giocare la finale. Quando finisce la partita, con l'Inghilterra battuta, Gazza è in lacrime. Quelle immagini fanno il giro del mondo.

Gascoigne e Maradona

"Pelé è Pelé, Maradona é Maradona, poi ci sono io". Cinque anni fa parlando della sua carriera Gascoigne si mise alle spalle dei due miti e si elesse come miglior calciatore inglese degli ultimi venticinque anni, in parecchi confermarono la sua versione, pure Mourinho. Maradona lo ha incontrato una volta, in una partita amichevole era il 10 novembre 1992 la Lazio di Gazza volò a Siviglia per giocare contro gli andalusi che in squadra avevano Diego al ritorno in campo dopo la squalifica per doping. Gascoigne raggiunse la Spagna da Parigi con un volo privato, segnò un gol bellissimo, slalom alla Alberto Tomba e gol a Unzué.

Era felice Gascoigne che prima della partita venne immortalato con Maradona, si incontrarono nel tunnel e come Paul ha raccontato in un'intervista tempo fa il loro colloquio fu incredibile. Gazza incontro Maradona e gli dice: "Diego sono alticcio", l'argentino rispose: "Va tutto bene Gazza, lo sono anche io". Uscirono dal campo sorridenti e chiacchierando in italiano continuarono a ridere e scherzare.

L'esperienza alla Lazio

La stagione seguente è trionfale, segna 19 gol in campionato e vince la FA Cup, l'ultima del Tottenham. Quella finale per Gascoigne è indimenticabile ma in negativo. Perché nel corso di quella partita si rompe il crociato. Non gioca per l'intera stagione seguente e rimanda di un anno il suo passaggio alla Lazio. Due stagioni nella Capitale, non brilla, segna il primo gol in un derby. L'esperienza italiana si chiude con un altro infortunio, in un contrasto con un giovane della Primavera che diverrà un big, Nesta, si rompe tibia e perone. Altro stop lungo e passaggio ai Rangers.

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Il gol alla Scozia e l'ammonizione all'arbitro

Sembra la fine della sua carriera e invece Gazza risorge, perché lui è uno che vive tra cadute e risalite. In Scozia vince una serie di trofei, si rimette in sesto, fa una bella scenetta, quando nel corso di una partita, raccoglie il cartellino giallo caduto all'arbitro e glielo mostra ammonendolo, ma soprattutto segna un gol fenomenale contro la Scozia a Wembley nel corso di una partita di Euro '96, che l'Inghilterra vince per 2-0. Si tiene in forma, non sgarra, vuole andare ai Mondiali, ma Glenn Hoddle lo esclude da quelli del 1998. E di fatto in quel momento finisce la carriera ad alti livelli del centrocampista che disputa 90 partite in 8 anni tra Middlesbrough, Everton, Burnley, Cina e Stati Uniti.

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