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Paolo Rossi ci manca, ma resta in eterno il marchio della felicità italiana nel mondo

Oggi Paolo Rossi avrebbe compiuto 65 anni. A quasi un anno dalla sua morte in un anno orribile, il suo ricordo riesce a mitigare la sua mancanza. A ricordarlo ogni volta che possono i campioni del 1982, i calciatori che insieme a lui e grazie ai suoi 6 gol, sono riusciti a vincere il titolo mondiale più incredibile della nostra storia.
A cura di Jvan Sica
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Oggi uno dei più grandi calciatori che l'Italia abbia mai espresso, un Pallone d'oro, uno dei nostri atleti più conosciuti nel mondo insieme a Roberto Baggio, avrebbe compiuto 65 anni. Leggendo la frase precedente, tutti sappiamo che si sta parlando di Paolo Rossi. Paolo Rossi se n'è andato alla fine di un anno spaventoso, il 9 dicembre 2020, dopo che altri campioni eterni ci avevano salutato, come Kobe Bryant e Maradona, e nel pieno di una seconda ondata pandemica che ci ha sconvolto di nuovo l'esistenza. Il 2020 ha fatto saltare in aria tutte le nostre prospettive future, tutti i nostri punti cardinali nel presente e ci ha in un certo colorato diversamente anche i ricordi del passato, spesso esaltandoli con la grazia lucente del "quanto si stava meglio prima".

Il giorno in cui Paolo Rossi è andato via per sempre, quelli che c'erano quando lui faceva ridere la linea di porta (e su Fanpage abbiamo proprio scritto che quel giorno la linea di porta ha pianto) o semplicemente quelli che ricordano un solo, gigantesco momento, ovvero il 1982, avevano un loro ricordo di Paolo Rossi, un ricordo per forza malinconico, ma anche bello, pieno di vita e di felicità. Ci aggrappavamo tutti noi al ricordo del più grande bomber italiano, al ricordo di quello che ci ha fatto vincere, al ricordo delle sue prodezze, nel momento in cui non c'era più. Ma prima e più degli altri, per non sprofondare nella tristezza più assoluta, erano i compagni di squadra di quell'Italia 1982 a volerlo ricordare così come loro lo hanno conosciuto.

Il primo a parlare dopo la morte di Paolo Rossi, proprio come in quel 1982 quando la squadra in silenzio stampa decise che l'unico contatto con i giornalisti doveva essere tenuto da Dino Zoff, è stato proprio il numero 1 che in questi mesi ha sempre ribadito: "Era simpatico e intelligente, aveva tutto per stare bene e invece…", sottolineando come il fato a volte è di una crudeltà inspiegabile. Il numero 9 di quella squadra, che però ne era il 10 effettivo e immaginifico, Giancarlo Antognoni, ha sempre ribadito anch'egli che la morte di Paolo Rossi è qualcosa di difficile da capire, scrivendo su Facebook il suo pensiero: “Un altro pezzo di storia del mio amato calcio se ne va. Grande Paolo, con te ho vissuto in Nazionale gli anni più belli. Ti voglio bene".

Altro messaggio stupendo è venuto da parte di chi quell'estate offrì tante volte il pallone a Rossi, Bruno Conti: “Ci hai portato sul tetto del mondo. Maledetto 2020. Ciao Amico Mio". Conti parla del tetto del mondo che Rossi è riuscito a far scalare a una squadra che nessuno si aspettava così forte, proprio come la Nazionale di Mancini quest'anno vincitrice di un Europeo da outsider. Le due avventure sono simili sotto diversi punti di vista, anche se in questa Nazionale odierna manca il grande attaccante, manca il Paolo Rossi che può fare sei gol in tre partite e farti vincere un Mondiale.

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I ricordi che Paolo Rossi ha suscitato in questi mesi sono stati davvero tanti ed è ancora un "ragazzo dell'82", Ciccio Graziani, che ci parla del Rossi più vero:

"Paolo era un uomo solare, una persona spiritosa, divertente, sempre pronto alla battuta. Abbiamo condiviso momenti storici, clamorosi, come la vittoria del Mondiale: senza i suoi gol non saremmo mai arrivati a quel traguardo. Ricordo che Paolo arrivò al Mondiale dopo un’inattività di quasi due anni, avevamo fatto una preparazione dura a livello atletico e lui non giocò bene le prime tre partite con la Nazionale. Diceva sempre di sentire le gambe pesanti. La critica e la stampa volevano un cambio: dentro Causio al suo posto, con il sottoscritto centravanti. Lo incontrai la mattina in piscina, era solo, mi disse che era preoccupato, che non avrebbe giocato la partita successiva, dopo la vittoria contro l’Argentina. Gli dissi che aveva fatto un lavoro eccezionale in quella sfida e che Bearzot, che lo adorava, lo avrebbe fatto giocare contro il Brasile. Lo rincuorai, ritrovò serenità e quando vincemmo contro il Brasile, tornando negli spogliatoi, c’era tanto entusiasmo, prima di andare a fare la doccia, Paolo mi abbracciò, fortissimo, senza dirmi nulla, ma pensai che quell’abbraccio era legato a quelle parole che gli dissi prima del match. Un abbraccio affettuoso, senza dirci nulla, che ricorderò sempre e porterò sempre nel mio cuore".

Insieme a Graziani anche la voce di Gentile, l'uomo che ha fermato Zico e Maradona in quel caldissimo luglio spagnolo: "Era un ragazzo fantastico, che ai Mondiali del 1982 si è consacrato. Abbiamo vissuto tanti anni insieme, era un giocatore che ha saputo scrollarsi di dosso quello di negativo che aveva passato tornando ad essere un simbolo. Ai Mondiali dell’82 rischiò di non esserci, lui veniva dalla squalifica, giocando appena 3 partite nella Juve. All’inizio non ci credeva nessuno, Bearzot ha avuto un grande coraggio a lasciare a casa Pruzzo per portarlo in Spagna”.

Ma per chiudere, belle le due parole semplici ma assolute di "Spillo" Altobelli: "Io e Paolo Rossi. Due Fratelli". Altobelli fa riferimento al dono della fratellanza fra sconosciuti in fondo, fra persone anche molto lontane tra loro che ha portato alla conquista di un Mondiale meraviglioso. E quel dono del saper affratellare Paolo Rossi ce l'aveva forte nel suo animo e di conseguenza nei suoi atteggiamenti. Oggi manca ai campioni dell'82 anche per questo e manca anche un po' a noi, chi lo ha vissuto e chi no, perché Paolorossi, tutta attaccato, è ormai il marchio della felicità italiana nel mondo.

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