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Ora anche Raducioiu ha paura: “Facevamo sempre flebo con un liquido rosa, voglio sapere cos’era”

Oggi Dino Baggio ha corretto le sue dichiarazioni sul “doping che c’è sempre stato” ed ha spiegato: “Io volevo dire ‘antidoping’, e non ‘doping’. Ma sono preoccupato, lo ammetto”. Timori condivisi da un altro calciatore di quegli anni, Florin Raducioiu, che parla di flebo “con un liquido rosa” e poi ricorda: “Al Milan prendevamo altre cose, pillole”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Le dichiarazioni di Dino Baggio alla televisione patavina TV7 hanno sollevato un polverone, come era prevedibile che fosse. L'ex centrocampista della Nazionale, oggi 51enne, era stato sollecitato a dire la sua circa la prematura scomparsa di Gianluca Vialli, stroncato a 58 anni da un tumore al pancreas, ed aveva espresso tutti i suoi dubbi e timori per quanto veniva somministrato a chi praticava calcio nella sua epoca. Una frase in particolare aveva fatto trasalire: "Il doping c’è sempre stato. Ho paura anch’io, sta succedendo a troppi calciatori".

Parole dette con grande leggerezza, sulle quali oggi Baggio torna per smentirle e correggere il tiro, pur mantenendo la sostanza del suo ragionamento: ci sono troppe domande sulle sostanze assunte per decenni dai calciatori alle quali bisognerebbe dare una risposta. "Colpa mia. Chiedo scusa a tutti – spiega alla Gazzetta dello Sport – Io volevo dire ‘antidoping’, e non ‘doping’. Infatti ho aggiunto che robe strane non ne abbiamo mai prese, perché non si poteva: c'erano i controlli. Mica si scherzava. È un errore che nasce dalla consuetudine. Noi calciatori, quando andavamo a fare il test nella stanza a fianco dello spogliatoio, dicevamo: ‘Anche stavolta mi tocca il doping…'. E così questo modo di dire me lo sono portato dietro…".

Dino Baggio con Gianluca Vialli alla Juventus nella stagione '92/'93
Dino Baggio con Gianluca Vialli alla Juventus nella stagione '92/'93

"Il mio ragionamento è figlio del dolore che mi porto dentro per la scomparsa di Vialli, che ho sempre considerato un amico e che tanto mi ha aiutato, di Mihajlovic e di altri ragazzi che, come me, hanno giocato a pallone negli anni Novanta – chiarisce ora Dino Baggio – Sono tanti, troppi, quelli che se ne sono andati. Credo sia necessario investigare sulle sostanze farmacologiche prese in quei periodi. Magari non c'entrano nulla, magari si scopre qualcosa… Sono preoccupato, lo ammetto. Tanti morti, persone ancora giovani, non sono normali. Un'indagine seria andrebbe condotta".

L'ex giocatore della Juventus (dove per due anni ha giocato assieme a Vialli), del Parma e della Lazio spiega di essersi sottoposto anche a flebo: "Di preciso non ho mai saputo cosa ci fosse dentro. Di sicuro non sostanze dopanti, perché l'antidoping non mi ha mai fermato. Però si trattava di farmaci, che sono cose diverse dalle sostanze naturali che magari vengono utilizzate oggi. Quei farmaci, assunti per tanto tempo, sono ancora nel mio corpo, nei miei tessuti? Chi lo sa? Vorrei che qualcuno mi potesse rispondere".

Timori legittimi che si stanno facendo sempre più largo negli animi di una generazione di giocatori che stanno scollinando i 50 anni. È anche il caso di Florin Raducioiu, oggi 52enne, che ha giocato in Italia con le maglie di Bari, Verona, Brescia e Milan negli anni '90. L'ex attaccante della nazionale rumena, che col Milan ha vinto la Champions League nel 1994, ha commentato le dichiarazioni di Baggio esprimendo gli stessi interrogativi e paure: "Lo ammetto, ho preso anche farmaci. Sono sincero, chiamerò anche il medico a Brescia. Avrò una conversazione con lui domani (oggi, ndr) per scoprire cosa ci veniva dato. Che medicine ho preso a Milano, Brescia, Verona".

Florin Raducioiu con la maglia della nazionale rumena ai Mondiali del 1994
Florin Raducioiu con la maglia della nazionale rumena ai Mondiali del 1994

Raducioiu ha ricordato le pratiche di allora, ritenute accettabili nel calcio di quell'epoca: "Dino Baggio ha fatto una dichiarazione molto forte in cui ha sostanzialmente detto che il doping c'è sempre stato e che noi ci siamo dopati. Non sapevamo cosa stavamo ricevendo – ha detto l'ex calciatore rumeno a Orange Sport, rifacendosi alle prime dichiarazioni dell'ex azzurro – Ci è stato detto tutto il tempo che si trattava di vitamine, di glucosio. Facevamo sempre le flebo con questo liquido rosa, che ci veniva somministrato il giorno prima della partita, la sera. Lo ricordo perfettamente".

L'ex attaccante ha poi menzionato esplicitamente la sua esperienza in rossonero: "Al Milan prendevamo altre cose, pillole. Le prendevamo perché… le prendevamo. Fa pensare anche me. L'ho detto prima e dopo la morte di Vialli, dobbiamo chiederci perché si verificano queste morti premature".

Raducioiu oggi poi è tornato sull'argomento dopo aver parlato col medico del Brescia: "Ho telefonato al dottor Fabio De Nard, che allora lavorava nel Brescia ed era alla guida dello staff medico – ha detto alla Gazzetta dello Sport – C’erano tre componenti in quel cocktail che ci veniva somministrato in vena: vitamina C, vitamina B e un’altra sostanza che riduceva il processo di affaticamento dei muscoli. Mi ha anche spiegato cosa fosse quel colore rosa: dipendeva dalla vitamina B. Mi sono sentito rassicurato: prendevamo integratori, cose contro i radicali liberi, tutto assolutamente legale. Sono contento di aver parlato con il dottore. In trasmissione avevo detto quello che è risaputo, cioè che all’epoca tutti assumevano sostanze e non c’era l’informazione che c’è oggi. Anche per questo ho sentito il bisogno di informarmi meglio, seppur a distanza di tempo".

Sulla questione è stato chiesto oggi un parere anche al Ct azzurro Roberto Mancini, reduce dalla dolorosa cerimonia di sepoltura del suo amico fraterno Vialli a Londra. "Le parole di Dino Baggio? Non ho idea, bisogna andarci con i piedi di piombo con queste dichiarazioni. Purtroppo queste cose accadono a tutti, chi gioca e chi non gioca", ha detto il tecnico della Nazionale a margine della conferenza stampa di presentazione delle nuove maglie, mantenendo volutamente un profilo basso. Restano le domande. E le paure.

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