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Mourinho interrompe l’intervista, il gesto ‘speciale’ spiazza tutti: “Lasciate parlare lui”

José Mourinho occupa la scena dell’Olimpico e fa parlare di sé anche per un gesto ‘speciale’ oltre alla corsa sotto la curva. Interrompe la propria intervista, gesticola, guarda fuori dall’inquadratura, si sbraccia e si rivolge a qualcuno che è lì nei pressi. Le immagini del fuori-onda mostrano cosa è successo.
A cura di Maurizio De Santis
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La folle corsa sotto la curva della Roma dopo il gol di El Shaarawy. L'ammissione in diretta Tv di essere stato un "bugiardo" per aver dissimulato la preoccupazione in occasione della gara col Sassuolo. La confessione di aver temuto di ricordare la panchina numero mille della carriera con una sconfitta. José Mourinho occupa la scena dell'Olimpico e fa parlare di sé anche per un gesto di grande cortesia che riserva al tecnico degli emiliani, Dionisi. Interrompe la propria intervista, gesticola, guarda fuori dall'inquadratura, si sbraccia e si rivolge a qualcuno che è lì nei pressi. Tutto questo per lasciare il posto all'allenatore ospite: "Lasciate parlare lui, deve tornare a Sassuolo".

La regia stacca e cambia inquadratura. Torna alla postazione dove la giornalista Giorgia Rossi si trova assieme agli ex calciatori Tiribocchi e Barzagli, a bordo campo in veste di opinionisti. Lo invita a restare al suo posto, a continuare a parlare "insieme a Dionisi". Mou, però, aveva già deciso ed era uscito di scena con un colpo di teatro alla sua maniera. Le immagini di DAZN poco dopo mostrano il fuori onda tra i due allenatori: il portoghese, che nel frattempo ha tolto il microfono, ha accanto a sé il collega, gli stringe la mano, lo abbraccia, gli fa ancora una volta i complimenti e poi gli cede il posto.

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Mourinho spezza anche così la tensione, esorcizza la paura confessata durante l'intervista: ovvero che la panchina numero mille della carriera potesse essere macchiata da una sconfitta. "Sono stato un bugiardo, anche con me stesso, a dire che non era una partita speciale – le parole del tecnico della Roma, visibilmente provato da quel match da batticuore rimasto in bilico fino al recupero -. Avevo provato a convincermi del contrario ma non era così… Era una partita speciale, con un numero speciale per la mia millesima panchina, volevo ricordarmela per tutta la vita. Non volevo una sconfitta, ho mentito a tutti. E si può dire che in questo caso sono stato un bambino di 12 anni non un uomo di 52".

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