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L’ultima versione (la quarta) di Dani Alves, accusato di stupro: il rapporto è stato consensuale

Dopo quasi tre mesi di carcere con l’accusa di violenza sessuale, Dani Alves è tornato a parlare. Lo ha fatto di sua spontaneità davanti al giudice. Al quale ha racconta una nuova versione dei fatti.
A cura di Alessio Pediglieri
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Dani Alves resta in carcere, il tribunale ha rigettato l'istanza dei suoi legali.
Dani Alves resta in carcere, il tribunale ha rigettato l'istanza dei suoi legali.

Dani Alves nella mattinata di lunedì 17 aprile si è ripresentato davanti al giudice del tribunale di Barcellona per testimoniare e difendersi dalle accuse di violenza sessuale nei confronti di una ragazza 23enne che lo ha denunciato e per le quali è in carcere dallo scorso 20 gennaio. Da quel giorno, l'ex calciatore brasiliano non ha più rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale, fino ad oggi quando ha rilasciato l'ennesima versione in aula, la quarta da quando è stato fermato.

In una notte di fine 2022 in un locale notturno di Barcellona Dani Alves ha festeggiato fino a tarda mattina con il suo amico Bruno Brasil, un cuoco con cui si conosce da sempre tra i pochissimi che gli sono stati vicini in questi mesi di difficoltà e l'unico che ha potuto fargli visita con costanza dietro alle sbarre della prigione catalana di Brians 2. In quell'occasione i due conobbero un gruppo formato da un paio di ragazze e alcuni loro amici con cui avevano continuato la serata fino a che Dani Alves e una delle ragazze si sono appartati in un bagno del locale.

L'amico di sempre di Dani Alves, lo chef Bruno Brasil, l'unico a visitarlo in carcere
L'amico di sempre di Dani Alves, lo chef Bruno Brasil, l'unico a visitarlo in carcere

Questi sono gli unici avvenimenti che coincidono con le ricostruzioni dell'accusa e della difesa perché per tutto il resto c'è una evidente spaccatura che dovrà essere valutata dai giudici con un processo per possibile violenza sessuale, per determinare la verità.

Processo a Dani Alves, le prove dell'accusa a testimonianza dello stupro

Da un lato c'è l'accusa: la ragazza ha denunciato Alves, ha raccontato la propria versione, cioè di essere stata costretta con la forza e contro la propria volontà ad un rapporto intimo con il brasiliano al di là della porta di un bagno. Pochi minuti ma sconvolgenti, con la 23enne che davanti ai giudici ha ricostruito momenti e circostanze, in modo dettagliato.

A suffragio della versione della giovane anche le parole dei presenti, degli amici, dei responsabili e della sicurezza del locale che hanno assistito alla scena straziante della ragazza in lacrime che chiedeva aiuto, evidentemente scioccata. Anche le analisi del DNA hanno confermato che c'è stato un rapporto sessuale, così come le telecamere della sicurezza del locale hanno ripreso i momenti precedenti e successivi a ciò che è avvenuto in bagno. Dettagli, prove, testimonianze: così Dani Alves il 20 gennaio è stato prelevato dalla polizia, interrogato e portato in carcere, da cui non è più uscito. Con il rischio di essere condannato per stupro e dover scontare una pena fino a 12 anni di prigione.

La difesa di Dani Alves, quattro versioni differenti fino all'ammissione del rapporto

Dall'altra parte c'è la difesa, di Dani Alves che ha fatto acqua da tutte le parti sin dalle prime ore successive alla notizia del suo arresto. L'ex giocatore ha prima negato ogni accusa a proprio carico, affermando di non avere mai visto la ragazza né sapere chi fosse. Poi, davanti alle prime inconfutabili prove ha cambiato versione, ammettendo di averla conosciuta nel locale e di essersi imbattuto in lei in bagno ma negando sempre qualsiasi rapporto. Quindi, di fronte alla verità del DNA, ha ammesso che ci fosse stato un rapporto intimo, fino all'attuale – quarta – versione: non c'è stata violenza ma tutto è avvenuto in modo consensuale.

Joana Sanz e Bruno Alves: di fatto il loro matrimonio è finito, la modella ha chiesto il divorzio
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Come credere a Dani Alves che ha cambiato la propria versione ben quattro volte nel giro di un paio di mesi? La difesa dell'ex giocatore ha preparato il terreno per ottenere almeno la libertà vigilata da sempre negata, per poi preparare l'arringa finale. Innanzitutto, Dani Alves ha ammesso di aver mentito nelle prime deposizioni, per paura. Per paura di essere giudicato, per paura di creare ulteriori problemi alla ragazza e soprattutto per paura di compromettere il proprio matrimonio con la moglie Joana Sanz. Tentativo vano e maldestro perché oggi, la modella ha già fatto sapere di chiedere il divorzio e di aver deciso di intraprendere una nuova vita. Un mea culpa che ha spianato la strada verso altri elementi che dovrebbero confermare l'innocenza dell'ex stella.

La chat tra Bruno Brasil e gli amici della vittima poche ore dopo il presunto stupro
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Un secondo elemento cui punta al difesa sono i messaggi in chat che si sono scambiati i due gruppi di amici la mattina dopo la festa nel locale: toni pacati, nessuna accusa, clima tranquillo. Che coccia con un eventuale abuso perpetrato solo qualche ora prima. Quindi la richiesta da parte dei legali di Dani Alves per sottoporre la ragazza ad una analisi psicologica di parte, sostenendo l'alterazione della realtà da parte della giovane nella descrizione degli eventi. Anche le telecamere del locale, che mostrano effettivamente entrare per primo in bagno, poi seguito dalla ragazza sarebbero state elemento di conferma che tutto sia avvenuto senza costrizioni.

Cosa rischia Dani Alves e quando andrà a processo

Ulteriore passo è stato fatto ammettendo l'atto sessuale, che è stato consensuale come ha testimoniato lunedì 17 aprile Dani Alves al giudice: un rapporto consenziente, senza violenza né costrizione alcuna di cui poi la ragazza si sarebbe semplicemente pentita. Questi i fatti, secondo le due parti avverse, in mezzo la verità che dovrà essere decisa dal giudice in un processo che dovrebbe concludersi entro la fine dell'anno. Fino a quel momento Dani Alves resterà in prigione, troppo alto il rischio che possa lasciare la Spagna. Fino a quel momento su Dani ALves pesa l'orribile accusa che potrebbe condannarlo fino a 12 anni di reclusione.

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