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Le ultime news sull'arresto di Dani Alves

Dani Alves non esce più dalla sua cella nemmeno per mangiare: inizia ad avere paura

Nei giorni scorsi il Tribunale di Barcellona ha respinto l’istanza di scarcerazione presentata dagli avvocati di Dani Alves. Resta in cella mentre i compagni di ‘braccio’ scommettono su di lui. Nella sua testa si fa largo una dolorosa convinzione.
A cura di Maurizio De Santis
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Dani Alves resta in carcere, il tribunale ha rigettato l'istanza dei suoi legali.
Dani Alves resta in carcere, il tribunale ha rigettato l'istanza dei suoi legali.
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Nel centro di detenzione Brians 2 i compagni di ‘braccio' hanno scommesso su Dani Alves: il giudice gli concede la libertà condizionata oppure no? Hanno sfidato la sorte trasformando quel momento molto duro dal punto di vista emotivo per il calciatore in un gioco sul quale puntare un po' di spiccioli. Lui era in cella ad attendere che gli avvocati gli comunicassero la decisione, gli altri ne approfittavano per ingannare il tempo facendo la morra cinese su di lui: sasso, carta, forbici… È finito tutto quando il calciatore ha saputo che per il Tribunale di Barcellona dovrà restare in custodia cautelare in prigione fino al rinvio giudizio e allo svolgimento del processo per stupro.

Le imputazioni a suo carico, ha sostenuto Eduardo Navarro (il giudice incaricato per il suo caso), sono molto gravi e le prove attendibili abbastanza non solo perché fondate sulle dichiarazioni rese dalla vittima (la donna di 23 anni che ha accusato l'ex Barça di abusi e violenza sessuale perpetrati nel bagno di una discoteca) ma anche sui riscontri determinati dalle deposizioni dei testimoni ascoltati.

La moglie del calciatore, Joana Sanz, è volata lontano dalla Spagna per sfuggire alla pressione dei media.
La moglie del calciatore, Joana Sanz, è volata lontano dalla Spagna per sfuggire alla pressione dei media.

Sia coloro che erano con la giovane, sia il personale del locale hanno confermato la versione dei fatti esposta dalla querelante che, attraverso il proprio avvocato, ha fatto anche sapere di non voler chiedere né ricevere alcuna forma di risarcimento. Desidera chiudere questa vicenda dal punto di vista legale in un solo modo: con la condanna di Dani Alves.

Quanto al giocatore, averne raccontate diverse e tutte giustificate con altrettante motivazioni ha solo reso più complessa e ingarbugliata la sua situazione. In buona sostanza, il giudice non ha mai creduto alla sua buona fede, all'ipotesi del sesso consenziente raccontata dall'imputato e sostenuta anche dalla difesa nell'istanza di scarcerazione respinta martedì scorso.

L'ultima maglia indossata dal brasiliano è stata quelli dei messicani del Pumas.
L'ultima maglia indossata dal brasiliano è stata quelli dei messicani del Pumas.

La paura di Dani Alves: restare in carcere a lungo

Come ha reagito Dani Alves al verdetto? il programma televisivo spagnolo Cuatro al día ha rivelato che era sotto shock, molto provato dal punto di vista psichico: è rimasto in silenzio e ha voluto restare solo nella sua cella, non ne è uscito nemmeno per consumare il pasto. Dentro di sé è tormentato, distrutto, impaurito per la gravità della sua condizione e per aver maturato la convinzione che da lì dentro rischia davvero di non uscire più per un bel po', nel caso i suoi difensori in giudizio non riuscissero nemmeno a scalfire il castello accusatorio.

In base alla legge vigente in Spagna il brasiliano può andare incontro a una condanna da 1 a 4 anni, se l'aggressione sessuale è confermata, ma in caso di stupro la pena detentiva va da 6 a 12 anni. Dani Alves lo sa e adesso si sente morire dentro.

I legaldi del difensore brasiliano ne avevano chiesto la libertà condizionata sostenendo non ci fosse alcun pericolo di fuga.
I legaldi del difensore brasiliano ne avevano chiesto la libertà condizionata sostenendo non ci fosse alcun pericolo di fuga.

La strategia difensiva è una sola: rapporto consenziente

Cristóbal Martell è l'avvocato che ha preso in incarico la sua vicenda e una giornalista di Telecinco ha rivelato che il calciatore continua a professarsi innocente perché certo di quanto accaduto in quei 17 minuti trascorsi nel bagno del locale: ovvero che si è trattato di un rapporto consenziente, non c'è stata da parte sua alcuna forma di costrizione o violenza.

È questo il punto centrale della linea difensiva: ricusare, smentire, ribaltare la versione raccolta nella denuncia fatta dalla donna facendo leva sui referti forensi redatti dopo gli esami svolti sulla vittima. Secondo la difesa "le tracce vaginali non corrispondono a uno stupro" e tanto basterebbe a dimostrare che l'atto sessuale è stato consensuale, volontario.

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