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Lukaku firma un patto di sangue con Conte: “Combatterò fino alla morte per lui”

Romelu Lukaku è il braccio armato di Antonio Conte, il centro di gravità dell’Inter scudettata, ma anche l’estensione dell’anima dell’allenatore leccese. Il feeling tra i due è enorme, come dimostrano le parole dell’attaccante belga: “Combatterò fino alla morte per lui. Spero che questo Scudetto apra un nuovo ciclo per l’Inter”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Ogni allenatore ha il proprio pretoriano, l'uomo che trasferisce in campo la sua anima più vera. Il braccio armato di Antonio Conte, ma anche l'estensione del suo cuore, è senza dubbio Romelu Lukaku. Il totem belga dell'Inter scudettata ha un peso sul terreno di gioco che va oltre i 21 gol e 9 assist realizzati nell'attuale campionato dominato dai nerazzurri.

Lukaku è l'uomo per il quale Conte stava quasi rompendo con l'Inter due estati fa, quando smosse mari e monti per averlo, è il terminale di una squadra che si appoggia a lui con fiducia cieca, è il leader di un gruppo pronto a buttarsi nel fuoco per il proprio allenatore. Quanto sia forte il legame tra il quasi 28enne attaccante cresciuto nell'Anderlecht e il tecnico leccese lo dimostrano le parole pronunciate da Lukaku ai microfoni di ‘La Tribune'.

C'è qualcosa che evidentemente va oltre il calcio: "Combatterò fino alla morte per lui. Non avevo potuto raggiungerlo al Chelsea, ma ho sempre pensato che avrei giocato per lui il giorno in cui avessi lasciato il Manchester United. Mi ha detto in maniera molto diretta: ‘Se non lavori in allenamento non giocherai, è fondamentale che tu possa giocare spalle alla porta'. È importante incontrare persone che ti dicano davvero la verità per farti migliorare".

I miglioramenti fatti da Lukaku del resto sono gli occhi di tutti, proprio per quanto riguarda la partecipazione alla manovra e la capacità di far salire la squadra. Progressi frutto di tanta fatica fatta in allenamento: "Sono migliorato spalle alla porta grazie al lavoro con una macchina che mi manda i palloni a 30-40 km/h e io devo spedirli verso i miei compagni. Prima ero sempre un attimo in ritardo sul mio difensore, adesso sono avanti di due secondi. Ora svolgo un ruolo fondamentale, un po' come Shaquille O'Neal nel basket. Aver servito quegli assist mi riempie di orgoglio".

Il belga si sente al top e non vuole fermarsi qui: "C'è stato un clic sul piano mentale. Tra me e me pensavo che a 27, quasi 28 anni, fosse adesso o mai più. In carriera puoi anche segnare 500 gol, ma se alla fine non vinci un titolo è tutto inutile. Posso dire che è l'anno più bello della mia carriera. Spero che questo Scudetto apra un nuovo ciclo per l'Inter".

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