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Tattica, leadership e vero volto della squadra: l’Inter campione è Lukaku-centrica

Quando l’Inter nell’estate del 2019 riesce a indirizzare Mauro Icardi al Paris Saint Germain e ad acquistare Romelu Lukaku, fa una doppia azione di contropotere al dominio juventino che in due anni ha portato allo scudetto. Nella squadra di Conte il belga è centrale da ogni punto di vista. Svanita per adesso la Superlega, cosa faranno Inter e Juve per consolidare il proprio potere e attaccare quello altrui, sia in ambito nazionale che internazionale?
A cura di Jvan Sica
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Nell’Inter che ha vinto il suo diciannovesimo scudetto tanti uomini sono stati determinanti, come sempre accade quando si raggiunge un livello e un traguardo così alto. La centralità di uomini come Stefan de Vrij, già arrivato dalla Lazio come uno dei migliori difensori del campionato ma cresciuto ancora di più soprattutto nelle sue capacità di leadership, è stata l’ago della bilancia difensiva, o anche come quella di Nicolò Barella, uomo-esempio e calciatore che aveva il compito determinante di trasmettere alla squadra i movimenti e i tempi del gioco senza palla su cui Conte ha costruito una bellissima e accorta squadra. Ma in questa Inter niente sarebbe stato possibile quest’anno e molto probabilmente nel futuro senza Romelu Lukaku.

Che Lukaku sia il fulcro intorno a cui ruota l’intera Inter lo si nota da tanti punti di vista. Prima di tutto da un punto di vista tattico, in quanto il gioco dell’Inter ha spesso due dinamiche intorno a cui parte dal basso. La prima è quella del palleggio, con il tentativo di uscita in verticale e palla in corridoio per Barella. In questo modo la squadra riesce a essere aggressiva già a partire dalla costruzione e ha la possibilità di giocare con campo in cui correre anche quando imposta con la palla. Quando questo innesco non si riusciva ad attivare perché gli avversari coprivano bene gli spazi di uscita profonda della palla, allora era il centravanti a diventare necessario.

La palla usciva veloce e in verticale per il 9 che si abbassava anche oltre il centro campo e la riceveva addosso. Sembra una scelta semplice ma ci sono poi due condizioni affinché diventi una scelta che porti frutto alla squadra. La prima cosa è avere Lukaku, una frase detta alla buona ma che deve rendere l’idea. Sono pochissimi i centravanti che sanno farsi dare palla nei piedi, reggere fisicamente l’urto e la pressione del marcatore che è incollato e superarlo per avere così il vantaggio di spazio. Lukaku in questo momento in questa dimensione tenico-tattica è il migliore in circolazione. In secondo luogo poi è importante che chi è intorno al centravanti sappia fare i movimenti giusti e ancora una volta Barella, Hakimi e Lautaro Martinez sono davvero bravi nell’essere rapaci, veloci e tecnicamente poi eccezionali nel raccogliere il pallone in piena velocità e costruire ancora linee di gioco per avvicinarsi pericolosamente alla porta.

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Che l’Inter sia lukakucentrica è quindi un dato di fatto, ma si nota anche da almeno altri due elementi. Mai come quest’anno il centravanti belga è stato molto vocale. Nelle sue esperienze passate, soprattutto al Manchester United dove ha vissuto poi un’ultima parte davvero controversa, Lukaku era questa montagna di muscoli e gol a cui gli veniva chiesto di essere letale negli ultimi 16 metri e poco altro. Questo compito legato alla sua giovane età ne hanno sempre fatto una sorta di corpo estraneo alla squadra e si è visto, appunto, nell’ultima fase del suo periodo a Manchester. Appena arrivato all’Inter invece, Conte gli chiede di essere il cuore pulsante della squadra, tutti dovevano muoversi intorno al suo battito e alle sue idee. Questo ha tolto la polvere dalle spalle di Lukaku, che si è preso la scena in ogni momento dei due campionati che ha giocato in Italia. Adesso è pienamente l’Inter nella squadra e come faccia nel mondo.

Infine Lukaku è stato anche il tassello principale per l’attacco al potere juventino. Alla Juve sanno dal primo secondo in cui è atterrato Cristiano Ronaldo nel mondo bianconero che accanto a lui c’è bisogno di un centravanti, d’altronde basti vedere quello che hanno fatto insieme CR7 e Benzema. Nell’estate del 2019, la Juve sceglie i due profili che possono fare per lei: Mauro Icardi e Romelu Lukaku. Il primo avrebbe ricreato una connection molto simile a quella che Ronaldo aveva con Benzema, il secondo invece avrebbe preso su di sé il peso fisico del gioco e liberato Ronaldo, capace così di avere tanto spazio per esprimere la sua potenza in velocità e la sua rapacità in area di rigore. Con una doppia azione di contropotere, l’Inter fa in modo che Icardi, già praticamente d’accordo con la Juve, vada invece al Paris Saint Germain, magari perdendoci anche dei soldi e allo stesso tempo fa di tutto per portarsi a casa Lukaku, alzando la posta e togliendolo dalle mani della Juventus.

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Questo doppio colpo non permette alla Juve di dare a CR7 il centravanti necessario per farlo esaltare ancora di più e dare peso alla squadra in Europa e permette all’Inter non solo di rinforzarsi ma indebolire la diretta avversaria, arrivando in due anni allo scudetto.

Molto interessante a questo punto sarà l’estate che sta arrivando. Come la geopolitica insegna, le azioni di potere e contropotere sono continue e seguono strategie anche a medio termine. Svanita per adesso la Superlega, cosa faranno Inter e Juve per consolidare il proprio potere e attaccare quello altrui, sia in ambito nazionale che internazionale? Sarà di sicuro un’estate molto calda.

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